Soldi per sbloccare patenti sospese, nove arresti a Napoli

Campania
©IPA/Fotogramma

I reati ipotizzati dagli inquirenti sono associazione per delinquere, corruzione, falso e truffa ai danni dello Stato

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Figurano anche funzionari dell'ufficio patenti della Prefettura e un funzionario della Motorizzazione Civile tra le nove persone sottoposte agli arresti domiciliari a Napoli che, secondo gli inquirenti, in cambio di soldi, bloccavano le sospensioni delle patenti inflitte anche a persone trovate alla guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto della droga. Tra i destinatari del provvedimento non figura nessun agente della polizia, come invece erroneamente comunicato dagli investigatori in precedenza.

La vicenda

La guardia di finanza ha notificato anche cinque obblighi di dimora e sei sospensioni dall'esercizio del pubblico ufficio o servizio, emessi dal gip su richiesta della Procura partenopea. I reati ipotizzati dagli inquirenti sono associazione per delinquere, corruzione, falso e truffa ai danni dello Stato. In totale, sono 68 le persone indagate.

Modus operandi

Alle persone individuate dagli inquirenti veniva chiesto, di volta in volta, l'indebita restituzione di patenti di guida ritirate sulle quali gravavano provvedimenti di sospensione o revoca; la falsificazione materiale della patente di guida o di altri provvedimenti autorizzatori; l'illecita richiesta del duplicato di patenti benché le stesse fossero già gravate da provvedimenti ostativi; il rinnovo delle patenti senza lo svolgimento delle previste visite mediche; la restituzione di punti decurtati dalle patenti per infrazioni al codice della strada in assenza dell'effettiva frequenza dei previsti corsi; la predisposizione di falsa documentazione abilitativa alla guida temporanea in presenza di sospensione o revoca; l'occultamento delle pratiche amministrative e dei verbali trasmessi in Prefettura dagli organi accertatori, con lo scopo di evitarne la trattazione, facendo decadere i termini di prescrizione previsti per l'emissione dei decreti sanzionatori. Tali illeciti, - spiegano gli investigatori - che sarebbero stati realizzati previa remunerazione dei pubblici ufficiali coinvolti, avrebbero pertanto consentito ai soggetti sanzionati di continuare a circolare nonostante le gravi violazioni al codice della strada.

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