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Ragazzi uccisi a Ercolano: disposta la misura cautelare in carcere per il camionista

Campania
©Ansa

Il gip non ha convalidato il fermo emesso dalla procura di Napoli. Il 53enne è stato interrogato per oltre due ore. L’avvocato dell'uomo: “Faremo ricorso al Riesame”. Nel pomeriggio di mercoledì sono previste le autopsie

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Il gip di Napoli Carla Sarno non ha convalidato il fermo emesso dalla procura di Napoli (verosimilmente per la mancanza di un arresto in flagranza) e ha disposto una misura cautelare in carcere nei confronti di Vincenzo Palumbo, l'autotrasportatore di 53 anni accusato di duplice omicidio aggravato per aver ucciso a colpi di pistola due giovani di Portici (in provincia di Napoli), Giuseppe Fusella e Tullio Pagliaro, di 26 e 27 anni, che, secondo quanto finora da lui stesso sostenuto, aveva scambiato per ladri. La tragedia si è verificata ad Ercolano, in provincia di Napoli, in località San Vito, la notte tra giovedì e venerdì scorsi, davanti all'abitazione del camionista che ora è accusato. Il gip Carla Sarno si è riservata la decisione sulla  emesso dalla Procura di Napoli. Intanto, assistiti dal loro legale di fiducia, l'avvocato Maurizio Capozzo, anche i familiari di Tullio Pagliaro (la madre, il padre, la sorella insieme con lo zio) sono stati lungamente ascoltati dai carabinieri.

La decisione

Il gip ha ritenuto sussistente la reiterazione del reato e non sussistente il pericolo di fuga. Stamattina nel carcere napoletano di Poggioreale Palumbo è stato ascoltato per circa due ore dal giudice, alla presenza dell'avvocato dell'indagato Fioravanti De Rosa e degli inquirenti (sostituto procuratore Varone, procuratore aggiunto Filippelli). Domani, intanto, ci sarà la nomina dei periti per l'esame autoptico in programma dalle 16 del 3 novembre prossimo, nell'ospedale Secondo Policlinico di Napoli.

L'ordinanza di custodia cautelare in carcere

Palumbo ha riferito di essere stato svegliato dall'antifurto della sua abitazione che scatta e si attiva quando c'è una violazione del perimetro. Ma, quella sera, "l'antifurto non era scattato sicché non risulta che si fossero avvicinate persone alla porta d'ingresso di casa del Palumbo". Lo scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare. Dai controlli espediti dai carabinieri, infatti, risulta che l'antifurto è stato inserito alle 22.54 di giovedì 28 ottobre scorso e poi disinserito alle 00.28 del 29 ottobre, cioé quando Palumbo è uscito di casa dopo avere sparato. Nessuno dei vicini di casa di Palumbo, inoltre, ha riferito di avere udito l'allarme: alcuni hanno riferito di avere udito dei colpi d'arma da fuoco, altri nulla. Due hanno descritto l'indagato come una persona poco socievole e incline al litigio. Secondo il giudice, Palumbo, "...non ha indubbiamente sparato 11 colpi per intimidire..." ma ha "...volontariamente impugnato l'arma... sparando direttamente contro l'autovettura che immediatamente si è allontanata...". Inoltre, "...non vi è prova che si sia svegliato perché è scattato l'allarme" e che "...qualcuno quella sera si fosse avvicinato alla sua abitazione...". "La freddezza del gesto - si legge ancora e, soprattutto l'assoluta determinazione nel colpire l'autovettura a bordo della quale viaggiavano i due ragazzi, sono immortalate nelle immagini estrapolate dal sistema di videosorveglianza". Per il giudice "...non vi è dubbio alcuno che il Palumbo, infastidito dalla presenza della autovettura Fiat Panda nei pressi della sua abitazione, abbia disattivato l'allarme e, carico di rabbia per avere precedentemente subìto un furto (il 4 settembre, ndr), abbia voluto colpire l'autovettura in fuga facendo esplodere 11 colpi d'arma da fuoco".

L'interrogatorio di garanzia

È durato circa due ore l'interrogatorio di garanzia di Vincenzo Palumbo, durante il quale l'uomoo ha rettificato la versione dei fatti resa, dicendo che fu la moglie e non lui a disinnescare l'antifurto. "Durante un lungo interrogatorio - ha detto all'Ansa poco dopo l'udienza Fioravante De Rosa, l'avvocato che insieme con Francesco Pepe difende il camionista - il nostro assistito ha rilasciato delle dichiarazioni che ora sono al vaglio del giudice. Ha riferito di avere visto l'auto, la Fiat Panda, solo quando è partita a tutta velocità e di avere sparato in un punto buio. Non l'aveva neppure immaginata l'eventualità di colpire la vettura e, addirittura, chi c'era all'interno. Se ne è reso contro solo quando l'auto si è schiantata contro un muretto dell'abitazione, dove è rimasta, in moto, per 5-10 minuti prima che Palumbo si avvicinasse. Trascorso questo lasso di tempo il mio assistito ha deciso di accostarsi alla vettura e una volta nelle vicinanze ha udito dei lamenti. A questo punto si è allontanato e ha chiamato il 112".

Il legale del camionista: "Faremo ricorso al Riesame"

"Non vi era nessuna volontà da parte del mio assistito di determinare questa tragedia - ha dichiarato ancora il legale - Adesso valuteremo il da farsi anche perché dobbiamo acquisire degli atti e poi faremo ricorso al Tribunale del Riesame. A tutti vorrei ricordare che anche Vincenzo Palumbo è un padre e ha una famiglia: quando si è reso conto che le vittime erano bravi ragazzi, è stato colto da una grave crisi interiore e oggi se ne sono resi conto anche il giudice e i pm". "Il mio assistito sostanzialmente ha confermato le dichiarazioni rese dinanzi agli inquirenti nella prima fase nella caserma dei Carabinieri di Torre del Greco".

Ascoltati gli amici delle vittime

Gli amici delle vittime, inoltre, ascoltate dagli inquirenti, hanno riferito che i due ragazzi frequentavano la zona di San Vito (dove è avvenuta la tragedia), in quanto da quelle parti abitano alcuni loro amici. Uno degli amici ha anche riferito che Tullio lavorava nell'azienda familiare nel mercato dei fiori dalle 3 alle 9 e talvolta chiedeva agli amici di fargli compagnia per evitare di tornare a casa e prendere sonno.

Famiglia ucciso: "Gratitudine per grande lavoro inquirenti"

Esprime "gratitudine e rispetto" negli inquirenti per "il grande lavoro svolto", la famiglia di Tullio Pagliaro. "I magistrati hanno manifestato grande umanità e rispetto verso il nostro dolore", fanno sapere i familiari di Tullio attraverso il loro legale, l'avvocato Maurizio Capozzo. "Ci affidiamo completamente a loro per fare luce su questa tragedia che ci ha distrutto la vita, nella certezza che sarà fatta giustizia per un crimine di una ferocia inaudita che non ha spiegazioni e non merita commenti", concludono i familiari.

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