Violenze in carcere, sospesi 52 indagati. Cartabia: "Hanno tradito la Costituzione"

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Lo ha comunicato il ministero della Giustizia. Sottoposti al provvedimento gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria raggiunti da misura cautelare, ma si stanno valutando azioni anche nei confronti degli altri indagati. Cartabia: "Un'offesa e un oltraggio alla dignità della persona dei detenuti e anche a quella divisa che ogni donna e ogni uomo della polizia penitenziaria deve portare con onore". Al via gli interrogatori di garanzia, che proseguiranno domani e andranno avanti fino al 7 luglio

Sono stati sospesi i 52 agenti della polizia penitenziaria raggiunti da misura cautelare a seguito delle violenze commesse sui detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (IL VIDEO - LA TESTIMONIANZA). ”Una volta ricevuta formale trasmissione da parte dell'Autorità Giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere dell'ordinanza di custodia cautelare, sono state immediatamente disposte le sospensioni di tutti i 52 indagati raggiunti da misure di vario tipo", ha reso noto il ministero della Giustizia. "Il Dap - ha aggiunto - sta valutando ulteriori provvedimenti anche nei confronti di altri indagati, non destinatari di iniziative cautelari, e ha disposto altresì un'ispezione straordinaria nell'Istituto del casertano, confidando nel pronto nulla osta dell'Autorità Giudiziaria".

Cartabia: "Tradimento della Costituzione"

Davanti ai video pubblicati di quanto accaduto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020 - fatti salvi gli ulteriori accertamenti dell'autorità giudiziaria e tutte le garanzie per gli indagati - il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, parla di "un tradimento della Costituzione". E aggiunge: "Un'offesa e un oltraggio alla dignità della persona dei detenuti e anche a quella divisa che ogni donna e ogni uomo della polizia penitenziaria deve portare con onore, per il difficile, fondamentale e delicato compito che è chiamato a svolgere". 
Cartabia si riferisce in particolar all'articolo 27 che "esplicitamente richiama il 'senso di umanità', che deve connotare ogni momento di vita in ogni istituto penitenziario. Si tratta di un tradimento - aggiunge la ministra - anche dell'alta funzione assegnata al corpo di polizia penitenziaria, sempre in prima fila nella fondamentale missione - svolta ogni giorno con dedizione da migliaia di agenti - di contribuire alla rieducazione del condannato". "Di fronte a fatti di una tale gravità non basta una condanna a parole. Occorre attivarsi - aggiunge - per comprenderne e rimuoverne le cause. Occorre attivarsi perché fatti così non si ripetano".

I primi interrogatori

Si sono avvalsi quasi tutti della facoltà di non rispondere i primi nove poliziotti della penitenziaria sentiti oggi dal gip di Santa Maria Capua Vetere nel corso dell'interrogatorio di garanzia. Otto i poliziotti finiti in carcere lunedì scorso, 18 ai domiciliari, 23 sono stati invece colpiti da misure interdittive di sospensione dal lavoro e tre dall'obbligo di dimora. Oggi sono stati sentiti tre agenti finiti in carcere e altri sei raggiunti dalle misure interdittive. I tre destinatari di misura carceraria, detenuti al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, sono stati condotti al carcere di Carinola per essere interrogati dal Gip in videoconferenza.
Dei tre, l'unico che ha risposto alle domande del magistrato è stato l'agente Pasquale De Filippo (difeso da Carlo De Stavola), il cui interrogatorio è durato un'ora e mezza. De Filippo ha contestato le accuse che gli sono state mosse, ricostruendo la sua posizione nell'ambito della perquisizione straordinaria del 6 aprile 2020; ha spiegato di non aver fatto alcun uso sproporzionato di violenza. Non ha risposto invece l'ispettore Coordinatore del Reparto Nilo, Salvatore Mezzarano, 40 anni (difeso da Giuseppe Stellato), ritenuto il "co-organizzatore ed esecutore" delle violenze ai danni dei detenuti; Mezzarano ha però rilasciato una dichiarazione spontanea, anticipando in qualche modo la strategia difensiva. "Io - ha detto Mezzarano al giudice per le indagini preliminari - sono l'ultimo anello della catena, le modalità di intervento sono state decise dai miei superiori". Anche l'altro agente finito in carcere, Oreste Salerno (assistito da Angelo Raucci), si è avvalso della facoltà di non rispondere, così come i sei agenti raggiunti dalla misura cautelare della sospensione dall'attività lavorativa. Gli interrogatori di garanzia proseguiranno domani e andranno avanti fino al 7 luglio.

Il ministro della Giustizia chiede approfondimenti

Il ministro Cartabia ha chiesto approfondimenti sull'intera catena di informazioni e responsabilità, a tutti i livelli, che hanno consentito quanto accaduto nel carcere del Casertano, e un rapporto a più ampio raggio anche su altri istituti. Inoltre, d'accordo con tutti i partecipanti al vertice di stamattina, ha assunto immediate iniziative che riguardano sia la situazione contingente sia le attività proiettate in un più lungo periodo. Cartabia ha inoltre sollecitato un incontro con tutti gli 11 provveditori regionali dell'Amministrazione penitenziaria, che il Dap sta già organizzando. Un analogo incontro è stato sollecitato con tutte le rappresentanze sindacali del personale dell'Amministrazione penitenziaria, sia del corpo di polizia penitenziaria che delle altre figure professionali, già fissato per il 7 luglio dal Sottosegretario Sisto.

"Vicenda richiede verifica a più ampio raggio"

"Ho chiesto un rapporto completo su ogni passaggio di informazione e sull'intera catena di responsabilità", annuncia Cartabia, secondo cui questa vicenda - "che ci auguriamo isolata" - richiede "una verifica a più ampio raggio, in sinergia con il Capo del Dap, con il Garante nazionale delle persone private della libertà e con tutte le articolazioni istituzionali, specie dopo quest'ultimo difficilissimo anno, vissuto negli istituti penitenziari con un altissimo livello di tensione". "Oltre quegli alti muri di cinta delle carceri - avverte la Ministra Cartabia - c'è un pezzo della nostra Repubblica, dove la persona è persona, e dove i diritti costituzionali non possono essere calpestati. E questo a tutela anche delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria, che sono i primi ad essere sconcertati dai fatti accaduti".

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