Napoli, il sangue di San Gennaro non si è sciolto

Campania

Al termine della celebrazione eucaristica nel Duomo, l'arcivescovo don Mimmo Battaglia ha ripreso la teca annunciando che il sangue non si è sciolto e sono cominciate le preghiere

Il sangue di San Gennaro non si è sciolto al termine della celebrazione eucaristica nel Duomo di Napoli. La teca è stata prelevata per la prima volta dalla cassaforte dall'Arcivescovo Metropolita, don Mimmo Battaglia, che ha celebrato la liturgia in una delle tre date, il primo sabato di maggio, in cui si celebra la liquefazione del sangue del patrono di Napoli, oltre al 19 settembre e al 16 dicembre. Al termine della Messa, l'arcivescovo ha ripreso la teca annunciando che il sangue non è sciolto e sono cominciate le preghiere in Duomo. Anche nell'ultima celebrazione, lo scorso 16 dicembre, il sangue non si era sciolto. (COSA DICE LA SCIENZA)

L'arcivescovo nella sua omelia: “Annunciare, denunciare e rinunciare"

Dal sangue di San Gennaro arriva un messaggio di "annunciare, denunciare e rinunciare", ha detto l'arcivescovo don Mimmo Battaglia nella sua omelia. "Annunciamo il Vangelo - ha detto - senza timore, la città ha bisogno del Vangelo per tornare a sperare con la linfa vitale della fiducia e dell'amore nei tanti deserti che sono nei vicoli, nelle periferie, nelle case. Denunciamo ciò che inquina il tessuto sociale, che allontana il popolo dal sogno di Dio di pace giustizia e comunione. Il nostro martire ha mostrato che un credente non arretra di un millimetro dinanzi al bene che per esso è disposto a dare vita. Come comunità saremo capaci di fare altrettanto denunciando il malaffare, cultura camorristica, la corruzione imperante?". L'arcivescovo ha sottolineato poi al popolo che "tutti siamo coinvolti dal grido di giustizia" che arriva "da quel sangue e da qualsiasi fratello perché ci riporta a Cristo. Il sangue parla ed è vivo come viva è la sete di giustizia e il bisogno di normalità e prossimità reso più impellente dalla pandemia". Battaglia ha, poi, citato delle storie della città di Napoli: "Il sangue ci racconta - ha detto - di Maurizio, morto per difendere la figlia da logica camorristica; di Giovanni che ha speso ogni giorno della sua esistenza per assicurare il futuro al figlio disabile ed è morto senza la certezza di una comunità capace di costruirlo; di Ornella e Fortuna che hanno speso il loro sangue colpite dalle mani di chi avevano amato. Ci introduce nelle periferie dell'esistenza, ai piedi di Concetta e dei tanti anziani invisibili lasciati soli da tutti. Ci narra di Salvatore e Tina e di tutti i ragazzi di Napoli a cui un sistema economico, un sistema di vita egoistico e il cancro della camorra stanno rubando il futuro. Delle tante famiglie della Whirlpool e dei tanti disoccupati che non chiedono lavoro per dignità. A loro il mio pensiero e vicinanza nel Primo maggio".

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