I carabinieri inoltre stanno rimuovendo i "simboli della venerazione" legati al 'baby boss' Emanuele Sibillo, detto "ES17", ucciso a 19 anni nell'estate 2015. Tra gli oggetti anche un'urna funeraria contenente le ceneri del baby boss e custodita all'interno di un altare dedicato alla Madonna
È in corso dalle prime luci dell'alba un'operazione dei carabinieri del Comando Provinciale di Napoli che hanno arrestato 21 persone accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, ricettazione, spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco con le aggravanti delle finalità mafiose. Gli arrestati sono ritenuti affiliati al clan "Sibillo", uno dei gruppi camorristici del centro di Napoli, retto tra il 2013 e il 2015 dai fratelli Pasquale ed Emanuele Sibillo, parte della cosiddetta "paranza dei bambini", giovanissimi diventati, a tempo di record, baby killer e baby boss.
Il baby boss Emanuele Sibillo
Contestualmente i carabinieri hanno notificato un decreto di sequestro delle opere ritenute simbolo del potere malavitoso, disseminate lungo i decumani di Napoli dopo l'omicidio del 'baby boss' Emanuele Sibillo, detto "ES17", ucciso a 19 anni nell'estate 2015 durante una guerra a colpi di arma da fuoco con la famiglia rivale Buonerba. L'agguato avvenne a ridosso di Castel Capuano, in un vicolo soprannominato "vicolo della morte", roccaforte della famiglia Buonerba. Tra gli oggetti rimossi anche un'urna funeraria contenente le ceneri del baby boss e custodita all'interno di un altare dedicato alla Madonna in via Santissimi Filippo e Giacomo, nel cuore di Napoli, dove risiede la famiglia Sibillo. Rimossa anche un'opera raffigurante la testa di Emanuele Sibillo sempre in via Santissimi Filippo e Giacomo. Momenti di tensione, subito sedati dalle forze dell'ordine, si sono avuti quando un membro della famiglia Sibillo si è opposto dicendo che quella era una proprietà privata.
Le indagini
Nel corso delle indagini è emersa una vera e propria "strategia della tensione" messa in atto dal clan e finalizzata a fare in modo che Dda e forze dell'ordine si concentrassero sui gruppi rivali. Documentata anche un'escalation di richieste estorsive, esplosioni di ordigni e colpi d'arma da fuoco a fini intimidatori, che hanno messo a dura prova la quotidianità del centro storico, nell'ambito dei contrasti sorti con il clan "Mazzarella". A farne le spese sono stati gli esercenti delle attività del centro, pizzerie ed esercizi commerciali, costretti a subire le richieste estorsive, i raid e le violenze.
Pizzo imposto davanti al busto del baby boss
Secondo quanto accertato, l'altare della Madonna era stato trasformato nel luogo dove formulare le richieste estorsive. In un'occasione un commerciante della zona è stato letteralmente trascinato davanti all'altarino affinché riconoscesse la supremazia malavitosa dei Sibillo prima che gli venisse imposto il "pizzo". L'uomo sarebbe stato costretto ad inginocchiarsi, a prostrarsi, davanti al busto del baby boss.
Come anche in altre località dei Decumani (e come fanno anche altri clan in diversi quartieri della città) era stato istituito un servizio di ronda, finalizzato a tenere sotto controllo la zona ritenuta "di competenza" del micro-clan che agiva sotto il controllo del cartello criminale dell'Alleanza di Secondigliano.
Affiliato ai Sibillo sfruttava prostitute da carcere
Sfruttava la prostituzione dal carcere di Secondigliano G.G., detto "Peppe a' Pign" (Peppe la pigna, ndr), 29 anni, ritenuto elemento di spicco del gruppo camorristico fondato dal baby boss Emanuele Sibillo, attraverso un telefono cellulare con il quale si teneva costantemente in contatto con la compagna Carmela Napoletano., 24 anni circa i prelievi di denaro. I carabinieri e la Procura di Napoli hanno raccolto una lunga serie di Sms e di intercettazioni telefoniche a sopporto dell'accusa di sfruttamento di alcune prostitute, anche straniere, del Borgo di Sant'Antonio, le quali versavano delle quote alla donna, talvolta anche di solo qualche decina di euro e meno. Particolarmente eloquente è una intercettazione risalente al 16 maggio 2019 e alcuni Sms annessi agli atti: Carmela viene contattata da una sua amica che le chiede se le va di accompagnarla da Dechatlon: "...vuoi venire con me?" La donna temporeggia e l'amica le chiede se era ancora in pigiama malgrado fosse mezzogiorno. A questo punto C.N. risponde: "noooo.... devo andare a raccogliere i soldi dalle p.....e ... il tempo che raccolgo e vieni (a prendermi, ndr)". Intorno alle 19 Carmela invia un Sms a Giuseppe con il quale lo informa di avere prelevato il contante dalle prostitute. Il gip di Napoli Luana Romano, ha disposto il carcere per Giuseppe Gambardella e gli arresti domiciliari per Carmela Napoletano, sorella di Antonio, detto "o' nannone", che insieme ai fratelli Emanuele e Pasquale Sibillo ha costituito la banda malavitosa costola del clan Contini dell'Alleanza di Secondigliano.
Generale La Gala: "Simboli dei clan rimossi davanti ad alunni"
"La rimozione dei simboli del potere mafioso da parte dei carabinieri del Comando Provinciale di Napoli, in esecuzione di un decreto della Procura Distrettuale Antimafia, è avvenuta, stamattina, proprio davanti a una scuola: gli alunni dell'istituto Teresa Confalonieri, che si stavano recando in classe, hanno potuto vedere con i propri occhi l'intervento dello Stato". Così il comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, generale Canio Giuseppe La Gala, ha commentato l'operazione. "Sono stati liberati dal pizzo i commercianti - ha spiegato il generale La Gala - ma anche sono stati rimossi alcuni simboli della camorra". Nell'invitare i negozianti "a non abbassare la testa, a non girarsi dall'altra parte", La Gala ha ricordato le parole pronunciate giorni scorsi dall'arcivescovo di Napoli Battaglia: "'Quello che spaventa non è il rumore dei violenti ma il silenzio degli onesti'. La camorra - ha detto ancora il generale La Gala - è forte perché può contare sull'indifferenza e su coloro che, girandosi dall'altra parte, puntano il dito senza far nulla". "In questi giorni si sta risvegliando il dibattito della società civile che auspico prenda una posizione chiara per contrastare la camorra in modo unitario insieme allo Stato. L'invito è quello di denunciare e affidarsi alle forze di polizia e alla magistratura". "Lo scorso marzo - ha concluso La Gala - sono stati arrestati quattro esattori dei Sibillo, grazie alla denuncia di un commerciante. Due di quei quattro sono stati condannati a 10 anni di reclusione, gli altri a 8 e 7 anni di carcere. Se c'è coesione si raggiunge l'obiettivo".
Data ultima modifica