Gestione illecita in reparto ospedale Caserta: 4 condanne, 31 rinviati a giudizio

Campania
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Tra i rinviati a giudizio dal gup del tribunale di Santa Maria Capua Vetere c'è anche l’ex presidente della Provincia, Domenico Zinzi: l’accusa è di peculato d’uso. L’indagine riguarda il reparto di Patologia Clinica dell’ospedale di Caserta

L'ex presidente della Provincia di Caserta, Domenico Zinzi, è stato rinviato a giudizio, insieme ad altri trenta imputati, dal gup del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nell'ambito di un'indagine della Procura relativa alla gestione illecita del reparto di Patologia Clinica dell'ospedale di Caserta. Zinzi e gli altri imputati rispondono di peculato d'uso, perché secondo l'accusa avrebbero svolto delle analisi al laboratorio clinico dell'ospedale di Caserta senza passare per il Cup (centro unico prenotazione).

Le condanne

Il gup ha anche condannato in sede di abbreviato, ma per reati più relativi a episodi di corruzione, Angelo Costanzo, ex dirigente della Patologia Clinica (4 anni e otto mesi), la dipendente e sua stretta collaboratrice Angela Grillo (quattro anni e due mesi), Vincenza Scotti (due anni e mezzo), titolare del laboratorio Sanatrix di Caivano, moglie di Costanzo e sorella del killer della Nco Pasquale Scotti (arrestato in Brasile ed estradato nel 2016, non indagato per questa vicenda); due anni e mezzo sono stati inflitti a Giovanni Baglivi, rappresentante farmaceutico di Santa Maria a Vico, mentre sono stati assolti Giuseppe Canzano e Maddalena Schioppa.

La vicenda

Per gli inquirenti il reparto di patologia clinica sarebbe stato al centro di un sistema di favori in cambio di mazzette e viaggi dati a Costanzo e ai collaboratori, con esami fatti gratuitamente ad "amici" senza passare dal Cup; inoltre per la Procura di Santa Maria Capua Vetere, molte analisi commissionate al laboratorio privato Sanatrix di Caivano, di proprietà della moglie di Costanzo, sarebbero state effettuate dal reparto ospedaliero, con un aggravio di costi per la casse pubbliche e sostanziosi risparmi per la struttura della Scotti, che riceveva dalla Regione anche il rimborso per le analisi mai fatte.

L’indagine

L'indagine, realizzata dai carabinieri del Nas, portò nel luglio del 2019 all'arresto di Costanzo, sua moglie e della dipendente Grillo, accusati di aver creato un sistema in cui un intero reparto ospedaliero veniva piegato ad interessi privati. Dalle indagini emersero, nei confronti della Grillo, factotum di Costanzo, mazzette in danaro, viaggi a Capri o a Torino per la partita di Champions League della Juventus, e addirittura una tangente usata per pagare un'altra tangente. Tra i rinviati a giudizio figura anche Leonardo Pace, facente parte della triade commissariale che tra il 2015 e il 2017 amministrò l'ospedale di Caserta durante il commissariamento per infiltrazioni camorristiche disposto dal Ministero dell'Interno in seguito ad un'altra indagine che aveva colpito l'ospedale del capoluogo della Reggia; Pace è accusato come quasi tutti gli imputati di aver beneficiato di esami senza passare per il cup. Fu durante le indagini sulla latitanza di Pasquale Scotti che gli inquirenti della Dda di Napoli si imbatterono in alcune telefonate della sorella Vincenza Scotti ritenute "ambigue", da cui emersero i fili di un'associazione a delinquere operante all'interno dell'ospedale di Caserta e molto ben radicata.

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