Francesco Cirillo, ritenuto affiliato al clan dei Casalesi, era sfuggito all'arresto subito dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione, lo scorso 20 novembre. È accusato dell'omicidio dell'imprenditore Domenico Noviello
Gli agenti della Polizia di Stato di Caserta e i carabinieri hanno fatto irruzione in una abitazione di Acerra, in provincia di Napoli, e arrestato il ricercato Francesco Cirillo, ritenuto affiliato al clan dei Casalesi e condannato a 30 anni di reclusione, con sentenza passata in giudicato, per l'omicidio dell'imprenditore Domenico Noviello, reo di aver rifiutato di pagare il racket. Cirillo era sfuggito all'arresto subito dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione, lo scorso 20 novembre. L'operazione che ha portato alla cattura del latitante da parte della Squadra Mobile e dei carabinieri del Reparto Operativo di Caserta, è stata coordinata dalla Procura di Napoli.
L’omicidio
Cirillo è stato ritenuto colpevole di avere fatto parte del commando di killer che uccise, il 16 maggio del 2008 a Castel Volturno (Caserta), Domenico Noviello. Un omicidio feroce avvenuto durante la stagione del terrore, il 2008 appunto, scatenata dai Casalesi e dal sanguinario boss Giuseppe Setola, che costò al Casertano 18 morti in pochi mesi. A morire sotto i colpi esplosi dai sicari della mafia casalese furono collaboratori di giustizia, i sei ghanesi vittime della nota strage di Castel Volturno, e imprenditori coraggiosi che avevano denunciato il pizzo come Antonio Celiento e lo stesso Domenico Noviello. Quest'ultimo, insieme con il figlio Massimiliano (sotto scorta) vennero ritenuti "colpevoli" di avere fatto arrestare quattro esponenti del clan dei Casalesi, tra cui proprio Francesco Cirillo, che fu anche l'unico ad essere condannato al termine del processo. Dopo alcuni anni il clan si vendicò, uccidendo Noviello.
L'arresto
"La mia vita è finita, 30 anni di carcere, non ce la faccio...". È durata 24 minuti la trattativa tra il tenente colonnello Salvatore Sferlazza e Cirillo. L'ufficiale, affacciato al balcone, dopo avere chiesto ai colleghi di allontanarsi, ha cercato in tutti i modi, riuscendoci, a rassicurare il latitante, che per sfuggire alle manette si era rifugiato sul tetto dell'abitazione tra Acerra e Caivano, nel Napoletano, dove è stato scovato dai militari dell'arma e dagli agenti della Polizia di Stato di Caserta. Gli investigatori non escludono che Cirillo stesse per scappare all'estero: in casa è stata trovata una carta d'identità valida per l'espatrio (adesso gli viene contestato anche questo reato) e ben quattro cellulari. Non si esclude che la destinazione potesse essere la Spagna. Le indagini proseguono, per identificare e valutare eventuali responsabilità in relazione al reato di favoreggiamento.
La figlia della vittima: “Non voglio vendetta, è giusto che Cirillo paghi”
"Si chiude finalmente il capitolo giudiziario della vicenda che ha coinvolto mio padre Domenico Noviello. Ora si può affermare che la giustizia ha fatto il suo corso". Queste le prime parole di Mimma Noviello, dopo la cattura di Francesco Cirillo. "Non voglio vendetta - dice - ma è giusto che Cirillo paghi per ciò che ha fatto. Ed è giusto che soprattutto il cerchio della giustizia si chiuda, dopo tanti processi. Certo, la cattura di Cirillo non mi restituisce mio padre. So che non avrò mai più pace nel cuore, ma almeno so che la giustizia è andata fino in fondo".
Morra: “Arresto che dà forza alla giustizia"
L'arresto del latitante Francesco Cirillo "è un risultato dello sforzo congiunto delle forze dell'ordine cui va il mio sincero ringraziamento", ha dichiarato il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, che poi ha aggiunto: "La latitanza aveva segnato una profonda ferita nei familiari della vittima e in tutta la società civile che si batte contro la camorra. Parimenti è importante oggi avere piena fiducia nella Giustizia e nei suoi uomini che hanno messo fine a questa latitanza e ridanno forza e dignità alle donne e agli uomini - ha concluso - che ogni giorno si battono contro la sopraffazione, il racket e la violenza della criminalità organizzata".
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