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Aversa, confiscati beni per 4 milioni a un imprenditore ritenuto colluso coi Casalesi

Campania

È intervenuta la Dia di Napoli, su ordine del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti di un 75enne ritenuto in particolare vicino alla fazione che a capo al boss Michele Zagaria

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Beni mobili e immobili e numerosi rapporti finanziari, per un valore complessivo di quattro milioni di euro (tra cui un conto corrente cifrato aperto presso una banca del Principato di Monaco che nel 2011 aveva un valore di circa 300 mila euro), sono stati confiscati dal personale della Dia di Napoli, su ordine della sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, a F.G., imprenditore edile 75enne di Aversa (in provincia di Caserta) ritenuto colluso con il clan dei Casalesi, in particolare con la fazione che fa capo al boss Michele Zagaria. L’anziano, secondo gli inquirenti, sarebbe una persona dalla “pericolosità qualificata”, in quanto al servizio dell’organizzazione camorristica.

I legami col clan

Legami con i Casalesi sono risalenti nel tempo - stando a ciò di cui hanno parlato diversi collaboratori di giustizia del clan - emersi in alcune importanti indagini in cui F.G. è rimasto coinvolto, come quelle relative all'importazione di armi dalla ex Jugoslavia (tra cui fucili a pompa, bombe a mano e mitragliatori silenziati), un business che ha visto i Casalesi in prima fila dalla metà degli anni Novanta. Nella stessa decade, Il 75enne incappò in un'altra indagine da cui era emerso l'acquisto, da parte di una società facente capo al costruttore e ad altri soggetti, di un complesso immobiliare sito ad Aversa, l'ex "fabbrica Della Volpe", a un prezzo nettamente inferiore rispetto al valore di mercato, a testimonianza - ritengono gli inquirenti - della capacità di intimidazione derivante dall'appartenenza al clan dei casalesi. Nel giugno del 2000, l’imprenditore fu inoltre arrestato con l'accusa di aver fornito appoggio logistico agli affiliati, nascosto armi, riscosso proventi di estorsioni e reinvestito illeciti profitti delle attività del clan. Infine, nel 2018, fu fermato all'isola de La Maddalena (in provincia di Sassari) in esecuzione di un provvedimento di cattura internazionale emesso dall'Autorità giudiziaria del Principato di Monaco, perché ritenuto responsabile di riciclaggio di denaro. Qui, in una banca, aveva aperto un conto cifrato sul quale avrebbe riciclato i soldi del clan.