Il materiale di un’azienda bufalina, dopo un viaggio di alcuni chilometri, finiva nel mare di Castel Volturno. Il titolare e il gestore dell’azienda, rispettivamente padre e figlio, risultano indagati per il reato di inquinamento ambientale
Il letame di un’azienda bufalina di Capua (nel Casertano) finiva nel canale Agnena e, dopo un viaggio di alcuni chilometri, nel mare di Castel Volturno (in provincia di Caserta). Un allevamento con 670 capi è stato sequestrato dai carabinieri forestali e dal personale della Guardia Costiera di Castel Volturno nell'ambito di un'indagine della procura di Santa Maria Capua Vetere (nella provincia casertana). Il titolare e il gestore dell’azienda, rispettivamente padre e figlio, risultano indagati per il reato di inquinamento ambientale.
Le indagini
L'indagine è partita dopo una macchia nera apparsa in mare, a Castel Volturno, proprio nei pressi della foce del canale all’inizio maggio, quando era terminato il lockdown e molte aziende avevano ripreso ad operare (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI – LA SITUAZIONE IN CAMPANIA).
La scoperta del letame
È stato un elicottero del settimo Nucleo Carabinieri di Pontecagnano (in provincia di Salerno) a notare i cumuli di letami dell'azienda ammassati nei pressi dell'Agnena, e un laghetto ricolmo di liquami nelle vicinanze. Il mezzo ha sorvolato l'azienda percorrendo a ritroso, dal mare verso l'entroterra, il corso dell'Agnena. Lo ha fatto su delega della Procura guidata da Maria Antonietta Troncone, che stava appunto indagando sulla chiazza scura che aveva suscitato molto clamore.
La gestione illecita di rifiuti
Dalle indagini, cui ha partecipato anche il personale dell'Arpac, è emersa una gestione illecita dei rifiuti da parte dei responsabili dell'allevamento, con il registro delle utilizzazioni agronomiche dei reflui, fermo al giugno 2018.