Il provvedimento ha colpito funzionari doganali, personale sanitario, spedizionieri e dipendenti di società operanti nel porto di Salerno, indagati a vario titolo, in concorso, per corruzione, peculato, falso, contrabbando e traffico internazionale di rifiuti
Corruzione, peculato, falso, contrabbando e traffico internazionale di rifiuti, questi alcuni dei reati contestati alle 69 persone destinatarie dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Salerno ed eseguita da oltre 250 militari della guardia di finanza. L'operazione si è svolta anche nelle province di Avellino, Caserta e Napoli e riguarda reati commessi nell'area portuale salernitana. L'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore di Salerno, Elena Guarino, e dal procuratore aggiunto Luigi Alberto Cannavale, ha consentito il sequestro di oltre 60 tonnellate di rifiuti, speciali e non, nonché di oltre 1.000 pannelli fotovoltaici e di circa 100 accumulatori di energia elettrica di provenienza furtiva e destinati al continente africano.
Le accuse della Procura
Il provvedimento ha colpito funzionari doganali, personale sanitario, spedizionieri e dipendenti di società operanti nel porto di Salerno, indagati a vario titolo, in concorso, per ipotesi di peculato, corruzione, favoreggiamento personale, falso, traffico di influenze illecite, accesso abusivo a sistemi informatici, ricettazione, contrabbando e traffico internazionale di rifiuti.
I numeri dell'operazione
Sessantanove misure cautelari, 87 indagati, 84 perquisizioni e 100 capi d'imputazione. Sono i numeri dell'operazione scattata all'alba di oggi. L'inchiesta della Procura di Salerno ha permesso di ricostruire una serie di comportamenti illeciti commessi nell'area portuale di Salerno. Le 69 misure cautelari hanno, infatti, riguardato 17 funzionari doganali, 6 funzionari sanitari, 22 spedizionieri doganali, 10 operatori portuali, 2 avvocati, un dipendente amministrativo in servizio presso la Procura Repubblica di Salerno, 10 soggetti privati e un militare della Finanza. Di questi 39 sono finiti ai domiciliari, per 21 è stato disposto il divieto di dimora a Salerno e per altri 9 è scattata la misura interdittiva dell'esercizio della professione.
L'inchiesta
Nell'indagine, denominata "Tortuga", risultano coinvolti il direttore ad interim dell'ufficio delle Dogane di Salerno, il vicedirettore ma anche di due avvocati del foro di Salerno e di un dipendente del Ministero della Giustizia. A questi ultimi tre viene contestato un illecito accesso ai sistemi informatici e la divulgazione di dati riservati legati al procedimento penale per acquisire informazioni non autorizzate nell'interesse dei funzionari doganali che temevano di essere coinvolti nelle indagini in corso. Una misura interdittiva è stata notificata anche a un militare della Guardia di Finanza che, in concorso con un funzionario doganale, avrebbe attestato fittiziamente il rientro di merci temporaneamente esportare, in realtà mai transitate nel porto di Salerno.
L'indagine "Tortuga"
L'indagine, denominata "Tortuga", è partita ad aprile 2018 in seguito a una segnalazione dell'Olaf, l'ufficio europeo antifrode, relativa a un sospetto contrabbando di tabacco per narghilè, in transito per il porto di Salerno e apparentemente destinato in Marocco. Gli accertamenti, come spiegato in videoconferenza dal procuratore Giuseppe Borrelli, hanno consentito di verificare come il transito, riguardante oltre 5 tonnellate di tabacchi lavorati esteri, era giunto solo apparentemente negli spazi doganali per la successiva esportazione in quanto, con il coinvolgimento di funzionari addetti all’ente, era stato registrato fittiziamente in uscita dall'Ufficio doganale di Salerno laddove era stato immesso illecitamente sul mercato. Il tutto ha provocato un'evasione dei diritti doganali stimata in oltre un milione e 200mila euro. Fondamentali ai fini investigativi sono risultate le intercettazioni telefoniche e ambientali audio/video all'interno degli uffici doganali.
Il modus operandi
Secondo la Procura di Salerno, inoltre, ci sarebbero stati accordi corruttivi finalizzati a predisporre controlli fittizi sulle merci sottoposte a verifica, sia dal punto di vista amministrativo, sia da quello sanitario. In particolare, sarebbero state versate somme di denaro o altre utilità a funzionari compiacenti che, in cambio, non avrebbero svolto i loro compiti istituzionali. Nel corso delle indagini sono stati appurati anche diverse azioni predatorie su merci allocate nei container: in un brevissimo arco temporale sono stati appurati 53 episodi di appropriazione indebita di merci. Oggetti anche di scarso valore ma che, ha sottolineato il generale della Guardia di Finanza, Danilo Petrucelli, "evidenzia la mancanza di rispetto nei confronti della cosa pubblica". Prezioso ai fini delle indagini è stato il contributo della Direzione Centrale Antifrode e Controllo dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Roma che ha anche partecipato all'esecuzione della misura nei confronti dei propri dipendenti. Fondamentali ai fini investigativi sono risultate le intercettazioni telefoniche e ambientali audio/video all'interno degli uffici doganali.
Tofalo: “Sistema marcio che deve essere scardinato”
"Quello che emerge dalle immagini pubblicate oggi dalla Guardia di Finanza di Salerno, nell'ambito dell'operazione nell'area portuale, è sconcertante. Un sistema marcio che deve essere scardinato mettendo in campo ogni risorsa e applicando provvedimenti severissimi nei confronti di chi ha abusato della propria posizione per trarre benefici personali. Si tratta di un episodio gravissimo e intollerabile che da rappresentante del governo, da cittadino e da salernitano condanno fermamente", scrive in una nota il Sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo. "La legalità ha bisogno di una 'manutenzione' quotidiana e ad assicurala sono i nostri uomini e le nostre donne in divisa - scrive Tofalo - Grazie alle Forze dell'Ordine e di Polizia sempre a lavoro contro il crimine. In particolare, i miei complimenti alla Guardia di Finanza per questa significativa operazione".