Aggredito per un malinteso a Casapesenna, arrestati tre fratelli

Campania
Foto di Archivio (ANSA)

La vicenda risale a giugno. La vittima è un giovane di 31 anni. In manette sono finiti i tre ragazzi di 29, 33 e 34 anni

Un ragazzo di 31 anni aveva subito, a Casapesenna in provincia di Caserta, un'aggressione da parte di tre fratelli - uno dei quali suo amico di infanzia - per un malinteso nato su un falso profilo Instagram. Da quanto ricostruito, la vittima era stata picchiata, minacciata e legata a un albero: la vicenda risale a giugno scorso. Questa mattina c'è stato l'arrestato dei tre fratelli - di 29, 33 e 34 anni - da parte dei carabinieri.

La dinamica dei fatti

Il 5 giugno, una settimana prima dell'aggressione, la vittima aveva contattato l'amico d'infanzia per segnalargli che su un falso profilo Instagram c'erano alcune sue foto taroccate che lo ritraevano con una parrucca in testa. "Non sono io ovviamente a gestire il profilo", aveva spiegato il 31enne, ma l'amico non gli aveva creduto. "Sono iniziate le minacce - aveva raccontato la vittima ai carabinieri - fin quando uno dei fratelli del mio amico mi ha contattato per chiedermi di prendere un caffè: ho acconsentito e così la sera del 12 giugno l'ho incontrato, siamo saliti in macchina sua e insieme siamo andati in una pasticceria di San Marcellino, che era però chiusa. Ad aspettarmi c'erano il mio amico e un terzo fratello, che sono saliti in auto".

L'aggressione

L'inizio dell'incubo per il giovane di 31 anni, colpito ripetutamente con schiaffi e pugni. I tre gli avevano anche puntato contro una pistola a tamburo, colpendolo alla tempia, e lo avevano legato al sedile dell'auto, per poi condurlo in una zona isolata di campagna a Villa Literno dove lo avevano legato a un albero proseguendo col pestaggio. "Mi chiedevano di confessare che ero stato io ad aprire il falso profilo, ma non l'ho fatto perché non avevo alcuna colpa". Dopo oltre due ore il 31enne era stato fatto salire in auto e abbandonato per strada. Prima, però, i tre fratelli si erano impossessati del cellulare e delle chiavi dell'auto. Gli era stato anche intimato di non riferire nulla ai carabinieri: "Perché sai di cosa siamo capaci, ti attacchiamo dietro l'auto e ti trasciniamo per il paese". Questo era un riferimento a quanto commesso da uno zio dei tre, che 25 anni prima aveva legato il cognato all'auto trascinandolo per la strada e per questo fatto era stato condannato a 18 anni di carcere. Il 31enne, impaurito e ferito, aveva poi incontrato casualmente un amico e aveva chiamato i soccorsi. 

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