Secondo Nicola Balzano la morte di Giuseppe sarebbe sopraggiunta tra le 9 e le 11. I soccorsi, però, sono stati chiamati solo alle 14, quindi molte ore dopo
"C'è stata una violenza brutale", sia nei confronti di Giuseppe sia della sorellina. Questo è quanto ha sottolineato più volte, nel Tribunale di Napoli, il medico legale Nicola Balzano, teste dell'accusa (pm Paola Izzo), al processo sulla morte del bimbo di sette anni, ucciso a Cardito (Napoli), il 27 gennaio scorso. Un processo che vede imputati Tony Essobti Badre e Valentina Casa, rispettivamente patrigno di Giuseppe e madre del bimbo ucciso. Entramabi hanno assistito all'escussione del medico legale: Giuseppe è stato afferrato al collo, come nel tentativo di uno strozzamento. Il piccolo ha anche cercato di difendersi, ma erano troppo forti quelle botte alla testa sferrate con un manico di scopa che, alla fine, ne hanno "determinato una condizione incompatibile con la vita" e successivamente "il coma e poi la morte", "per traumi che hanno determinato l'interruzione delle fibre nervose del cervello".
Soccorsi chiamati in ritardo
Secondo Balzano, inoltre, la morte di Giuseppe sarebbe sopraggiunta tra le 9 e le 11. I soccorsi, però, sono stati chiamati solo alle 14, quindi molte ore dopo. Sul cadavere del bimbo il medico, che ha eseguito anche l'autopsia, ha trovato segni di calci, schiaffi e anche morsi, e danni frutto di colpi ricevuti il giorno della morte ma anche da botte, in particolare sulle gambe, risalenti anche alle settimane precedenti. Balzano, dopo si è recato anche in ospedale per visitare la sorellina di Giuseppe: "Ho trovato lo stesso tipo di lesioni - ha detto - la bimba era molto spaventata, aveva difficoltà ad aprire gli occhi però la tac non ha evidenziato danni gravi. Anche la bambina aveva ecchimosi al collo, come se fosse stata vittima di un tentativo di strozzamento e sulle scapole segni di colpi sferrati con una mazza da scopa".
Le dichiarazioni del pediatra
Invece, il pediatra Attilio Mazzei ha parlato della sorellina di Giuseppe: "Una tela dipinta con la violenza". Il medico ha trovato sulla bimba, anche lei vittima delle violenza del patrigno Toni Badre e dell'indifferenza della madre, Valentina Casa, i segni della furia dell'uomo. Mazzei, testimone del pm Paola Izzo, ha visitato la bimba circa 72 ore dopo i tragici fatti: " Lei è stata presa per il collo e sollevata, - ha detto rispondendo alle domande del pm - come in un tentativo di strozzamento che, se prolungato, avrebbe potuto anche provocare la morte. Lei è stata presa a calci e colpita con un oggetto compatibile per forma con un manico di scopa, da destra verso sinistra e viceversa, in una sorta di accanimento". Il medico, dopo le visite e i rilievi anche fotografici eseguiti in ospedale, ha sostenuto anche un colloquio con la bimba che rispondendo alle sue domande ha mimato i colpi ricevuti e riferito le urla della madre. "Mentre stava raccontando le violenze - ha detto il pediatra - si è fatta cupa e mi ha detto di stare attento perché mi avrebbero potuto fare del male". Il medico le ha poi chiesto cosa potesse renderla felice, e lei ha risposto: "Adesso lo sono perchè ora si fa dieci anni di galera".