Bambino morto a Cardito, un poliziotto: "Sorella sfigurata da botte"
CampaniaL’agente, testimone al processo per il caso del piccolo ucciso lo scorso 27 gennaio, ha descritto la scena che si è trovato davanti all’ospedale Santobono di Napoli. Il padre è accusato dell’omicidio del figlio e di aver maltrattato la bimba
Un agente della polizia di Stato, tra i testimoni per il processo per l’omicidio del bimbo di 7 anni avvenuto il 27 gennaio scorso a Cardito, in provincia di Napoli, ha raccontato in che condizioni si trovasse la sorellina di 8 anni del piccolo Giuseppe una volta giunta all’ospedale Santobono, il 28 gennaio: "Una scena raccapricciante. La bimba era totalmente sfigurata dalle botte, aveva lividi dappertutto e faceva fatica anche a vedere. Aveva gli occhi gonfi e per guardare doveva aprirsi le palpebre con le manine", le sue parole. Il padre 24enne dei due piccoli, Tony Sessoubti Badre, è accusato dell'omicidio del figlio, del tentato omicidio della sorellina e di maltrattamenti. La madre 30enne, Valentina Casa, è invece imputata per comportamento omissivo.
La testimonianza della sorellina
"Dovete portare in prigione mio padre, la sera beve la birra e ci picchia, e mamma deve chiamare i carabinieri". È un grido d'aiuto giunto troppo tardi, quello della piccola sorellina di Giuseppe. A riferire le sue parole è uno degli agenti della Polizia intervenuti nell'ospedale Santobono di Napoli, testimone oggi nel processo a carico di Tony Essobti Badre e Valentina Casa. Queste parole la bimba le riferì al poliziotto, mentre stava disegnando, nel reparto dove la piccola era ricoverata per suturare una parte dell'orecchio parzialmente staccata, verosimilmente per le botte ricevute.
Il racconto della vicina di casa
Terribile anche il racconto di una vicina di casa dei piccoli: "Mi sembrava un mostro, era irriconoscibile" e poi "non pensavo che una persona potesse arrivare a tanto", le sue parole durante la terza udienza del processo. E ancora: "Quando ho visto la bambina ho pensato a mio figlio che ha otto anni... Aveva i capelli strappati, dietro la nuca, l'ho vista per pochi istanti ma fa male ricordare". La donna ha poi riferito delle volte in cui li vedeva andare a scuola: "Avevano sempre gli occhi bassi, sembravano impauriti". Il giorno dell'omicidio, ricorda la donna, "non mi è stato chiesto aiuto" e neppure "ho sentito urlare". La testimone ha poi confermato alcune dichiarazioni rese alle forze dell'ordine quando venne ascoltata nell'immediatezza dei fatti: "Quella era la casa degli orrori: lui (Badre, ndr) che urlava sempre tantissimo e diceva parolacce".
La tragedia di Cardito
Il piccolo Giuseppe fu trovato morto all’interno di un’abitazione in via Marconi 70 lo scorso 27 gennaio, a Cardito, in provincia di Napoli. La sorellina, invece, fu ricoverata d’urgenza al nosocomio pediatrico Santobono poiché aveva il volto completamente tumefatto. La piccola, secondo i medici che la visitarono, sebbene non fosse in pericolo di vita era "affetta da trauma cranio-facciale e contusioni multiple per il corpo da percosse". Dopo un lungo interrogatorio e una serie d’indagini, il padre 24enne fu fermato il 28 gennaio con l’accusa di omicidio. Le dichiarazioni della bimba di 8 anni furono determinati per procedere con il capo d’imputazione: fu infatti lei a spiegare che a picchiarli era stato proprio il compagno della madre.