Napoli, uccise vigilante: concesso permesso premio al killer per la festa dei 18 anni

Campania
I messaggi apparsi nella stazione di Piscinola all'indomani dell'omicidio (Fotogramma)

Alcune foto dei festeggiamenti sono state pubblicate sui social, scatenando la dura reazione dei familiari della vittima, in particolare della figlia, che ha scritto una lettera ai giudici. Gabrielli: "Come dare torto alla rabbia dei parenti"

È stato condannato a 16 anni per aver ucciso "con crudeltà", il 3 marzo 2018, la guardia giurata Franco Della Corte all'esterno della metro di Piscinola, a Napoli, ma dopo neanche un anno di reclusione, gli è stato concesso un permesso premio per festeggiare i suoi 18 anni, con tanto di foto pubblicate sui social, come riportano oggi gli organi di stampa. Una festa che ha provocato la dura reazione da parte della famiglia della vittima, in particolare della figlia, che ha espresso tutta la sua rabbia e la sua indignazione in una lettera indirizzata ai giudici.

La lettera della figlia della vittima

"A chi gli ha accordato il permesso mi permetto di ricordare che di recente ho compiuto 22 anni ma non ho spento candeline e non ho avuto torte e regali. E lo sa perché? Perché chi oggi festeggia ha ucciso mio padre, la persona più importante della mia vita". Sono queste le parole scritte dalla figlia di Franco Della Corte, ucciso dal 18enne e da altri due minorenni, che lo aggredirono alle spalle e lo colpirono con delle spranghe. La ragazza ha anche chiesto ai magistrati "il massimo rigore ricordando il dolore che proviamo ogni giorno".

La replica del legale del 18enne

Alla lettera ha risposto il legale del 18enne, Nicola Pomponio, il quale ha spiegato che le foto "non sono state postate dal mio assistito ma caricate da un parente a sua insaputa. Non c'era alcuna intenzione di offendere il dolore dei parenti della vittima, specie a pochi giorni dal processo d’appello".

Le parole della vedova e del figlio della vittima

"È disgustoso. Mi rivolgo a chi ha concesso quel permesso: io, che ho perso mio marito devo piangere, loro, invece, che me lo hanno ucciso, stanno ridendo". Così Annamaria Della Corte, vedova della vittima, commenta la vicenda. "Hanno affrontato un processo per omicidio senza versare una lacrima - ricorda la donna -. Mi guardavano negli occhi senza mostrare un minimo pentimento. Sono senza cuore. È passato un anno e non hanno ancora capito la gravità del gesto che hanno commesso. Nelle foto pubblicate lui e i suoi amici ridono e si divertono e, a distanza di appena sette mesi dalla condanna, è stato consentito tutto questo". La vedova di Della Corte si scaglia anche contro il rito abbreviato che, sostiene, "non deve essere concesso per delitti così gravi, anche se a commetterli sono dei minori".
"E' una vergogna, ma come è possibile che un killer, dopo solo un anno di galera, esca in permesso premio per festeggiare i suoi 18 anni?", si chiede il figlio Giuseppe. "Sono stati troppo morbidi con gli assassini di mio padre - dice -. Capisco che è la legge, che era il rito abbreviato, ma già la condanna è stata irrisoria. Anche il premio. Capisco che chi gli ha concesso l'uscita poteva farlo, ma proprio non ne capisco il motivo". "Noi continuiamo a chiedere giustizia - aggiunge -. Che esempio viene dato? Un altro ragazzino, vedendo che questo assassino è uscito a festeggiare i suoi 18 anni, sente che può fare quello che vuole. Cosa gli impedisce di fare una rapina o anche peggio?", conclude Giuseppe Della Corte.

Gabrielli: "Rabbia dei familiari? Come dargli torto"

"Come dargli torto". Il capo della Polizia di Stato, Franco Gabrielli, risponde così a Napoli a chi gli chiede della rabbia della famiglia Della Corte. "Il problema è che questo Paese morirà di bulimia normativa - dice - si fanno leggi in continuazione che poi alla fine non producono gli effetti, c'è la necessità di una rivisitazione complessiva. Il tema è che gli interventi normativi spot a volte producono più danni del preesistente. C'è una parolina magica che però nel nostro paese ha sempre avuto poco successo ed è riforma", conclude Gabrielli.

Coisp: "La giustizia è morta"

Sull’episodio è intervenuto, con dure parole, anche Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di polizia Coisp. "È vergognoso - si legge nella nota - che, dopo neppure un anno di detenzione, il killer di Piscinola sia stato 'premiato' nonostante abbia ucciso un uomo a sangue freddo: non possono esserci sconti o concessioni verso chi si è macchiato di reati tanto gravi. Uno Stato - aggiunge - che premia chi è stato condannato per l'omicidio di un tutore dell'ordine, permettendogli di festeggiare il suo 18esimo compleanno insieme a parenti e amici e con tanto di foto sui social network, di fatto non è uno Stato di diritto: è uno Stato in cui la giustizia è morta. La nostra vicinanza - conclude Pianese - oggi va ai familiari della vittima e al profondo dolore che inevitabilmente staranno provando in queste ore".

Il commento della criminologa

"Ciccio era un uomo buono, che non meritava quella morte: quei festeggiamenti lo hanno ucciso per la seconda volta". Lo afferma la criminologa Antonella Formicola, che ha seguito da vicino l'omicidio di Francesco Della Corte. "Quale giustizia è questa? Il senso di impunità che si respira nel nostro Paese è arrivato a livelli insopportabili. Alcuni provvedimenti e sentenze - continua - lasciano veramente senza parole. Come possiamo sperare di sentirci tutelati? Il garantismo, principio che va rispettato in maniera assoluta, sta purtroppo diventando un 'buonismo eccessivo'". "Chi uccide - conclude Formicola - deve pagare: i 18 anni, gli assassini, li devono festeggiare in carcere, altrimenti faremo passare il messaggio che in Italia chi delinque resta impunito".

La ricostruzione dell’omicidio

Il 3 marzo 2018, Della Corte, 51 anni di Marano, stava effettuando gli ultimi controlli prima di chiudere il cancello d'ingresso alla stazione della metro di Piscinola quando venne aggredito alle spalle da tre ragazzi, che lo colpirono ripetutamente alla testa. I minorenni lo avrebbero atteso per impossessarsi della sua pistola. Quando i poliziotti del commissariato di Scampia arrivarono sul luogo, lo trovarono a terra con una vistosa ferita in testa. In un cassonetto nei pressi dell'auto c'era un bastone di legno e la borsa dell’uomo. Portato all'ospedale Cardarelli e operato d'urgenza al cervello, il vigilante era stato tenuto in coma farmacologico, ma morì pochi giorni dopo.

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