Napoli, investita da ex: chiesti 20 anni per omicidio volontario

Campania
Foto di archivio (Getty Images)

È la richiesta avanzata dal sostituto pg della Corte di Appello di Napoli nell'ambito del processo di secondo grado per la morte di Alessandra Madonna, la ragazza deceduta l'8 settembre 2017 dopo essere stata investita dall’ex fidanzato, Giuseppe Varriale

Il sostituto procuratore generale della Corte di Appello di Napoli, Carmine Esposito, ha chiesto venti anni di carcere per omicidio volontario al termine della requisitoria nell'ambito del processo di secondo grado per la morte di Alessandra Madonna, la ragazza deceduta l'8 settembre 2017 nel Napoletano, dopo essere stata trascinata dalla vettura dell'ex fidanzato, Giuseppe Varriale. In primo grado, l’uomo è stato condannato a quattro anni e otto mesi per omicidio stradale colposo.

Prossime udienze il 9 e 15 luglio

Per Varriale il pm aveva chiesto la condanna a trent’anni per omicidio volontario. Durante l’udienza, l'avvocato di parte civile Massimo Batragliola ha fatto istanza di rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale attraverso una superperizia medico legale realizzata per la famiglia Madonna dal professore Bolino de “La Sapienza” ed è stata chiesta anche l’acquisizione di una puntata della trasmissione "Le Iene", relativamente a un passaggio che fa riferimento a un messaggio di cui parla un’amica della vittima. Entrambe le richieste, però, sono state rigettate dalla Corte d'Appello di Napoli che ha acquisito invece una memoria difensiva. Le prossime udienze sono previste per il 9 e il 15 luglio.

Sit-in dell’associazione “La forza delle donne”

Stamattina, 2 luglio, prima dell’inizio del processo, davanti al Palazzo di Giustizia si è tenuto un sit-in organizzato dall’associazione "La forza delle donne". "Vogliamo innanzitutto capire come è morta questa ragazza - ha dichiarato la presidente Elisa Russo -, vogliamo capire cosa è realmente successo quel giorno e vogliamo anche essere vicini alla famiglia. La madre di Alessandra - ha concluso Russo - rappresenta per noi un motivo di vera preoccupazione: legge ossessivamente i messaggi che si scambiava via cellulare con la figlia. Olimpia Cacace sta vivendo in un limbo da quel tragico giorno e come sapete ha già tentato di farsi del male”.

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