Alleanza di Secondigliano, il clan gestiva priorità visite in ospedale

Campania

I Contini inoltre controllavano le relazioni sindacali, e potevano ostacolare le decisioni dei manager, imponendo assunzioni, ma anche ottenere certificati falsi utili alle truffe assicurative 

La federazione camorristica di Secondigliano, oggetto di un maxi blitz delle forze dell’ordine ieri, mercoledì 26 giugno, esercitava il proprio potere anche sulle strutture sanitarie di Napoli. In particolare, chi voleva farsi visitare saltando le liste di attesa al San Giovanni Bosco poteva rivolgersi al clan Contini: è quanto emerge dalle 2038 pagine dell'ordinanza firmata dal gip di Napoli Roberto D'Auria.

Le attività controllate dal clan

La famiglia Botta, che per conto del clan tiene sotto controllo ogni aspetto che riguarda il nosocomio, gestiva anche la priorità per le visite. I Contini controllavano le relazioni sindacali, e potevano ostacolare le decisioni dei manager, imponendo assunzioni, ma anche ottenere certificati falsi utili alle truffe assicurative. Infine riuscivano a far medicare gli affiliati del clan feriti in conflitti a fuoco senza che la cosa trapelasse, cioè evitando il passaggio nel Pronto Soccorso.

Le intercettazioni

All'interno dell'ospedale il clan offriva inoltre protezione sostituendo le forze dell'ordine: in una intercettazione registrata alle 21,08 del 3 febbraio 2013 un medico, minacciato da due uomini, invece di chiedere aiuto alla polizia o ai carabinieri, telefona a uno dei componenti la famiglia Botta. Vincenzo Botta chiama lo zio Angelo (risultato anche dipendente di una ditta di pulizie che lavora nell'ospedale) al quale dice: "o' zi'...ti vuole il medico Mi ha chiamato...ha detto ‘fai venire un attimo tuo zio’...stavano due di loro che lo volevano picchiare!...". I Botta quindi risolvono la vicenda.

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