Camorra, colpita l'alleanza tra i clan di Secondigliano: 100 arresti

Campania
Un fermo-immagine del video dei carabinieri sull'operazione che ha portato a 100 arresti (ANSA)

Secondo gli inquirenti, il consorzio criminale è stato fondato alla fine degli anni '80 dai boss Edoardo Contini, detto 'o' Romano', Francesco Mallardo, soprannominato 'Ciccio 'e Carlantonio' e da Gennaro Licciardi, alias 'a' scign'

Sono oltre 100 i provvedimenti cautelari eseguiti dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Napoli nella mattina di mercoledì 26 giugno, nei confronti di presunti esponenti dei clan Contini, Mallardo e Licciardi. Un patrimonio del valore di circa 130 milioni di euro è stato sequestrato dagli uomini del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Napoli. Le indagini hanno visto anche la partecipazione degli agenti della polizia di Stato. Le misure cautelari sono state emesse dal Gip di Napoli su richiesta della Procura. 

L''Alleanza di Secondigliano'

Secondo gli inquirenti, il consorzio criminale, detto 'Alleanza di Secondigliano', è stato fondato alla fine degli anni '80 dai boss Edoardo Contini, detto 'o' Romano', da Francesco Mallardo, soprannominato 'Ciccio 'e Carlantonio', e da Gennaro Licciardi, alias 'a' Scign' (la scimmia). Tra i reati contestati, a vario titolo, figurano l'associazione mafiosa, il riciclaggio, il traffico e lo spaccio di droga, estorsioni e contrabbando. I clan avevano contatti privilegiati con la 'ndrangheta per il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare di cocaina, importata dal Sud America attraverso le rotte olandesi.

Le mani dei clan sull'ospedale San Giovanni Bosco

L'ospedale San Giovanni Bosco "era diventato la sede sociale dell'Alleanza di Secondigliano: gli uomini dei Contini controllavano il funzionamento dell'ospedale, dalle assunzioni, agli appalti, alle relazioni sindacali", ha affermato il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo. In sostanza, "l'ospedale era diventata la base logistica per trame delittuose, come per le truffe assicurative attraverso la predisposizione certificati medici falsi". Il clan lucrava anche sui decessi: chi aveva necessità di riavere quanto prima la salma di un proprio congiunto deceduto, era obbligato a versare 500 euro agli affiliati. La camorra intanto falsificava i documenti attestando che il paziente morto era invece vivo, e poteva essere dimesso. I congiunti potevano dunque portare a casa la salma con un'ambulanza. 

Tra gli indagati noto penalista napoletano

Tra gli indagati figura anche un noto avvocato napoletano, che annovera tra i suoi clienti anche il boss Patrizio Bosti. Il penalista è accusato da alcuni collaboratori di giustizia di essere il tramite tra il boss Edoardo Contini, detenuto al 41 bis, e gli affiliati di alto rango dell'omonimo clan. Stamattina le forze dell'ordine hanno eseguito delle perquisizioni nei suoi uffici. Al penalista la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli (pm Teresi, Sepe e Converso; procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli) contesta il concorso esterno in associazione mafiosa. La Procura ha chiesto che all'avvocato venisse notificata una misura cautelare, istanza rigettata però dal gip di Napoli Roberto D'Auria.

Implicati nella gestione dei migranti

"L'Alleanza svolgeva una tutela sostitutiva dell'ordine pubblico, nelle loro zone tutte le attività passavano al vaglio dei Contini. Nei mesi scorsi è stato documentato il ruolo oppressivo del clan sugli immigrati che risiedono nella zona del Vasto Arenaccia". I Contini pretendevano anche la quota del denaro che un albergatore napoletano percepiva dalla Regione Campania per ospitare i rifugiati, dice il questore di Napoli, Alessandro Giuliano: "Questo dimostra l'agilità del clan, in grado di sfruttare a proprio favore anche i flussi migratori". 

Le donne ai vertici dell'Alleanza

Anche le donne erano a capo dell'Alleanza di Secondigliano. L'inchiesta sulla federazione camorristica ha confermato anche il ruolo apicale delle tre sorelle Aieta (sposate con Edoardo Contini, Francesco Mallardo e Patrizio Bosti) e di Maria Licciardi (sorella del defunto boss Gennaro Licciardi). "Le misure cautelari riguardano 126 persone, delle quali 86 sono state portate in carcere, alle restanti sono state applicate misure cautelari meno afflittive. L'unico elemento di vertice sfuggito all'arresto è Maria Licciardi, che è attivamente ricercata", ha detto Melillo. Le donne avevano il compito di tenere i contatti con i boss al 41bis, e prendevano anche decisioni importanti per la vita del potente cartello criminale, che controllava le attività illecite in alcuni quartieri di Napoli e che avevano messo in piedi anche attraverso prestanome importanti attività imprenditoriali e commerciali in tutta Italia.

Tra gli indagati anche una dipendente del Tribunale

Il clan Contini, facente capo ad Antonio Muscerino, riusciva anche ad anticipare e prevenire le azioni di contrasto di magistratura e forze dell'ordine grazie a una rete di fiancheggiatori, tra i quali figura anche una dipendente dell'Ufficio Gip del Tribunale di Napoli, Concetta Panico. Panico, ai domiciliari, è imparentata con Antonio Pengue, uno dei presunti affiliati al clan finito in carcere. Quest'ultimo, attraverso la Panico, nel 2014, venne a conoscenza in anticipo dell'emissione di una ordinanza di custodia per 90 presunti esponenti al clan Contini. In quell'occasione, Pengue ricevette rassicurazioni sul fatto che tra gli indagati non figuravano né lui né Muscerino, secondo quanto emerge da alcune intercettazioni. Panico, è emerso dalle indagini, attraverso un accesso abusivo al sistema, era riuscita a visualizzare, il 15 gennaio 2014, l'elenco dei destinatari delle misure cautelari che vennero poi eseguite dalle forze dell'ordine il successivo 22 gennaio.

I beni sequestrati

Tra i beni sequestrati ci sono anche 80 auto, 81 moto, un natante di lusso, società in tutt'Italia, ristoranti, negozi di abbigliamento, diamanti, preziosi e orologi di lusso, come i Rolex, per un ammontare complessivo di oltre 130 milioni. A mettere i sigilli ai patrimoni sono stati i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Napoli, coordinati dal colonnello Domenico Napoletano.  

Le parole di Salvini

"Oltre cento camorristi arrestati in tutta Italia: è un colpo durissimo per l'Alleanza di Secondigliano. Ottima notizia! Grazie a Forze dell'Ordine, Procura e inquirenti: contro i clan nessuna pietà. Fra oggi e domani al Viminale ben quattro Comitati Nazionali per l'Ordine e la Sicurezza in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia", questo il commento del ministro degli Interni Matteo Salvini.

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