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Camorra, chiesti 10 anni di carcere per l’ex sindaco di Casapesenna

Campania
Immagine d'archivio (ANSA)

Secondo l’accusa l’ex primo cittadino sarebbe stato uomo a disposizione del boss Michele Zagaria, originario proprio del paese in provincia di Caserta 

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Il PM della Dda di Napoli Maurizio Giordano ha chiesto, davanti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dieci anni di carcere per l'ex sindaco di Casapesenna, Fortunato Zagaria, che secondo l’accusa sarebbe stato uomo a disposizione del clan dei Casalesi e in particolare del boss Michele Zagaria, suo omonimo, originario del paese in provincia di Caserta. Il primo cittadino avrebbe agevolato il clan per ben due mandati di fila, tra il 1998 e il 2008, e poi dal 2009 fino al febbraio 2012, quando fu arrestato. Il PM ha chiesto cinque anni anche per il boss Michele Zagaria e l'assoluzione - per non aver commesso il fatto - per un ex consigliere comunale, Luigi Amato.

Il processo

Il processo ha preso il via a seguito della denuncia di un altro ex primo cittadino di Casapesenna, Giovanni Zara, costituitosi parte civile. Zara rimase sindaco solo per pochi mesi, a cavallo tra il 2008 e il 2009, e fu sfiduciato dalla sua stessa maggioranza con la regia "palese" - secondo la Dda - di Fortunato Zagaria, allora vicesindaco, e quella occulta del boss. Zara, secondo l’accusa, venne mandato a casa perché si era messo contro il capoclan, allora latitante e nascosto a Casapesenna, auspicando pubblicamente che il boss venisse catturato.

Le accuse

Il magistrato, infine, ha chiesto alla corte di condannare Fortunato Zagaria per associazione mafiosa, e non per concorso esterno, fattispecie che era stata contestata durante il dibattimento. L'ex sindaco risponde anche di violenza privata con l'aggravante mafiosa commessa ai danni di Zara.

Il PM: "Appalti a ditte del clan"

Il PM Giordano nel corso della sua requisitoria in tribunale ha anche elencato alcuni appalti del Comune andati a ditte ritenute del clan, come quello per i lavori e la gestione del cimitero comunale, affidati in project financing a Nicola Fontana, imprenditore ritenuto colluso. "L'ex sindaco Zagaria - ha fatto notare Giordano - ha sempre detto che era l'ufficio tecnico a firmare, eppure per questo appalto ha ammesso di aver ampliato la concessione, dopo l'affidamento dei lavori, da 20 a 25 anni; è una cosa vergognosa".

Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia

Durante il dibattimento è emerso anche un tentativo di omicidio di Zara messo in atto da Michele Zagaria e i suoi uomini; a raccontarlo è uno dei sicari del boss, Michele Barone, che riferisce del progetto di un attentato attraverso un "finto incidente stradale", durante il quale Zara e la moglie sarebbero stati pedinati a più riprese. Il progetto non andò in porto, a quanto riferito, perché Zara era diventato noto e dunque il boss decise che era meglio soprassedere. Determinanti, per questo processo, sono risultate le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che avevano conoscenza diretta del legame tra il boss e l'ex sindaco, come Massimiliano Caterino, Generoso Restina, Michele Barone e Nicola Schiavone, figlio del boss Sandokan.

Il rapporto fra Fortunato Zagaria e Giovanni Zara

Per la Dda di Napoli, Fortunato Zagaria, nel 2008, dopo una decade da sindaco, non potendo ricandidarsi vista la norma sui due mandati, decise di indicare Zara, allora giovane avvocato, come suo successore, ritenendo di poterlo controllare e continuare così a curare gli interessi del capoclan. Quando però Zara fu eletto, iniziò a sfuggire al controllo del suo predecessore. Zara ha denunciato le intimidazioni subite da Fortunato Zagaria, come quella, di cui ha dato conto il PM nella requisitoria, avvenuta il primo ottobre del 2008 allo stadio di Casapesenna, il giorno dopo la nota in cui Zara auspicava la cattura dei boss Zagaria e Iovine. In quella circostanza Fortunato Zagaria minacciò Zara dicendo: "Fai la fine di Tonino Cangiano", ex assessore di Casapesenna gambizzato dalla camorra nel 1988 e morto nel 2009 dopo vent'anni passati sulla sedia a rotelle. L'ex sindaco Zagaria si è difeso dicendo che il vero motivo della rottura con Zara furono altri episodi, tra cui un disaccordo sul licenziare o meno il comandante dei vigili urbani; "non si può pensare che la rottura si sia consumata per un episodio del genere - ha detto il PM - quando il Comune di Casapesenna era fortemente infiltrato, con funzionari e amministratori imparentati con il boss o i suoi fedelissimi". "Zara - ha poi aggiunto - è persona perbene, mai indagata e per il quale non sono mai emerse collusioni, al netto dei tentativi della difesa di screditarlo con il riferimento a parentele con esponenti del clan".