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Camorra, sequestrati beni a familiari del boss Michele Zagaria e scoperto traffico d’armi

Campania
Gli agenti della Dia durante l'operazione anti Camorra (ANSA)

Il provvedimento riguarda due ville e un'attività commerciale per un valore complessivo di tre milioni di euro. Scoperto anche il commercio illegale di armi tra Austria e Italia, tra cui Kalashnikov e Skorpion

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Sequestrati beni e immobili riconducibili ai familiari del boss del clan dei Casalesi Michele Zagaria. La Direzione investigativa antimafia di Napoli ha eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione distrettuale, che riguarda due ville e un'attività commerciale situate a Casapesenna, in provincia di Caserta. Il valore dei beni si aggira intorno ai tre milioni di euro.

I beni sequestrati

Il sequestro preventivo ha riguardato le ville dei fratelli del boss, Pasquale e Antonio, e un negozio di abbigliamento nel comune di San Marcellino, ritenuto riconducibile all'altro fratello Carmine Zagaria. L'indagine patrimoniale è stata coordinata dal sostituto della Dda di Napoli Maurizio Giordano. Nel corso dell'operazione di sequestro sono state eseguite anche alcune perquisizioni domiciliari. Tutti i beni sono stati affidati a un amministratore giudiziario nominato dal tribunale di Napoli.

Scoperto traffico di armi dall’Austria all’Italia

I carabinieri di Napoli, nel corso delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, hanno anche dato esecuzione a un decreto di fermo d'indiziato di delitto nei confronti di diverse persone coinvolte a vario titolo nel traffico di armi da fuoco dall’Austria all’Italia. Secondo gli investigatori, venivano portate in Italia armi da fuoco di vario calibro, tra cui Kalashnikov e Skorpion, destinate a rifornire diversi clan camorristici del territorio campano. Le indagini, sviluppate in collaborazione con l'Autorità Giudiziaria e le Forze di Polizia austriache, hanno permesso di identificare gli acquirenti, tra i quali ci sono persone appartenenti alla criminalità organizzata campana. Sono stati identificati anche i fornitori esteri, due cittadini di austriaci, e documentati i movimenti degli indagati campani sul territorio austriaco.

I messaggi in codice per le armi

Temendo di essere intercettati sia i fornitori che i clienti avevano ideato un linguaggio in codice per riferirsi ad armi e munizioni che, a seconda del calibro o della tipologia, venivano accostate a un modello più o meno grande di autovettura, a un genere alimentare o a una pratica automobilistica. Una pistola semiautomatica diventava così una "smart", il calibro era una "cabriolet", i revolver da 6 o 8 colpi divenivano forniture di "pomodorini" da 6 o 8 chili, una pistola calibro 38 diventava una "scarpa 38", le munizioni venivano chiamate "lampadine" mentre i pagamenti erano le "pratiche" auto da espletare.