Caserta, elezioni regionali del 2015 inquinate dal clan camorristico Belforte: 19 arresti

Campania
Foto di archivio (Agenzia Fotogramma)

Tra le persone coinvolte figurano anche due candidati, Pasquale Corvino e Pasquale Carbone. È indagata anche Lucrezia Cicia, compagna del primario dell'ospedale Cardarelli, arrestato ieri: le viene contestato il voto di scambio politico-mafioso

I carabinieri di Caserta, guidati dal maggiore Andrea Cinus e coordinati dalla Dda di Napoli (sostituto procuratore Luigi Landolfi, procuratore aggiunto Luigi Frunzio), hanno arrestato nella giornata di martedì 5 febbraio 19 persone nell'ambito di un'indagine sul voto di scambio politico-mafioso relativo alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Campania del 31 maggio 2015. Il clan implicato sarebbe quello camorristico dei Belforte. Tra gli arrestati figurano anche i due candidati Pasquale Corvino e Pasquale Carbone.

Le intercettazioni

I voti venivano venduti a peso d'oro (70 euro a preferenza). In alcuni casi, i nomi sulla scheda elettorale venivano corretti quasi nella cabina. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di scambio elettorale, estorsione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Tutti reati aggravati dall'uso del metodo mafioso, secondo quanto è emerso dalle intercettazioni. "Se non escono i voti devi vedere! Ti togliamo la macchina da sotto", dice Agostino Capone, fratello del boss Giovanni Capone, a un elettore costretto a votare Pasquale Corvino. "Li vado a prendere, li porto a votare fino a dentro", dice Capone riferendosi agli elettori cui erano stati promessi dei regali in cambio del voto a Corvino. Sempre Capone racconta di aver minacciato anche il presidente di un seggio, dove aveva accompagnato un anziano a votare quasi fin dentro la cabina. "Non mi ha detto proprio niente perché io lo stavo menando là dentro". 

La testimonianza del candidato Luigi Bosco

È Luigi Bosco, altro candidato, poi diventato consigliere regionale, attualmente in maggioranza, a raccontare il sistema di affissioni imposto dal boss Capone, che, anche dal carcere - è detenuto da anni -, gestiva, tramite pizzini, gli affari illeciti del clan. Solo la 'Clean Service', la ditta della moglie di Capone Maria Grazia Semonella, ora ai domiciliari, poteva affiggere i manifesti elettorali. Agli inquirenti, Bosco ha raccontato che un suo collaboratore, durante l'affissione dei manifesti a Caserta, era stato aggredito da alcune persone che gli avevano intimato di allontanarsi, in quanto nessuno poteva affiggere senza il loro consenso. In altre occasioni, alcune persone che stavano affiggendo manifesti elettorali di notte sono stati minacciati e aggrediti: i manifesti sono stati poi coperti dagli uomini di Capone. Dopo questi episodi, l'affiliato Vincenzo Rea, anch'egli in carcere, si era presentato presso il comitato elettorale di Bosco, garantendo che, affidando a loro l'affissione dei manifesti, "avrebbe avuto la giusta visibilità", viceversa "avrebbe avuto dei problemi". Per il clan il guadagno è stato di 17mila euro: tutti soldi destinati al mantenimento degli affiliati detenuti. 

Il traffico di droga

L'indagine ha anche svelato un vasto traffico di cocaina e hashish a Caserta, gestito da Agostino Capone, che voleva diventare unico referente per il clan, senza però riuscirvi: non era stato in grado di pagare le partite di droga acquistate dai fornitori dell'agro aversano e del Parco Verde di Caivano, tanto da essere prelevato da casa sua e portato in una località sconosciuta fino al pagamento di parte del debito.

Gli arrestati

Tra gli arrestati, ci sono anche due candidati alle regionali del 2015, sostenuti dal clan Belforte: Pasquale Corvino, del partito 'Nuovo Centrodestra - Campania Libera', noto imprenditore titolare di laboratori di analisi, ex presidente della Casertana Calcio ed ex vicesindaco di Caserta, nonché fratello dell'attuale assessore comunale di Caserta, Elisabetta Corvino, e Pasquale Carbone, ex sindaco di San Marcellino. Entrambi, risultati non eletti, sono agli arresti domiciliari per il reato di voto di scambio politico-mafioso.

Le indagini su Corvino e Carbone

Carbone, hanno accertato gli inquirenti, avrebbe versato ad Antonio Merola, esponente del clan Belforte di Marcianise, anch'egli finito in carcere, 7mila euro per 100 voti, ottenendo però alla fine solo 87 voti. Carbone, dopo le elezioni, ha anche chiesto a Merola la restituzione di parte dei soldi versati. Corvino, invece, avrebbe promesso ad Agostino Capone e Vincenzo Rea la somma di 3mila euro ciascuno, oltre a buoni spesa e carburante.

Indagata anche compagna primario Cardarelli

Tra gli indagati figurano anche Lucrezia Cicia (Forza Italia), compagna del primario dell'ospedale Cardarelli ed ex sindaco di Capua, Carmine Antropoli (arrestato ieri, lunedì 4 febbraio, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa). Alla donna viene contestato il voto di scambio politico-mafioso. Risulta indagato anche un altro politico di Forza Italia, Domenico Ventriglia.  

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