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Napoli, amianto: rinviato a giudizio l'ex ad di Eternit

Campania
Foto di Archivio (Agenzia Fotogramma)

Così il legale di Stephan Schmidheiny: "Questa riedizione di un processo perso dall'accusa viola i diritti fondamentali dell'uomo"

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L'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, ex amministratore delegato di Eternit, è stato rinviato a giudizio dal Gip del Tribunale di Napoli con l'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, in relazione alla morte di sei operai e due loro familiari per cancro provocato da esposizione all'amianto nello stabilimento Eternit di Bagnoli, quartiere della periferia occidentale di Napoli. Il processo comincerà il 12 aprile.

Accolte le richieste dei PM

Il Gip Alessandra Ferrigno ha accolto le richieste dei PM Giuliana Giuliano e Anna Frasca, sostenute dall'Osservatorio Nazionale Amianto, che si è costituito parte civile. Il processo nasce da un troncone della maxi-inchiesta di Torino sulle morti per mesotelioma causato dall'amianto in tutti gli stabilimenti della multinazionale svizzera Eternit (ormai dismessi) in Italia (Cavagnolo, Casale Monferrato, Bagnoli e Rubiera). 

Il legale dell'ad di Eternit

"L'accusa secondo cui Stephan Schmidheiny avrebbe agito per mero profitto nonché causato volontariamente la morte dei dipendenti dello stabilimento Eternit di Bagnoli è semplicemente grottesca", le parole dell'avvocato Astolfo Di Amato, uno dei legali dell'ex ad di Eternit. "Il senso di responsabilità che ha caratterizzato l'operato di Stephan Schmidheiny ha piuttosto evitato a molte persone di ammalarsi di patologie correlate all'asbesto". Di Amato sottolineano poi che nel 2014 la Corte di Cassazione "aveva prosciolto Schmidheiny da ogni accusa mossagli nell'ambito di questo primo processo, affermando che i reati erano già prescritti prima dell'inizio del procedimento. Questa riedizione di un processo perso dall'accusa viola i diritti fondamentali dell'uomo: il principio del divieto di ne bis in idem sancito dalla Convenzione europea diritti dell'uomo".