Blitz antidroga a Caivano, sgominata piazza di spaccio

Campania
Foto di Archivio (ANSA)

Il blitz della Polizia avvenuto nell’area del “Parco Verde”. Sette ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Gip del Tribunale di Napoli 

I poliziotti della squadra mobile di Napoli, grazie a una complessa indagine coordinata dalla Dda, hanno portato avanti sin dall’alba di oggi, martedì 13 novembre, una vasta operazione antidroga nell’area del “Parco Verde” di Caivano, a nord di Napoli. Gli agenti hanno eseguito sette ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip del Tribunale di Napoli nei confronti di un gruppo criminale specializzato nel traffico e nella cessione di ingenti quantitativi di droga.

La piazza di spaccio

Tra i destinatari del provvedimento figura anche Rosa Amato, altrimenti nota come "Rosetta 'a terrorista", arrestata insieme ai figli Vincenzo Bellezza e Domenico Sabatino (già in carcere). La donna, vedova di un boss del Parco Verde di Caivano, ucciso in un agguato, aveva riallestito una piazza di spaccio completa di sala di controllo, dove convergevano le immagini di telecamere di videosorveglianza sistemate in tutta l'area. I pusher, che nella piazza spacciavano cocaina, hashish e crack, erano protetti anche da vedette, che in caso di allarme davano il segnale per far sparire la droga. La cessione, invece, avveniva attraverso feritoie ricavate su alcune porte di ferro, poste ad ulteriore protezione delle attività illecite. I provvedimenti del Gip hanno raggiunto inoltre il boss Pasquale Fucito, già in carcere, detto "O' Marziano".

“Che domande ti hanno fatto le guardie?”

Il gruppo di spacciatori per cercare di limitare i danni delle indagini cercava di fare pressioni, quando possibile, anche sugli acquirenti che venivano fermati durante controlli. Il 20 agosto del 2016 i carabinieri di Caivano fermano due acquirenti e li portano in caserma. Domenico Sabatino, e un'altra persona non interessata da questa indagine, vengono a sapere del fermo e tentano di bloccarlo appostandosi all'esterno della caserma. I due uomini sarebbero stati avvisati da alcune donne che avevano assistito alla scena dell'arresto. L'appostamento, però, non ha l'esito sperato, e allora Sabatino contatta uno dei clienti fermati: "Che domande ti hanno fatto le guardie?", domanda Sabatino parlando al telefono. L'altro fa il vago e non convince l'uomo che fissa un appuntamento con il ragazzo. Di questo incontro non c'è traccia negli atti di indagini, perché gli inquirenti non sono riusciti a monitorarlo, ma è lo stesso Sabatino, intercettato, a fare un resoconto puntuale: "L'ho acchiappato, non mi ero neanche accorto, gli sono corso dietro, l'ho incatastato (bloccato, ndr) e gli ho detto: di dove sei? Fraté, se hai detto qualcosa, io ti faccio, io ti dico. Dimmelo ora sei hai detto qualcosa e lui: 'no, non ho detto niente'. E io: dammi la tessera. Ho fatto la fotografia...". Secondo gli investigatori Domenico Sabatino avrebbe scattato una foto al documento di identità del ragazzo, assicurandosi così la possibilità di rintracciarlo qualora avesse scoperto che il ragazzo avesse detto qualcosa di compromettente per il gruppo di spacciatori.

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