Francesca Perinelli chiede giustizia per il fratello ucciso a Napoli
Campania“Non per vendetta ma perché crediamo, e vogliamo continuare a credere, nella Giustizia, quella con la G maiuscola”. Queste le accorate parole della sorella di Raffaele
“Io non piango, combatto! Non chiedo pietà, dispiacere, tenerezza, compassione, non ne ho bisogno! chiedo solo a chiunque volesse bene a mio fratello di aiutarmi a testimoniare". Inizia con queste parole lo sfogo, affidato a Facebook, di Francesca Perinelli, sorella di Raffaele, detto Lello, ucciso da una coltellata al petto sabato scorso in via Janfolla, a Napoli.
In un momento così difficile Raffaella trova la forza per pensare non soltanto al fratello scomparso, ma anche a “tutti gli altri ragazzi che muoiono ingiustamente. Io non mi arrenderò mai, smuoverò il mondo e lotterò a costo della mia stessa vita”, grida Raffaella.
Coraggio, ma anche tanto dolore nelle parole della sorella di Raffaele, che prosegue il proprio appello rivolgendosi a chi avrà il compito di fare giustizia: "Lello è stato ucciso, io e la mia famiglia siamo morti con lui. Se vi chiediamo di essere severi con chi lo ha ucciso non è per vendetta, ma perché crediamo, e vogliamo continuare a credere, nella Giustizia, quella con la G maiuscola e non quella delle leggi fredde e dei cavilli inutili".
Un momento tragico per chi voleva bene a Lello, ma che non ferma chi ogni giorno lotta per una vita onesta e dignitosa. “La nostra famiglia non naviga nell'oro e per Lello sarebbe stato facile percorrere strade in discesa fuori dalla legalità – continua Francesca - ma lui aveva scelto strade in salita e su quelle strade correva, come correva sui campi da calcio, dimostrando a se stesso e agli altri che anche a Miano, anche a Napoli, i ragazzi che scelgono la legalità possono farcela. Ecco perché vi chiediamo Giustizia”.
L'omicidio
Sono le 21 di sabato 6 ottobre, Perinelli sta percorrendo viale Janfolla, nel quartiere Miano, quando incrocia Alfredo Galasso, il 31enne che ha confessato di aver inferto la coltellata mortale. I due si conoscono da tempo e tra loro ci sono degli attriti. Le vecchie ruggini fanno esplodere una lite che finisce nel peggiore dei modi. Galasso estrae un coltello, colpisce al petto Raffaele e si dà alla fuga. Lello resta a terra e muore poco dopo la mezzanotte all'ospedale Cardarelli. L'omicida si costituisce e confessa. Ai magistrati racconta di aver incontrato Lello per caso e che, da giorni, girava con il coltello in tasca per paura di essere aggredito proprio da Raffaele. Ora Galasso è detenuto con l'accusa di omicidio volontario ed è in attesa di essere sentito da GIP per la convalida del fermo.
Un contesto difficile
Lello è figlio di Giuseppe Perinelli, ritenuto un esponente del clan Lo Russo, assassinato in un agguato nel 1999. Un tempo la zona era il regno dei Lo Russo, oggi invece regna la tensione causata dal pentimento dei luogotenenti del clan e dai numerosi agguati. Raffaele è sempre stato estraneo a quell'ambiente ed ha sempre lottato per una vita leale, dignitosa e onesta. Sul campo da calcio non inseguiva soltanto un pallone, ma il sogno di una vita serena.