Live In Roma, i racconti dei medici a Gaza: “Lì nessuna etica”

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Dal palco di Villa Torlonia la testimonianza di Raffaela Baiocchi, medico di Emergency, e Martina Paesani, infermiera di Medici Senza Frontiere, che hanno lavorato a Gaza. Ospite anche l'ambasciatore Pasquale Ferrara

A Gaza si è raggiunto l’accordo ma le emergenze sono ancora tantissime. A pagare di più nelle guerre sono sempre i civili ma Gaza è diversa: “Non soltanto per la tecnologia bellica ma proprio perché a Gaza c’è assedio sotto ogni punto di vista”. A parlare è Martina Paesani, infermiera di Medici senza frontiere che negli ultimi due anni ha lavorato a Gaza.  “Cercare di portare assistenza vuol dire anche poter dare acqua potabile, sostenere una nutrizione fondamentale affinché le ferite subite guariscano. Ma a Gaza questo è osteggiato perché gli aiuti umanitari sono stati da sempre con il contagocce ma anche perché più di mille operatori sanitari sono morti”. A Gaza non c’è etica: “Anziani, donne, deboli: nessuno si salva. C’è assenza totale di cure”. (LA DIRETTA DI LIVE IN ROMA)

 

In questi anni abbiamo raccontato le vittime di bombardamenti, cecchini, malnutrizione. Ma ci sono molte altre cose di cui parlare. “La vita quotidiana di un medico è interessante - ha raccontato Raffaela Baiocchi di Emergency - Ci si trova a cercare soluzioni creative a situazioni che nel nostro Paese neanche ci porremmo. Ad esempio chi soffre di diabete: è difficile dare l’insulina a chi non mangia o mangia ogni giorno le stesse cose. L’acqua potabile è scarsa e bisogna sempre rincorrere le situazioni. Capita anche di vedere malattie mai viste prima, come lo scorbuto”.

 

Ora si è raggiunto un accordo ma resta il timore che la tregua sia fragile. Per l’ambasciatore Pasquale Ferrara "il cessate il fuoco a Gaza è stato il risultato di un negoziato che ha coinvolto non solo Usa ma Paesi arabi importanti, che è una polizza assicurativa sul fatto che continuerà l'impegno". Ci sono attori che possono fare la differenza? “Io penso che la cosa più deficitaria di questo piano sia proprio l’assenza di un soggetto istituzionale dei palestinesi. Alla fine la Palestina dovrà passare attraverso un processo complesso che prevede la riconciliazione tra le varie fazioni, poi un processo di riunificazione nazionale e poi un altro processo di riforma elettorale. Ma soprattutto il tema di fondo è che ci dovrà essere un processo di riconciliazione e guarigione delle ferite profonde che hanno attraversato questi due popoli”.