Toro Seduto moriva 130 anni fa: la storia del leggendario e coraggioso capo indiano Sioux

Mondo

Stefania Bernardini

©Getty

Il 15 dicembre del 1890 terminava la battaglia di uno dei più famosi capi tribù indiani della storia, in prima linea per la difesa dei territori dei nativi americani. Dotato di una grande forza fisica e mentale, è ancora considerato il più amato condottiero tra la sua gente ed era il più temuto (ma anche stimato) dagli avversari

Un "pellerossa" dal volto severo e intelligente che ispira saggezza, una lunga penna d’aquila sul capo e trecce che scendono lungo il busto. Nell’immaginario comune e dalle foto che circolano ancora, è questa l’immagine di uno dei più ammirati capi indiani della storia: Toro Seduto. Alcune volte raccontato come violento e sanguinario, ma dalla maggior parte delle persone considerato coraggioso e riflessivo, è stato un grandissimo condottiero e capo tribù dei Sioux Hunkpapa, diventato una leggenda. Dopo aver ottenuto una vittoria incredibile nella famosa battaglia di Little Bighorn contro gli statunitensi nel giugno del 1976, il 15 dicembre del 1890 è stato ucciso da un poliziotto Lakota dell’Agenzia Indiana durante uno scontro tra nativi americani e polizia locale a Fort Yates. Ma la storia di Toro Seduto è rimasta immortale e continua a essere narrata in libri di storia, documentari, film e produzioni artistiche.

Le origini e la giovinezza di Toro Seduto

Toro Seduto, figlio di un capo minore della tribù Hunkpapa, era nato nel 1831 nella zona del fiume Grand River nel Sud Dakota. Il suo primo nome, da giovanissimo, è stato “Hakada” o “Jumping Badger”, ossia Tasso che salta. A 10 anni, dopo aver ucciso un giovane bufalo con una freccia, ottenne il nome del padre “Buffalo Bull Sitting Down”, che correttamente tradotto significa Bufalo Seduto, diventato comunemente Toro Seduto. A 14 anni partecipò alla sua prima battaglia, dove affrontò i guerrieri Crow e riuscì a raggiungere e ucciderne uno mentre cavalcava durante la ritirata. Questa impresa gli fece guadagnare la prima penna di aquila bianca, simbolo di un’azione coraggiosa. Nella realtà, più che per il coraggio e gli atti eroici, il capo Sioux era stimato per le capacità tattiche e organizzative che mise in campo in particolare durante le lotte contro l’esercito americano, del quale divenne il nemico più temuto e pericoloso. Un altro suo nome era “Lento”, a causa del suo essere estremamente riflessivo e meditativo riguardo alle decisioni da prendere prima di agire.

leggi anche

Gruppo nativi americani svelato grazie a resti bimba di 11mila anni fa

Toro Seduto
©Getty

La vita di Toro Seduto

Il grande condottiero ha illustrato personalmente la sua vita attraverso la scrittura pittorica. Dai suoi disegni si intuisce che fino al 1870 aveva preso parte a circa 63 battaglie, sia contro la tribù dei Corvi, i nemici storici, che contro gli invasori bianchi. Più tardi era diventato un allevatore di cavalli e poi nominato stregone degli Hunkpapa. Forte, un po’ in carne, con il viso coperto di cicatrici e la pelle piuttosto chiara rispetto agli altri Sioux, aveva carisma e capacità di affascinare chi lo conosceva. Solitamente si faceva affiancare da uomini intelligenti, valorosi e fedeli e aveva una grande capacità di persuasione grazie alle abilità oratorie fatte di discorsi chiari e affabulatori. Spesso veniva infatti interpellato per risolvere controversie tra le genti della sua tribù. Durante i suoi primi vent’anni, Toro Seduto divenne un sant’uomo Sioux: tra i suoi compiti c’erano la comprensione dei rituali e dei complessi religiosi e delle credenze della tribù. Conobbe anche tecniche di guarigione con erbe medicinali ed era riconosciuto per riuscire a portare infiniti benefici alla sua gente.

La famiglia e la battaglia di Little Bighorn

Nel primo matrimonio nel 1951, Toro Seduto chiamò la sua sposa “Porta Affascinante” o “Capelli lucenti”. La donna morì durante il parto del primo figlio e anche il bambino scomparve in giovane età a causa di una rara malattia. In seguito il capo indiano si unì ad altre donne: “Neve su di lei”, “Donna rossa”, “Vista dal suo popolo” e “Quattro vesti”. Nel 1857 adottò un giovane Assiniboine che ebbe il nome di Toro Saltante. I Sioux furono i più resistenti guerrieri contro l’espansione dei coloni bianchi e dei commercianti che si stavano insediando nei loro territori. Toro Seduto partecipò a numerose battaglie, come la guerra di Coda Chiazzata, quella di Nuvola Rossa e quella delle Black Hills. Il 25 giugno del 1876 il Settimo Cavalleggeri del colonnello Custer, violando il trattato di Fort Lamie stipulato nel 1968 tra gli Usa e le tribù Sioux che prevedeva l’assegnazione ufficiale ai nativi americani del Wyoming e della regione del Powder River, attaccò alcune tribù native sul loro campo, vicino al fiume Little Bighorn, prevedendo una facile vittoria sui “pellerossa”. Toro Seduto, insieme ad altri due grandi capi indiani, Cavallo Pazzo e Fiele, si era alleato con i Cheyenne e aveva schierato più di 3.500 Sioux. La vittoria dei nativi fu inesorabile e si narra che il colonnello Custer fu tra gli ultimi a essere ucciso. Dopo la sconfitta a Little Bighorn, il governo statunitense dichiarò di non sentirsi più vincolato dal Trattato di Fort Laramie. Gli americani intrapresero quindi nuove irruzioni nelle terre Sioux, costringendo molti “pellerossa” ad arrendersi. Toro Seduto, accusato di aver scatenato il massacro di Little Bighorn, rifiutò di arrendersi e, nel maggio del 1877, si trasferì con la sua tribù nello Saskatchewan, in Canada. Ai piedi della Wood Mountain rimase in esilio per molti anni, nonostante il perdono presidenziale e l'opportunità di ritornare.

leggi anche

I nativi americani rimasero isolati per 10mila anni

Buffalo Bill e Toro Seduto con il circo Barnum
©Getty

L’esperienza nel circo Barnum e la resa

La salute non più perfetta e la fame costrinsero Toro Seduto, la famiglia e i suoi seguaci a tornare negli Usa nel 1881. Il capo indiano e suo figlio Piede di Corvo furono arrestati il giorno dopo il rientro in America del Nord e portati a Fort Buford. Il governo concesse loro l’amnistia e Toro Seduto, ormai provato dalle varie guerre, disse ai soldati statunitensi di averli sempre ammirati per la loro resistenza, esprimendo il desiderio di poter un giorno unire le sue forze indiane con quelle dei bianchi e di considerarli amici. Due settimane più tardi, insieme al figlio, fu trasferito a Fort Yates nella Riserva indiana di Standing Rock. L’esercito statunitense temeva però che la presenza del capo indiano a Fort Yates potesse portare alcune popolazioni indiane ad attaccarli per liberarlo. Per questo Toro Seduto e i suoi seguaci Sioux furono trasferiti a Fort Randall, per poi tornare a Standing Rock circa due anni dopo. Nel 1883 Toro Seduto, seppur prigioniero, continuava a rappresentare una minaccia per il governo e, per questo motivo, gli venne concesso di unirsi al circo Barnum. Il capo indiano, insieme a Buffalo Bill, viaggiò per circa 4 mesi sia in America sia in Europa guadagnando circa 50 dollari a settimana ed esibendosi in spettacolari cavalcate o tenendo discorsi nella sua lingua nativa, in cui lanciava maledizioni e incitava i presenti a istruire i giovani nel creare legami tra bianchi e nativi americani. Il pubblico, però, non capendo le sue parole, applaudiva ritenendo parlasse di sé e delle tradizioni del suo popolo. Nel periodo passato con il circo Barnum, Toro Seduto divenne una celebrità, firmava autografi e donava i soldi guadagnati ai mendicanti.

Morte e lascito del grande capo indiano

Una volta tornato nella riserva indiana di Standing Rock, le autorità dell’Agenzia Indiana iniziarono a temere che potesse fuggire con i praticanti della Danza degli Spiriti e decisero di arrestarlo. Durante uno scontro tra nativi americani e polizia locale, un poliziotto Lakota sparò al petto di Toro Seduto ferendolo a morte. Il corpo del capo indiamo venne sepolto a Fort Yates, ma la sua salma è stata riesumata nel 1953 e trasferita vicino a Mobridge, sempre nel Sud Dakota, dove Toro Seduto aveva passato la giovinezza. Dopo la morte, la sua capanna sul Grand River fu trasferita a Chicago per essere esposta al World’s Columbian Exposition. La figura di Toro Seduto influenza ancora oggi il cinema, l’arte e la letteratura e molti sono i tributi da tutto il mondo. “La strage del 7° cavalleggeri”, “Buffalo Bill e gli indiani”, o “L’ultimo Pellerossa” sono solo alcuni dei film che parlano delle gesta del capo indiano. Mentre a Legoland, in Danimarca, la più grande scultura del parco è quella di Toro Seduto. Il 14 settembre del 1989 il servizio postale degli Usa ha dedicato un francobollo al capo indiano e nel 1996 il consiglio tribale Sioux della riserva indiana di Standing Rock ha cambiato il nome del collegio universitario in Collegio di Toro Seduto. Tante sono le storie e le leggende riguardo al grande guerriero Sioux che, con le sue gesta e la sua vita, è riuscito ad affascinare e a essere ricordato ancora oggi dal mondo intero.

Mondo: I più letti