Il 18 dicembre è la Giornata dei migranti: i dati del fenomeno

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Indetta dalle Nazioni Unite nel 2000, ricorda l'adozione di una Convenzione Onu sul tema. Nel mondo sono 272 milioni le persone migranti: India, Messico e Cina i principali Paesi di origine

Il fenomeno migratorio coinvolge tutti i Paesi del mondo, e per ricordare i diritti delle persone migranti è stata istituita dall’Onu una Giornata internazionale, che cade ogni anno il 18 dicembre.

La Giornata dei migranti

La celebrazione della Giornata dei migranti si tiene dal 2000. La data scelta ricorda l'adozione da parte dell'Assemblea Generale Onu della "Convenzione per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie". Il documento, approvato il 18 dicembre 1990, è entrato in vigore nel 2003 al raggiungimento del numero minimo di ratifiche previsto. Le 54 ratifiche al momento presenti, però, appartengono soprattutto a Paesi di origine dei flussi migratori: mancano ad oggi quelle degli Stati europei, Italia compresa. La Convenzione riconosce la specifica situazione di vulnerabilità dei migranti e promuove condizioni di lavoro e di vita dignitose e legittime. Fra le linee-guida promosse dall’Onu ci sono quelle per l'elaborazione di politiche migratorie nazionali basate sul rispetto dei diritti umani, da adottare per combattere abusi e sfruttamento.

I numeri della migrazione mondiale

Secondo l’ultimo World Migration Report dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), le persone migranti nel mondo sono 272 milioni (circa il 3,5% della popolazione mondiale), due terzi delle quali cambiano Paese per motivi di lavoro. A questi si aggiungono i cosiddetti "internal displaced", persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni ma che rimangono nello stesso Stato (41 milioni) e gli apolidi (3,9 milioni). Negli ultimi anni diversi eventi hanno incrementato il numero delle partenze: lunghi conflitti come in Siria, Yemen, Repubblica Centrafricana, Repubblica democratica del Congo e Sud Sudan; campagne di violenza etnica, come quella contro i Rohingya nel Myanmar o gravi crisi economiche, come nel caso del Venezuela. È l’India il Paese di origine del maggior numero di migranti (17,5 milioni), seguita da Messico e Cina, mentre gli Stati Uniti restano la destinazione principale con 50,7 milioni di arrivi. Nel 2018 il flusso totale delle rimesse dei migranti ha raggiunto i 689 miliardi di dollari: un numero che conferma come il fenomeno migratorio coinvolga non solo persone provenienti da Paesi in guerra o ad alto livello di povertà, ma sia diffuso anche nelle aree sviluppate.

L’Europa e l’Italia di fronte alle migrazioni

Stando agli ultimi dati Eurostat, nel 2018 hanno fatto il loro ingresso nei Paesi dell’Ue 2,4 milioni di migranti e alla fine dello stesso anno quelli residenti nei 27 Paesi membri erano 446,8 milioni, il 4,9% della popolazione totale. È Malta il Paese con il più alto tasso di popolazione migrante (55 ogni 1.000 abitanti), mentre l’Italia è uno degli ultimi di questa classifica (5,5 ogni 1.000 abitanti). Il nostro Paese ha visto l’ingresso di circa 332mila persone, 230mila delle quali extracomunitarie. Negli ultimi anni, il dibattito pubblico nazionale si è concentrato soprattutto sugli arrivi illegali via mare di migranti, che però rappresentano una fetta molto ridotta del fenomeno: nel 2018 furono 23.126, circa un decimo del totale.

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