Metà degli europei vede Trump come un nemico dell'Ue

Donald Trump non è mai stato un fervente europeista. Anzi. Non ha mai nascosto di non capire né condividere le ragioni alla base della nascita dell’Ue. Quando si è trattato di questioni commerciali, poi, ha esplicitamente detto di considerare l’Ue niente altro che un sistema per “fregare” gli Stati Uniti. A questa diffidenza, di recente si sono aggiunte le regolamentazioni delle aziende digitali da parte del blocco che, giocoforza, riguardano aziende americane come Google, Meta, Apple, X, che nel settore digital sono praticamente monopoliste. Secondo Trump e i suoi, le regole europee non sono altro che un modo per indebolire le aziende Usa, e dunque vanno, cancellate, riscritte, sabotate. Anzi, meno di un anno fa, alla conferenza di Monaco, il vicepresidente Vance, aveva additato tutto il sistema di regole europee come un odioso sistema di censura, che rendeva impossibile per gli Usa considerarsi amici dell’Ue. Pochi giorni fa, l’amministrazione Trump ha proposto ai 27 di rivedere i dazi su acciaio e alluminio in cambio di una riscrittura delle norme europee sul digitale. L’Ue, per ora, ha risposto ‘No, grazie’. Una serie di schermaglie che si inseriscono in un conflitto più profondo, che ha ragioni ideologiche e politiche e, in tempi di guerra, anche militari, dal momento che il Presidente Usa non sa più come dire di considerare l’Ucraina un problema dell’Europa, e non degli Usa o della Nato. Così, le parole delle ultime ore, che tanto scalpore hanno provocato, nelle quali Donald Trump ha detto che l'amministrazione americana si trova in contrasto con i funzionari europei che nutrono “aspettative irrealistiche” per la guerra in Ucraina e vivono “arroccati su governi di minoranza instabili che calpestano i principi fondamentali della democrazia per reprimere l'opposizione e minare la libertà e la sovranità politica, con censura della libertà di parola e la soppressione dell'opposizione politica", sono arrivate con un'ufficialità inedita ma non all’improvviso. Trump, di fatto, ha scritto quello che aveva mille volte detto. E lo stesso, a ben guardare ha fatto il suo ‘nemico-amico’ Elon Musk che ha reagito con stizza a una multa comminata a X dicendo di auspicare la fine dell’Ue, ma che, in realtà, è su questa posizione da tempo . Un "nemico" per gli europei In questo quadro di profondo mutamento nelle relazioni transatlatiche dunque non stupisce il fatto che la metà degli Europei non nutra, evidentemente ricambiata, grande simpatia per Donald Trump. Anzi, che lo consideri proprio un nemico. A rilevarlo è un sondaggio dell’istituto demoscopico francese Eurobazooka, che mostra come non solo per la metà degli europei la figura di Trump sia una figura sostanzialmente ostile, ma anche come le percentuali varino molto a seconda dei Paesi nei quali è stato condotto il sondaggio, con punte del 62% in Belgio e del 57% in Francia, e minime del 37% in Croazia e del 19% in Polonia. “Trump - scrive il think tank francese Le Grand Continent - è ora identificato come un nemico più spesso rispetto all'inizio del periodo studiato. Questa dinamica non è quindi un mero fenomeno temporaneo: riflette un cambiamento duraturo del clima politico, che si è gradualmente affermato nel corso dell'anno”. Un alleato di cui non si può fare a meno Ciononostante, il sondaggio mette in luce anche altri aspetti della difficile posizione europea rispetto ai colossi politici e militari che potrebbero schiacciarla. Per questo lo stesso campione che mostra scarsa simpatia per Donald Trump auspica anche che non si arrivi a una rottura completa con gli Stati Uniti, soprattutto perché consapevoli del fatto che l’ipotesi di una guerra tra Europa e Russia è tutt’altro che remota, e che l’Ue, senza gli Usa, non avrebbe la forza per resistere. “Il barometro - continua Le Grand Continent - rivela una profonda tensione nella percezione degli Stati Uniti da parte degli europei. Da un lato, Donald Trump suscita un rifiuto massiccio, che si è intensificato a ogni successiva indagine; dall'altro, l'atteggiamento auspicato nei confronti del governo americano sta diventando meno conflittuale. La richiesta di un'opposizione aperta sta diminuendo a favore di una preferenza per il compromesso. In altre parole, gli europei stanno irrigidendo il loro giudizio su Trump, ma non vogliono irrigidire il rapporto generale con Washington”. Numeri e auspici che si inseriscono in un quadro complesso in cui, da un lato, l’Ue inorridisce nel sentire che un documento ufficiale dell’amministrazione statunitense auspica la caduta delle sue istituzioni e la fine del suo progetto. Dall’altro però non ha strumenti nè forza per rispondere, poggiando su istituzioni tanto ambiziose quanto fragili oltre che su un consenso popolare che, di elezione in elezione, si assottiglia sempre di più.

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Luciana Grosso