Emergenza abitativa in Europa, in arrivo il piano casa dell'Unione europea

È ormai uno dei problemi più sentiti all’interno dell’Unione Europea: la casa, il costo degli affitti, l’impossibilità per intere fasce sociali di trovare un tetto a prezzi accessibili in luoghi sicuri. Anche a Bruxelles negli ultimi anni se ne sono resi conto tanto che il governo Ue ha istituito la figura del Commissario alla Casa e il Parlamento ha dato vita ad una Commissione parlamentare temporanea incaricata proprio di stendere un rapporto sul problema abitativo che coinvolge l’intera Unione. Dopo il Covid ci si è resi conto che bisognava intervenire ed occuparsi dell’argomento. L’impennata dell’inflazione, l’erosione del potere d’acquisto dei salari, i mutui alti, il ritorno più di prima del turismo di massa e della ricerca di case vacanze, sono tra i fattori che hanno contribuito all’esplosione del problema casa. Nonostante, quindi, questo sia sempre stato prerogativa dei singoli Stati membri, o nel caso dell’Italia, delle amministrazioni regionali, l’Unione Europea ha capito che anche Bruxelles doveva affrontare la questione. Questa infatti è, secondo diversi sondaggi, una delle problematiche più sentite dai cittadini europei, e il non affrontarla è una delle principali cause di disaffezione e sfiducia nei confronti dell’Ue. Casa e politiche sociali “Negli ultimi decenni – ci spiega l’europarlamentare Irene Tinagli che è a capo della Commissione del Parlamento Europeo per l’emergenza casa – gli Stati europei hanno smesso di occuparsi del problema. Mentre nel dopoguerra abbondavano i piani per consentire ai cittadini di avere case accessibili e a basso prezzo, dagli anni ’80 in poi, con l’aumento del benessere, la questione è stata accantonata ed affidata al libero mercato. La casa non ha più fatto parte delle politiche sociali di un governo come lo sono la scuola, la sanità, le pensioni. E questo è stato un grande errore perché consentire ai cittadini di abitare nei grandi centri abitati, garantire il diritto alla casa per le persone più in difficoltà, evitare l’abbandono di intere aree urbane, è anche un modo per garantire sicurezza, diminuire la criminalità e l’esclusione sociale e favorire la qualità della vita all’interno dei nostri centri abitati”. Negli ultimi tempi si è fatto un gran parlare del problema degli appartamenti affittati per periodi brevi, del pullulare delle case vacanza e dell’attività delle grandi piattaforme on line che offrono questi servizi. Al riguardo la Commissione Europea ha intenzione di iniziare a coinvolgere le piattaforme web che vengono utilizzate come agenzie. Queste saranno in qualche modo responsabilizzate se i proprietari di case che ne usufruiscono dovessero violare qualche legge o disposizione locale che limita il ricorso a questo tipo di affitto. Leggi e normative che di giorno in giorno sono sempre più numerose in tutta Europa. Le leggi europee Ma la sfida principale per aumentare il numero delle case a basso prezzo a disposizione di chi ne ha bisogno è quella di cambiare le leggi europee sugli aiuti di Stato e consentire sovvenzioni e investimenti per i costruttori che si impegnano ad edificarle. “Stiamo collaborando con la Banca europea per gli investimenti per sostenere gli sforzi locali volti a costruire 1,3 milioni di case nuove o ristrutturate in tutta Europa, perché' questa crisi abitativa non riguarda mattoni e cemento. Si tratta di dare alle persone le fondamenta su cui costruire la propria vita” Ha detto Ursula von der Leyen incontrando i sindaci delle città europee. E pochi giorni fa il commissario alla Casa Jorgensen ha parlato della necessità di uno spirito comune europeo, come quello visto per combattere il Covid, anche per affrontare la questione abitativa. “Il problema – spiega Irene Tinagli – è che ormai i costruttori privati non fanno più case di bassa fascia perché non conviene. Il real estate è diventato un asset d’investimento che garantisce guadagni smisurati nella fascia medio alta. E non solo gli Stati non fanno più politiche abitative ma i vari enti pubblici che avevano case popolari a disposizione per i più bisognosi se le sono vendute nel corso degli anni mettendole sul mercato per fare profitti o coprire i propri buchi di bilancio”. Quindi è necessario che il settore pubblico smetta di vendere le case popolari e anzi torni a fare una vera politica abitativa e a progettare quartieri e blocchi residenziali dove sia possibile affittare casa sia a prezzi molto popolari, per chi non potrebbe altrimenti, sia a prezzi calmierati per la classe media. Coordinamento e pianificazione Ci sono però altre soluzioni. “Secondo me – dice Tinagli - bisogna cominciare a pensare a dei nuovi modelli per sostenere delle collaborazioni tra pubblico e privato. Modelli che prevedano un forte coordinamento e una grande pianificazione del settore pubblico con un coinvolgimento dei privati. Questi però non dovrebbero mettersi in un’ottica speculativa per guadagnare il massimo il prima possibile ma dovrebbero essere pronti ad avere utili magari più duraturi nel tempo garantiti da banche. Progetti a 20, 30 anni, tipo titoli di Stato che garantiscono guadagni contenuti ma sicuri a chi costruisce, e case a prezzi accessibili per chi non può permettersi affitti alti. Si tratta anche di garantire alla classe media costituita da insegnanti, poliziotti, infermieri, di non lasciare intere zone e centri abitati andando a vivere lontano dalla sede del proprio lavoro”. Incoraggiare le tecnologie L’aumento di abitazioni offerte a prezzi calmierati per la classe media, ragionano a Bruxelles, sarebbe anche un modo per far sì che si abbassino in generale i prezzi sul libero mercato. Se tornano ad esserci alternative abbordabili, anche i proprietari di case dovranno adeguare le loro richieste ad un mercato che offre prezzi più bassi. Le iniziative allo studio e le questioni da affrontare quando si parla di crisi abitativa insomma sono parecchie. La presidente della Commissione Europea ha sottolineato ad esempio la mancanza di abitazioni economiche a disposizione degli studenti. La stessa Irene Tinagli conferma che “il ritorno alla costruzione e progettazione di studentati adiacenti alle università è uno dei punti fondamentali da affrontare. Tra l’altro – aggiunge – per abbassare i prezzi e rendere conveniente l’edificazione di nuove abitazioni ai costruttori ed il loro acquisto o affitto a chi ne ha bisogno, stiamo insistendo anche sulla necessità di aggiornare le tecniche di costruzione, che sono le stesse di 50 anni fa. Ci vogliono standard nuovi, tecniche che consentano di costruire in sicurezza ma a prezzi più bassi e in tempi più brevi. Le tecnologie esistono ma bisogna incoraggiarle”. Entro metà dicembre la Commissione Europea presenterà il suo piano casa, era previsto per i primi mesi del prossimo anno, ma l’interesse del pubblico e la sensibilità dell’argomento hanno spinto l’esecutivo europeo ad accorciare i tempi. Ora ci si aspetta che le ricette proposte siano all’altezza.

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Renato Coen