A che punto siamo con la parità di genere nei parlamenti dell'Ue?

Sebbene l'obiettivo della parità di genere nelle istituzioni politiche sia ancora lontano dall'essere pienamente raggiunto, i dati relativi agli ultimi dieci anni evidenziano come l’uguaglianza nella rappresentanza politica stia lentamente avanzando, pur con forti disparità tra gli Stati membri. Nel 2024, le donne occupavano un terzo – il 33,4% – dei seggi nei parlamenti nazionali degli Stati membri dell'Unione europea. Un dato che rappresenta un progresso rispetto al 2014, quando la stessa percentuale ammontava al 27,8, ovvero 5,6 punti percentuali in meno. Non sorprende che a guidare la classifica dei Paesi con la maggiore presenza di donne nei rispettivi parlamenti nazionali siano tre Stati scandinavi: la Svezia, con il 45,6% di deputate, seguita da vicino dalla Finlandia e dalla Danimarca . All’estremo opposto si trovano invece Cipro, con solo il 14,3% di parlamentari donne, l’Ungheria e la Romania , che rimangono ben al di sotto della media europea. Rispetto al 2014, tre Paesi membri hanno registrato progressi particolarmente rilevanti, con aumenti superiori ai 10 punti percentuali nella rappresentanza femminile in parlamento: Malta ha visto il maggiore balzo in avanti , seguita dalla Lettonia e dalla Francia . Questi miglioramenti sono spesso il risultato di riforme legislative, introduzione di quote di genere o campagne politiche mirate a promuovere una maggiore partecipazione delle donne nei ruoli decisionali. Anche l’Italia ha registrato un incremento negli ultimi dieci anni, sebbene inferiore alla media Ue. Nel nostro parlamento le donne sono passate dal 30,3% del 2014 al 33,8% del 2024, per un aumento di soli 3,5 punti percentuali. A giocare un ruolo in questo dato non particolarmente incoraggiante è stata anche la prima flessione nel numero di donne in parlamento da vent’anni a questa parte, avvenuta con l’insediarsi della 19esima legislatura nel 2022. Anche i parlamenti degli altri due principali Paesi Ue hanno registrato trend simili, dovuti principalmente alla crescita dei partiti di destra e centrodestra, che tendono ad avere meno donne tra i propri ranghi. Anche in Germania, infatti, le ultime elezioni hanno portato a un calo del numero di donne in parlamento, così come le ultime due tornate elettorali in Francia. Ancora più donne nei governi Per quanto riguarda gli esecutivi, il dato europeo mostra un progresso ancora più marcato, che testimonia anche in questo caso un lento ma costante percorso verso una maggiore inclusione delle donne nei ruoli di vertice. Nel 2024, le donne ricoprivano il 35,1% dei posti nei governi nazionali degli Stati membri dell’Unione europea, segnando un aumento di 7,4 punti percentuali rispetto al 2014, quando la quota si attestava al 27,7%. La Finlandia si distingue nettamente, con il 60% dei membri del governo di sesso femminile, superando di gran lunga la media europea. Anche il Belgio , l’Estonia e la Francia hanno raggiunto o superato la soglia della parità, con almeno la metà dei posti governativi occupati da donne. Al contrario, alcuni Stati membri mostrano ancora livelli estremamente bassi di partecipazione femminile a livello governativo. L’Ungheria, in particolare, si colloca in fondo alla classifica con nessuna donna nell’esecutivo nazionale. Anche la situazione in Repubblica Ceca e in Croazia evidenzia una forte sottorappresentanza femminile ai vertici del potere esecutivo. Il Belgio è stato il Paese con l’aumento più marcato negli ultimi dieci anni, con una crescita di ben 32,8 punti percentuali, seguito da Portogallo e Lituania . Anche in questo caso, l’Italia registra un progresso meno evidente rispetto alla media europea: dal 2014 al 2024, la quota di donne nel nostro esecutivo è passata dal 27,1 al 30,2%, per un aumento di soli 3,1 punti percentuali.

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Gianluca De Feo