Macron dice sì allo Stato palestinese: così Parigi sfida l’asse Usa-Israele

Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia riconoscerà ufficialmente lo Stato di Palestina nel corso della prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, prevista a settembre al Palazzo di Vetro di New York. Una scelta dirompente, formalizzata con una lettera indirizzata al presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas – poi pubblicata sul profilo X dell’Eliseo – in cui Macron ribadisce l’impegno “per una pace giusta e duratura in Medio Oriente” e rilancia la necessità di una soluzione a due Stati. Immediata e durissima la reazione di Israele: il premier Benjamin Netanyahu ha accusato il presidente francese di “premiare il terrore”, ritenendo il riconoscimento un segnale pericoloso in una fase in cui Tel Aviv è ancora impegnata nella campagna militare a Gaza. Ma la mossa di Macron ha un peso geopolitico specifico e segna, a suo modo, una svolta. Parigi rompe il fronte G7 e guida l’Europa occidentale Con questa decisione, la Francia diventa il primo Paese del G7 a riconoscere la Palestina come Stato sovrano. Una “prima volta” che potrebbe aprire una faglia profonda tra i Paesi occidentali sul futuro dell’area mediorientale. La scelta dell’Eliseo si inserisce nel solco tracciato nel 2024 da altri Paesi europei – Spagna, Irlanda, Norvegia e Slovenia – che tra maggio e giugno hanno formalizzato il riconoscimento della Palestina, spinti dalla volontà di reagire a una campagna militare israeliana sempre più contestata e dalle pressioni dell’opinione pubblica. Negli ultimi dodici mesi si sono aggiunti all’elenco anche l’Armenia, il Messico e quattro Paesi caraibici . Complessivamente, sono 11 i nuovi riconoscimenti dall’ottobre 2023, quando l’attacco di Hamas a Israele e la durissima reazione di Tel Aviv hanno riacceso l’attenzione globale sulla questione palestinese. Un’accelerazione diplomatica impressionante, se si pensa che nei dieci anni precedenti solo sette Paesi avevano riconosciuto formalmente la Palestina. Tra questi, il più influente era stato senza dubbio il Vaticano, che lo fece nel 2013. I numeri del riconoscimento: chi è dentro e chi resta fuori A settembre, con la Francia, saranno 148 su 193 i Paesi membri delle Nazioni Unite ad aver riconosciuto la Palestina. A restare fuori è ormai solo lo “zoccolo duro” dell’Occidente geopolitico: gli altri sei membri del G7 , Israele ovviamente, ma anche Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Thailandia. Tra i Paesi europei a non aver ancora formalizzato relazioni diplomatiche con l’Anp figurano alleati storici di Israele come Grecia e Stati baltici, ma anche Paesi neutrali come Svizzera e Austria. Molti degli Stati che non riconoscono la Palestina non facevano parte del Patto di Varsavia, a differenza dell’Europa orientale e dell’ex blocco sovietico, da sempre più incline al riconoscimento della causa palestinese. L’impatto politico: Parigi divide l’Occidente e spinge Londra Il riconoscimento francese non è solo un atto simbolico. Il peso internazionale di Parigi, membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, è decisamente superiore rispetto a quello di altri Stati che negli ultimi mesi hanno compiuto lo stesso passo. E proprio questo elemento rende la mossa di Macron tanto rilevante quanto controversa. Washington e Tel Aviv temono che il gesto francese possa innescare un “effetto domino” tra gli alleati occidentali. Lo stesso segretario di Stato Usa, Marco Rubio, ha definito il riconoscimento “un pericoloso precedente”. Macron, da parte sua, sta esercitando pressioni sul nuovo primo ministro britannico Keir Starmer affinché Londra segua Parigi e riconosca a sua volta la Palestina. Un eventuale allineamento del Regno Unito isolerebbe gli Stati Uniti in sede Onu e renderebbe ancor più difficile per Washington giustificare il blocco della piena adesione palestinese all’Assemblea Generale o al Consiglio di Sicurezza. Un messaggio forte a Israele Alzare ora il tono e annunciare il riconoscimento con ampio anticipo serve anche a rafforzare il messaggio politico dell’Europa a Israele: la linea rossa è stata superata. La scelta di Parigi si accompagna a un’accelerazione diplomatica coordinata. Starmer ha convocato per venerdì un vertice con Francia e Germania nel formato E3, per discutere le vie verso un cessate il fuoco e il sostegno umanitario alla popolazione civile palestinese. Intanto, 25 Paesi hanno firmato una dichiarazione congiunta per chiedere la fine delle ostilità. Il riconoscimento della Palestina rischia di diventare lo strumento più efficace a disposizione delle cancellerie europee per far pressione su Israele. E il fatto che oggi solo una parte del mondo occidentale – e sempre più ristretta – si opponga alla concretizzazione della soluzione a due Stati potrebbe, col tempo, logorare anche i legami di Tel Aviv con i suoi sostenitori storici.

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