Mine antiuomo: diffusione, bonifica e vittime. Tutti i dati

La fuoriuscita dell’Ucraina dalla Convenzione di Ottawa relativa al bando di utilizzo, stoccaggio, produzione e vendita di mine antiuomo indebolisce ulteriormente un accordo a cui mancavano già le firme dei Paesi più grandi, militarizzati e popolosi come Usa, Cina, India e Russia, Iran e Israele. Gli sforzi della Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo – Coalizione per le munizioni a grappolo , il consorzio di ong che vigila sui risultati della Convenzione, non sono, però, vani. In prima istanza per gli impegni che i Paesi aderenti assumono in termini di bonifica delle superfici contaminate da mine, e anche perché l’ICBL-CMC si adopera in un monitoraggio annuale che raccoglie molti dati interessanti per approfondire meglio la situazione. Quindici vittime ogni giorno Il numero annuo di vittime è rimasto significativo nel tempo, nonostante le ripetute revisioni del Trattato . Negli ultimi cinque anni, almeno 29 mila persone sono state uccise o ferite da mine o da altri ordigni bellici esplosivi. Molte altre persone hanno sofferto come vittime indirette a seguito di questi incidenti, ma non trovano spazio nelle rappresentazioni statisticamente nei dati. Nel 2023 sono state registrate 5.757 vittime, poco più di quindici al giorno in linea con la media dell'ultimo quinquennio. Se non visualizzi il grafico, clicca qui I Paesi più colpiti Dopo tre anni consecutivi in cui il maggior numero di vittime era stato registrato in Siria, nel 2023 è il Myanmar ad avere questo triste record, con più di mille incidenti in un anno. Segue proprio la Siria, con 933 vittime, e l’Afganistan con 651. E si affaccia in questa classifica anche uno stato europeo, l’Ucraina, dove il dispiegamento di mine antiuomo operato dall'esercito russo nei territori ucraini conquistati ha causato 580 tra mutilati e morti. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Il problema principale legato alle mine antiuomo è la loro stupidità: interrate per colpire gli eserciti nemici, finiscono per uccidere - anche molti anni dopo il termine del conflitto - molti più civili che militari. Nel 2023 di tutte le vittime registrate l’84 per cento erano civili. E di queste più di una su tre è rappresentata da bambini. Un dato un po’ peggio ma sostanzialmente in linea con la media degli ultimi 25 anni. Dal 1999 al 2023, infatti, l’80 per cento degli incidenti ha visto coinvolti civili e solo il 20 per cento di militari o di personale preposto alla bonifica dei campi minati. Tra i civili sono sempre i bambini a rappresentare la fasce di età più colpita , mentre il 16 percento è costituito da donne o ragazze. Quattro continenti contaminati Fatta eccezione per l’Oceania, le aree contaminate da mine antiuomo e altri ordigni bellici esplosivi interessano tutti i continenti, in più di 50 Paesi in totale. In Europa, dove si sta ancora procedendo alla bonifica delle mine lasciate durante il conflitto jugoslavo degli anni ‘90, il Paese più colpito dal problema è l’Ucraina. Non di ogni nazione, però, è certa, o stimata con sufficiente affidabilità, la quantità di km quadrati contaminati. In alcuni casi l’incertezza è dovuta a conflitti ancora in corso , in altri casi sono gli stessi Stati - che non aderiscono alla Convenzione di Ottawa - a non rilasciare i dati o a far accedere alle zone incriminate gli ispettori ICBL-CMC. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Nel 2023, sette Stati parte del Trattato sulla Messa al Bando delle Mine – Afghanistan, Bosnia-Erzegovina, Cambogia, Etiopia, Iraq, Turchia e Ucraina – hanno segnalato una massiccia contaminazione da mine antiuomo, che occupano una superficie superiore ai 100 km quadrati. Una contaminazione estesa è stata segnalata in Angola, Ciad, Croazia, Eritrea, Mauritania, Sri Lanka e Thailandia. La Croazia, precedentemente considerata a contaminazione massiva, è ora classificata come a contaminazione elevata a seguito di una notevole quantità di terreno bonificato nel 2023. Una contaminazione media è segnalata in cinque Stati parte: Sud Sudan, Sudan, Tagikistan, Yemen e Zimbabwe. Mentre sono dodici gli Stati che hanno segnalato una contaminazione inferiore a 5 km2: Colombia, Cipro, Repubblica Democratica del Congo, Ecuador, Guinea-Bissau, Niger, Oman, Palestina, Perù, Senegal, Serbia e Somalia. Le aree bonificate L’unica vera buona notizia dell’ultimo Monitoraggio dell’ICBL-CMC è quella relativa alla bonifica, che è uno degli obblighi degli Stati che aderiscono alla Convenzione di Ottawa. Tra il 2019 e il 2023, Afghanistan, Cambogia, Croazia, Iraq, Yemen e Zimbabwe sono stati costantemente tra i 10 Paesi che hanno bonificato il maggior numero di terreni contaminati da mine antiuomo. Se non visualizzi il grafico, clicca qui La superficie totale bonificata nel 2023 equivale a 281,50 km2, circa una volta e mezzo la superficie di Milano. Un dato in aumento rispetto ai 219,31 km2 di terreno bonificato e il migliore degli ultimi 5 anni. Ripartiamo da qui, per continuare a sperare.

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