La lunga strada per riportare a casa i bambini rapiti dai russi

Per l’Ucraina sono quasi 20mila, per una ricerca dell’Università di Yale potenzialmente molti di più, fino a 35mila, e il loro destino è un’incognita: parliamo dei minori ucraini sequestrati da parte dei russi dopo il febbraio 2022 e portati in territorio russo dopo che i loro genitori erano stati uccisi o arrestati o dopo essere stati separati dalle famiglie in zone di guerra e nei territori occupati. Parliamo di bambini naturalizzati forzatamente dal Paese invasore, che li ha trasferiti forzatamente in famiglie russe o in orfanatrofi e contrastato ogni forma di ricerca delle tracce da parte di genitori e parenti rimasti in ucraina. Bambini la cui scomparsa è una macchia indelebile sulla condotta della Russia in Ucraina e un problema umanitario che sarà difficile risolvere. Un’inchiesta del Guardian ne dà conto in dettaglio spiegando che molti “sono finiti in orfanotrofio e spariti nel sistema di adozioni russo, dove le leggi sono state recentemente modificate per consentire ai cittadini di adottare e dare in affidamento bambini ucraini”. Secondo diversi attivisti, in alcune strutture dove sono stati trasferiti i minori ucraini in età adolescenziale hanno ricevuto addestramento militare e gli è stato imposto di parlare la lingua russa. Un problema spinoso Tenere traccia di tutto è estremamente difficile vista l’opacità della Russia in guerra e l’incertezza sulle sorti di molte famiglie di provenienza dei minori scomparsi. Lo Humanitarian Research Lab di Yale ha indicato almeno 100 località della Russia in cui i bambini sottratti alle famiglie sono stati trasferiti, ma ora il suo lavoro che avrebbe indicato i nomi di ben 35mila minori trasferiti oltre confine dagli invasori rischia di essere interrotto. Il motivo è da ricercarsi nel taglio dei finanziamenti da parte dell’amministrazione Usa di Donald Trump, che a marzo ha deciso la fine delle sovvenzioni a partire dal prossimo 1 luglio, mettendo a repentaglio il prosieguo di un’attività che, secondo l’Hrl, ha preso piede nel quadro di “una preoccupante riduzione della leadership americana nel contrastare questi crimini". Mosca è da tempo nel mirino di molte organizzazioni internazionali per la sua condotta sui minori sequestrati. L’Onu ha ricordato che la mossa è da ritenersi un crimine di guerra, mentre la Corte Penale Internazionale ha iscritto nel registro dei ricercati non solo il presidente Vladimir Putin ma anche un’alta funzionaria, Maria Lvova-Belova, Commissaria governativa per i diritti dell’infanzia, accusata di essere la coordinatrice del programma di deportazione coatta dei minori ucraini. Kiev ha posto la questione dei bambini scomparsi ai primi posti nelle sue richieste a Mosca per un eventuale accordo di pace quando a maggio le delegazioni dei due Paesi in guerra si sono incontrate a Istanbul, ma da Mosca è arrivata la negazione netta del problema e l’accusa all’Ucraina di star promuovendo uno “stancante teatrino” su questa tematica. La mediazione vaticana Il Guardian ricorda che negli ultimi due anni “solo 1.366 minorenni sono stati rimpatriati o fatti fuggire in Ucraina, secondo l'organizzazione ucraina Bring Kids Back”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel corso del suo viaggio romano per presenziare ai funerali di Papa Francesco a fine aprile, ha riconosciuto che un ruolo importante nel rimpatrio di molti minori è stato giocato dal Vaticano e in particolar modo dal cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e inviato speciale della Santa Sede per la mediazione tra Russia e Ucraina. “Siamo grati per l'assistenza del Vaticano all'Ucraina nel facilitare il ritorno dei bambini ucraini deportati illegalmente”, ha detto Zelensky a margine dell’incontro con Zuppi seguito al funerale di Jorge Mario Bergoglio. Sono 449, quasi un terzo del totale, i bambini ucraini rimpatriati nel 2024 con la mediazione vaticana iniziata a metà 2023. Uno sforzo importante quello di Zuppi, che nel 2023 ha incontrato la stessa Lvova-Belova, ma che da solo chiaramente non può apparire sufficiente a risolvere una problematica spesso sottovalutata nel quadro delle conseguenze del conflitto ucraino ma vitale per la chiusura delle ostilità. La strada si prospetta in salita. E il tema, messo in secondo piano dalla diplomazia internazionale, rischia di essere annacquato per l’opacità russa e l’assenza di strategie diplomatiche e di pressione sulla Russia perché chiarisca la sorte dei minori che ancora mancano all’appello.

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