Tregua in Ucraina, i dubbi sulla risposta di Putin alla proposta degli Usa

Sì a un cessate il fuoco di 30 giorni in cambio della ripresa dell’assistenza militare e d’intelligence americana: l’Ucraina ha aperto alla mediazione di Washington per fermare le ostilità con la Russia nella guerra d’aggressione iniziata da Mosca oltre tre anni fa al vertice bilaterale di Gedda, in Arabia Saudita, e ora la palla è nel campo di Mosca. La Russia di Vladimir Putin accetterà o meno la proposta presentata dal segretario di Stato Marco Rubio al presidente ucraino Volodymyr Zelensky? E che futuro ci sarà per le trattative di pace che Trump ha proposto? Nell’immediato, il Cremlino ha accolto con freddezza i risultati del summit ucraino-americano, giunto a valle di giornate di duri combattimenti nella sacca di Kursk occupata da Kiev ad agosto in territorio russo e di una vasta offensiva coi droni delle forze armate di Zelensky che ha permesso di colpire obiettivi vicino Mosca, a testimonianza del fatto che i combattimenti sono ben lontani dall’esaurirsi. "Aspettiamo tutti con ansia la risposta russa e li esortiamo con forza a considerare la fine di tutte le ostilità", ha detto Rubio dopo l'incontro con la delegazione ucraina. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha sottolineato che Mosca aspetta ragguagli da Washington sulla proposta presentata a Zelensky. La Russia da diverse settimane ha consolidato un’inerzia a lei favorevole sul campo di battaglia, avanza gradualmente nel Donbass e ha riconquistato l’85% dei 1.400 km della sacca di Kursk vedendo nella giornata di ieri le sue truppe penetrare nei sobborghi di Sudzha, principale città dell’oblast russo conquistata da Kiev in estate. Le forze armate di Putin hanno approfittato della fase di stop al sostegno militare americano a Kiev per mettere in difficoltà gli ucraini, e ora la ripresa della condivisione di armamenti e informazioni d’intelligence indubbiamente impatterà sulla loro capacità di consolidare ulteriori guadagni territoriali. La Russia prende tempo Per Rubio “non c’è soluzione militare alla guerra”, ma al contempo la proposta di cessate il fuoco temporaneo avallata da Kiev contraddice due presupposti delle trattative avviate un mese fa da Trump e Putin con la loro telefonata bilaterale del 12 febbraio: il presidente Usa aveva garantito all’omologo russo che il negoziato sarebbe stato unicamente portato avanti tra le due grandi potenze, senza un ruolo diretto per l’Ucraina, e la controparte di Mosca aveva chiesto un accordo di pace che si inserisse in un contesto di generale ridefinizione delle questioni geopolitiche aperte tra la Russia e Washington, senza concedere spazio a soluzioni unicamente temporanee. A gennaio Putin ha detto al Consiglio di sicurezza nazionale della Federazione Russa che "non dovrebbe esserci una breve tregua, che l’Ucraina sfrutterebbe per riorganizzare le forze e riarmarle con l'obiettivo di continuare successivamente il conflitto, ma una pace a lungo termine". Da ambienti vicini al Cremlino la proposta statunitense è stata per ora bocciata: “Qualsiasi accordo deve essere alle nostre condizioni, non a quelle americane … Anche Washington dovrebbe capirlo”, ha scritto su Telegram il senatore del partito di Putin, Russia Unita, Konstantin Kosachev, che si è detto sicuro. “La vittoria sarà nostra”, ha scritto. Mosca "non tollererà di essere presa in giro", gli ha fatto eco il deputato Mikhail Sheremet. Da ambienti vicini a Putin, insomma, percepiscono l’idea che con la mossa di coinvolgere l’Ucraina gli Usa possano lasciare Mosca col cerino in mano, contraddicendo l’iniziale assicurazione di negoziare direttamente con la Russia e prospettando una situazione in cui, in caso di rifiuto della proposta di cessate il fuoco, potrebbe apparire che la volontà di proseguire la guerra è del Cremlino, non di Kiev. Caos generalizzato nella diplomazia Usa “Si prevede che l'inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente e stretto alleato di Trump, Steve Witkoff, si recherà a Mosca questa settimana per un incontro con il leader russo, anche se il Cremlino non ha ancora confermato la notizia”, nota il Guardian, aggiungendo che “un netto rifiuto del cessate il fuoco da parte di Putin rischierebbe di irritare Trump e di minare i loro cordiali rapporti, che hanno portato l'amministrazione statunitense ad adottare un approccio nei confronti di Mosca fondamentalmente diverso rispetto all'Europa”. Su questo piano lavora Zelensky, che chiede “serie conseguenze” per la Russia in caso di rifiuto dell’offerta a lei prospettata. Dopo il deludente incontro della Casa Bianca di due settimane fa, l’esito del vertice di Gedda è stato nettamente migliorativo per l’amministrazione ucraina: gli Usa hanno avallato una proposta di cessate il fuoco più ampia di quella inizialmente prospettata da Kiev, che prevedeva uno stop ai combattimenti in mare e in cielo e la fine dei raid sulle infrastrutture dei due Paesi in guerra, e hanno sostanzialmente posto la Russia di fronte alle sue responsabilità. Un esito insperato per l’Ucraina che sicuramente non risolve ancora i nodi delle garanzie di sicurezza del Paese invaso ma, indubbiamente, ne rafforza la tenuta in un contesto di grande difficoltà militare e politica. Ora la palla passa a Putin: all’inquilino del Cremlino la scelta se dare o meno il via libera al primo cessate il fuoco dopo tre anni di guerra.

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