Perché la versione di Assad sulla sua fuga a Mosca non è convincente

Bashar al-Assad, presidente siriano deposto, torna a parlare da Mosca, ma la versione che racconta sulla fine del suo regime non convince e appare, piuttosto, un tentativo di auto-assolversi. La sconfitta? L’ha causata la fuga dell’esercito lealista dalle sue posizioni. La fuga? L’ha organizzata la Russia. L’ex presidente siriano, riparato a Mosca l’8 dicembre scorso, ha pubblicato una sua versione dei fatti in cui prende posizione senza esprimere alcuna forma di autocritica per la repentina fine del suo governo, travolto in dieci giorni dall’avanzata delle forze ribelli. Nel documento, Assad nega di essersi dimesso dalla presidenza, come il ministero degli Esteri di Mosca aveva dichiarato nel giorno in cui era stato esfiltrato, e rivendica che “l’unica mia linea d'azione era continuare a combattere contro l'assalto terroristico". Su questa sua volontà sarebbe intervenuta direttamente la Russia, organizzando la sua evacuazione. Scrive Assad che nella giornata dell’8 dicembre ha deciso di recarsi di sua iniziativa nelle basi russe presso la costa "per supervisionare le operazioni di combattimento” nel quadrante di Homs. Qui l’ormai ex presidente avrebbe dapprima “scoperto che tutte le formazioni dell’esercito si erano ritirate dalle proprie postazioni” e in seguito “subito un attacco con droni” che avrebbe convinto Mosca a organizzare l’evacuazione. Questa versione dei fatti cozza con tutte le ricostruzioni emerse finora e, soprattutto, appare totalmente incoerente con la realtà dei fatti sul terreno. Le contraddizioni di Assad Se Assad si fosse recato nell’area di Homs tra il 5 e il 7 dicembre la mossa avrebbe avuto una ratio: il fronte di Damasco appariva tranquillo, l’Esercito Arabo Siriano dopo la perdita di Aleppo e Hama resisteva alle porte di Homs contro Hay’at Tahrir al-Sham e la prospettiva di poter costruire una linea difensiva esisteva. Ma quando il 7 dicembre si è mosso anche il fronte sud, con i ribelli di Dara’a che hanno rapidamente circondato Damasco, qualsiasi possibilità di opposizione era totalmente scemata. E, del resto, le cronache raccontano di un regime imploso sotto i colpi dell’avanzata ribelle, di unità dell’esercito lasciate senza ordini, di gerarchi che si sono dileguati mentre intorno a loro tutto franava, di un presidente che non ha mandato un singolo messaggio, un appello, un invito alla resistenza. Concludendo la sua parabola con una fuga silenziosa di cui erano all’oscuro i suoi stessi collaboratori. Secondo quanto sottolineato da Reuters, che ha sentito ben quattordici persone vicine al Rais, Assad avrebbe abbandonato la Siria nella giornata dell’8 dicembre, dopo un summit con i vertici militari a Damasco. In quel contesto, ricorda la testata indiana First Post, Assad “assicurò agli alti funzionari militari e della sicurezza che i rinforzi russi erano imminenti, esortandoli a mantenere la posizione”. La fuga è stata organizzata in fretta e furia, come dimostra il totale abbandono degli oggetti e degli effetti personali ritrovati dai ribelli, compresi diversi documenti dall’alto valore politico, nella residenza personale del presidente nella capitale. La realtà: Assad ha abbandonato il suo esercito Le parole di Assad sembrano il tentativo di rispondere all’accusa di aver abbandonato al suo destino il suo esercito e di essersi ritirato senza nemmeno combattere. "Assad non ha nemmeno fatto un'ultima resistenza. Non ha nemmeno radunato le sue truppe", ha detto Nadim Houri, direttore esecutivo dell'Arab Reform Initiative. In realtà, l’ex presidente siriano sapeva che gli aiuti di Mosca non sarebbero mai arrivati e avrebbe pianificato perciò la propria personale sopravvivenza. La sua fuoriuscita è avvenuta mentre la Russia e l’Iran, suoi maggiori alleati, negoziavano a Doha con la Turchia la transizione di potere mirando a limitare i danni di una sconfitta strategica che la totale inconsistenza della reazione del vecchio regime ha accelerato e amplificato. Nel frattempo, sulla sua fuga a Mosca si indaga anche in relazione alla possibilità che l’ex presidente possa aver trafugato circa 250 milioni di dollari in contanti, accumulati con la corruzione e il traffico di captagon in cui pare che la famiglia di potere per eccellenza della Siria fosse coinvolta a pieno titolo. La caduta del regime si è consumata velocemente, senza onore ed è stata un completo disastro per Assad e i suoi sostenitori. E questo nessuna dichiarazione del deposto leader potrà mai cancellarlo.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Perché la versione di Assad sulla sua fuga a Mosca non è convincente