L’Argentina di Milei un anno dopo: tra promesse mantenute e costi sociali

Una lotta “contro il cancro dell’inflazione”. Una “motosega” per dare un taglio netto con i suoi predecessori alla guida dell’Argentina. Ma anche, “la più grande manovra della storia dell’umanità”. Queste sono solo alcune delle espressioni che il presidente argentino Javier Milei ha utilizzato per descrivere il suo programma politico. A un anno dall’elezione, l’economista libertario ha mantenuto le sue promesse di cambiamento radicale, ottenendo risultati significativi nella lotta all'inflazione, ma a un prezzo sociale altissimo. Inflazione in calo Il principale successo del primo anno alla presidenza di Milei è stato il drastico calo dell'inflazione. L'indice dei prezzi al consumo è sceso dal 25,5% mensile del dicembre 2023 al 2,7% di ottobre 2024, il livello più basso dal novembre 2021. La stabilizzazione del "dollaro blu" è un altro risultato significativo dell'amministrazione Milei. Il "dollaro blu" rappresenta il tasso di cambio del dollaro sul mercato nero argentino, nato in risposta alle severe restrizioni governative sull'acquisto di valuta estera. La diminuzione del divario tra il cambio ufficiale e quello non ufficiale è stata ottenuta grazie a una politica di "emissione zero" e a un ambizioso programma di amnistia fiscale. Quest'ultimo, noto come "Pacto Fiscal", ha permesso di far rientrare nel sistema finanziario argentino circa 18 miliardi di dollari di capitali non dichiarati, rafforzando le riserve in valuta estera del Paese e contribuendo a stabilizzare il mercato dei cambi. Tuttavia, questa misura non è esente da rischi: l'Asociación Americana de Juristas che ha evidenziato infatti come il condono fiscale comporti un alto rischio di incremento delle operazioni di riciclaggio di denaro. La “motosega” su scuola, sanità e infrastrutture Per ridurre l’inflazione, la “motosega” di Milei si è abbattuta sulla spesa pubblica, con la chiusura di 13 ministeri e forti tagli nei settori delle infrastrutture, dell’istruzione, della sanità e nella ricerca. Nel settore dell'istruzione, l’esecutivo ha eliminato il Fondo nazionale di incentivi ai docenti e ridotto del 50% il budget destinato alla scuola. Le università sono state particolarmente colpite, con finanziamenti bloccati e non adeguati all'inflazione, causando gravi carenze di risorse e portando a manifestazioni di massa di studenti e professori. Anche il sistema sanitario ha risentito dei tagli, ricevendo il 28% in meno di fondi nonostante un aumento della domanda negli ospedali pubblici. Inoltre, il blocco totale dei progetti di opere pubbliche ha comportato la perdita di 200.000 posti di lavoro nel settore delle costruzioni. Più della metà degli argentini sotto la soglia di povertà “Il modo migliore per lottare contro la povertà è lottare contro l’inflazione”, ha affermato Manuel Adorni, portavoce della presidenza argentina: una teoria che, al momento, in Argentina, non si è ancora trasformata in realtà. Anzi: nei primi sei mesi del mandato di Milei, la percentuale della popolazione che vive sotto la soglia di povertà ha raggiunto il 52,9%: un aumento di 11 punti percentuali rispetto al semestre precedente e un ritorno a cifre che nel Paese non si vedevano dal periodo successivo alla crisi economica del 2001-2002. I settori della popolazione più colpiti sono stati i lavoratori pubblici, i pensionati e i bambini. I dipendenti pubblici hanno visto un calo del 16,8% del potere d'acquisto reale a causa dei tagli alla spesa e del congelamento dei salari, aggravato dalla svalutazione della moneta locale, il peso, del 54%, che ha eroso il valore degli stipendi. La situazione è stata ulteriormente complicata dall'eliminazione del programma “Potenciar Trabajo”, che forniva un'importante rete di sicurezza sociale a un milione di beneficiari. Anche i pensionati hanno subito gravi perdite: la controversa decisione di Milei di calcolare gli aumenti delle pensioni escludendo il picco inflazionistico di gennaio ha portato a una riduzione reale del reddito, lasciando molti anziani, in particolare quelli con pensioni minime, in difficoltà nel coprire le spese quotidiane. Infine, il tasso di povertà tra i bambini sotto i 14 anni è salito al 66%, mentre i tagli ai finanziamenti per le organizzazioni sociali hanno ridotto l'accesso a servizi essenziali come la distribuzione di cibo attraverso le mense comunitarie. Popolarità in calo Nonostante i risultati economici positivi, la popolarità di Javier Milei ha subito un significativo calo negli ultimi mesi, riflettendo le crescenti preoccupazioni degli argentini riguardo alle sue politiche di austerità. Dopo un picco di gradimento del 54% a maggio, il sostegno al presidente è sceso costantemente, arrivando a circa il 40% in ottobre: una cifra che sarebbe ancora considerata positiva in altri contesti, ma non in quello di una presidenza delicata come quella di Milei. "È in netta minoranza al Congresso, non ha nemmeno un governatore affine e il suo partito, La Libertad Avanza, è in costruzione. Milei è un leader senza struttura politica che ha bisogno del sostegno popolare come nessun altro presidente argentino dal ritorno alla democrazia nel 1983", ha commentato Pablo Touzón, direttore della società di consulenza Escenarios. Nonostante ciò, Mariel Fornoni di Management & Fit osserva: "è anche vero che l'opposizione non è così debole da tempo. Le persone che non vogliono Milei non vogliono nemmeno che torni qualcosa che già esisteva. In questo senso, non appare nulla di nuovo, né c'è spazio perché lo faccia. Oggi nessuno vede un'opzione migliore o che abbia la forza necessaria per affrontare Milei". Il secondo anno alla presidenza sarà cruciale: Milei dovrà dimostrare di poter mantenere la stabilità economica mitigando al contempo le difficoltà che le sue politiche hanno causato a milioni di argentini. La sua capacità di costruire un consenso più ampio per la sua agenda radicale determinerà non solo il suo futuro politico, ma anche il destino di una nazione che spera in un futuro migliore dopo decenni di turbolenze economiche.