Usa, rinviata pena per Trump nel caso pornostar. Il tycoon: "Ora va annullato"

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La decisione del giudice nel caso dei pagamenti in nero alla pornostar Stormy Daniels, prevista in precedenza per il 18 settembre, slitta al 26 novembre, quindi dopo il voto delle presidenziali. In un post sul suo social media Truth, Trump ribadisce che quella nei suoi confronti è "una caccia alle streghe", sottolineando che il suo obiettivo è arrivare all'annullamento del caso

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A pochi giorni dal primo dibattito televisivo con Kamala Harris e a sole nove settimane dalle elezioni, Donald Trump incassa un'importante vittoria sul fronte giudiziario: il rinvio della pena nel caso dei pagamenti in nero alla pornostar Stormy Daniels, prevista in precedenza il 18 settembre. Il tycoon ha accolto con favore la decisione del giudice Juan Merchan di rinviare l'entità della pena al 26 novembre, quindi dopo il voto delle presidenziali. In un post sul suo social media Truth, Trump ribadisce che si tratta di "una caccia alle streghe" contro di lui e chiede che il caso "sia annullato" in base alla sentenza della Corte suprema americana sull'immunità.

 

Trump tra giustizia e politica

La buona notizia per il tycoon è arrivata nel giorno in cui è tornato in tribunale a New York per un altro dei tanti procedimenti giudiziari che lo vedono coinvolto, l'appello contro la condanna a risarcire 5 milioni di dollari a Jean Carroll. "Sono io che dovrei denunciare lei", ha esordito l'ex presidente dopo l'udienza della scrittrice e giornalista che lo ha accusato di violenza sessuale e diffamazione. "Non si ricorda neanche quando è avvenuto l'episodio. Si è inventata tutto dopo aver visto una puntata di Law and Order", ha attaccato l'ex presidente parlando con i giornalisti alla Trump Tower in quella che era stata annunciata come una conferenza stampa ed invece si è rivelata un monologo di 45 minuti senza domande da parte dei giornalisti. Il tycoon ha anche insultato con una delle sue frasi sessiste un'altra donna che lo ha accusato di abusi. "Non sarebbe stata lei la prescelta", ha detto dipingendosi come la "vittima" di bugie da parte delle sue accusatrici. The Donald ha poi attaccato il sistema giudiziario "corrotto" e i procuratori che lo indagano "su ordine" di Harris, che ormai ha sostituito Joe Biden nelle sue invettive anti-giudici. Quindi è passato a prendere di mira direttamente la rivale, insinuando che la rete sulla quale si svolgerà il loro primo dibattito il 10 settembre sia alleata della candidata democratica. "Ha voluto farlo su Abc perché sono suoi amici, conoscerà tutte le domande in anticipo", ha dichiarato il tycoon. "A me va bene lo stesso, l'ho lasciata scegliere, se no non lo avrebbe fatto", ha aggiunto.  Intanto Harris ha incassato il sostegno di una novantina di top manager americani, tra cui James Murdoch, il figlio di Rupert. Tra i firmatari di una lettera a sostegno della democratica, ci sono uniti Peter Chernin, co-fondatore e partner del Chernin Group, Barry Diller presidente di Iac ed ex Ceo di Paramount, il capo di Yelp, Jeremy Stoppelman, e Michael Lynton, ex amministratore delegato di Sony Entertainment. Ma anche il miliardario Mark Cuban, proprietario dei Mavericks, la squadra di basket di Dallas, e l'ex campione della Nba Earvin 'Magic' Johnson, oggi presidente e Ceo di Magic Johnson Enterprises. Ha ovviamente firmato Jeffrey Katzenberg, ex Ceo di DreamWorks ed ex presidente degli studi Disney, che è stato uno dei grandi raccoglitori fondi di Biden prima che si ritirasse. La lettera non nomina esplicitamente Trump, ma afferma che Harris "rappresenta la strada migliore per sostenere la forza, la sicurezza e l'affidabilità della nostra democrazia e della nostra economia". E in favore della vice presidente anche la sentenza del guru delle previsioni sul voto americano, lo storico Allan Lichtman, che da oltre 40 anni ha indovinato tutti i vincitori. Il 77enne professore all'American University di Washington ha stabilito che sarà Harris a conquistare la Casa Bianca a novembre, grazie a una teoria basata su 13 domande 'vero o falso'. Lichtmann fu uno dei pochi a prevedere la vittoria di Trump nel 2016 e dal 1984 ha sbagliato solo una volta nel 2000 con la sfida tra George W. Bush e Al Gore.

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