Generazione Europa: come l’Unione europea si prepara alle elezioni di giugno

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Ludovica Rossi

Ludovica Rossi

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Manca sempre meno alle elezioni europee di giugno. Un sondaggio dello European Council on Foreign Relations ha analizzato le strategie messe in campo dai vari partiti e le sensazioni dell'elettorato nei confronti dell'Unione. Ne abbiamo parlato con Arturo Varvelli, direttore dello Ecfr di Roma

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Mancano dieci settimane alle elezioni europee e sono diversi i temi al centro dell’attenzione, dall’immigrazione, alle due guerre in Ucraina e in Medioriente, dall'andamento economico alla crisi climatica. Un sondaggio pubblicato lo scorso 21 marzo dallo European Council on Foreign Relations ha evidenziato come l’approccio prevalente adottato da molti partiti tradizionali si dirami in una duplice strategia, che da un lato punta ad imitare le politiche di destra sulla questione migratoria e dall’altro enfatizza una narrazione incentrata sul successo riscontrato dall’Unione europea in una serie di ambiti. Un approccio che però, sempre secondo l'Ecfr, non starebbe dando i frutti sperati.

 

Cosa preoccupa gli europei: immigrazione o emigrazione?

L’esito del sondaggio ha mostrato come, in realtà, la tematica migratoria non sia al centro delle preoccupazioni degli elettori, molto più sensibili, invece, alle questioni economiche o agli effetti della pandemia da Covid 19. Dall’analisi si rileva che, accanto all’immigrazione, è anche l’emigrazione a interessare i cittadini. In Italia, per esempio, il numero delle persone preoccupate per i “cervelli in fuga”, pari al 27% del totale, supera quello delle persone preoccupate invece per gli stranieri che cercano di raggiungere il Paese e che rappresentano il 25% del totale. “L’emigrazione italiana all’estero è costituita soprattutto da individui con una cultura medio-alta e il timore nei suoi confronti è percepito prevalentemente tra i partiti di sinistra più che tra quelli di destra – commenta Arturo Varvelli, direttore dello European Council on Foreign Relations di Roma –. Comincia ad essere un tema importante, che ribalta anche un po' la concezione che abbiamo sul problema globale delle migrazioni”.

In altri Paesi europei, come la Germania, la Polonia e la Francia, continua ad essere radicata invece la paura dell’immigrazione, che viene sfruttata dai partiti di destra.

 

L’Ue in Ucraina e Medioriente: strategie che non convincono l’elettorato

Tra i punti principali evidenziati dall’Europa come cardini del proprio operato spiccano i due conflitti in Ucraina e in Medioriente. Due crisi che “avranno un impatto importante, perché incidono nella nostra vita di tutti i giorni, portando insicurezza. La crisi ucraina ci tocca da vicino ed è responsabile di aver riportato la guerra nel nostro dibattito pubblico quotidiano” prosegue Varvelli. Come evidenzia il sondaggio, nella maggior parte dei Paesi europei gli elettori si dicono scontenti del ruolo dell’Unione europea nell’ambito del conflitto con la Russia.

Non dissimile è l’atteggiamento nei confronti della situazione a Gaza, sebbene in questo caso la posizione europea sia stata molto differente rispetto a quella adottata per l’Ucraina e molto meno proattiva. “Quello mediorientale è un argomento tossico per molti Paesi europei: per la Germania, per esempio, che, essendo molto vicina ad Israele dalla fine del Secondo conflitto mondiale, ha appiattito la propria posizione nei suoi confronti. Dall’altra parte ci sono Stati come la Francia, che, avendo un elettorato di un milione di cittadini di cultura e lingua araba e musulmana, è quindi molto più sensibile alla causa”. Diversità che rendono difficile trovare un accordo e che, per il direttore di Ecfr, spiegano la sostanziale neutralità europea in questa crisi.

 

Difendere le elezioni dalla disinformazione: le linee guida europee

A prescindere dai temi, un obiettivo imprescindibile per Bruxelles è combattere disinformazione e fake news durante il periodo di campagna elettorale. Per difendere il voto la Commissione europea ha presentato una serie di linee guida, destinate a tutte le piattaforme con oltre 45 milioni di utenti, come Instagram, Facebook, X, TikTok e altri social. Sono stati introdotti differenti strumenti per combattere le fake news, come un team di esperti multilingue incaricati di controllare quanto accade online, un’etichettatura chiara per la pubblicità politica e misure specifiche per l’intelligenza artificiale. “Si tratta di un tema altamente sensibile, che rappresenta un rischio importante per la proiezione che ha nel campo della propaganda – spiega Varvelli –. Non è la prima volta che per esempio Mosca o altri attori esterni cercano di viziare le campagne elettorali dei Paesi europei e noi dobbiamo essere consapevoli che anche le notizie rappresentano una delle tante forme di competizione della guerra”.

 

Una laurea unica ed europea, per formare i cittadini del futuro

Allo stesso tempo, l’Unione cerca di parlare sempre più ai più giovani. Così tra i suoi ultimi atti la Commissione Von der Leyen ha presentato la futura “laurea europea”. Evoluzione di quel Programma Erasmus che ha formato gli europei di oggi, si tratta di un processo composito che punta a creare un nuovo titolo di studio, rilasciato in seguito a programmi transnazionali di laurea, master o dottorato erogati a livello nazionale, regionale o istituzionale, riconosciuto automaticamente e ovunque all’interno dell’Unione europea perché, come ha sottolineato il commissario competente Margaritis Schinas, l’istruzione è “un simbolo del nostro modo di vivere e una promessa per le generazioni più giovani. La laurea europea vedrà tutti vincenti: studenti, insegnanti, datori di lavoro e anche i nostri concorrenti”.

Per arrivarci, l’Euro-esecutivo ha proposto un approccio graduale ai Ventisette, individuando due percorsi. Il primo prevede l’assegnazione di un bollino europeo ai programmi di laurea congiunti che soddisfano i criteri proposti. Il secondo, invece, è quello di una laurea piena, basata su criteri comuni e ancorata alla legislazione nazionale, rilasciata in contemporanea da diversi istituti europei.

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