Generazione Europa, che cosa cambia con la nuova legge europea sui mercati digitali

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Ludovica Rossi

Ludovica Rossi

©IPA/Fotogramma

Mercati digitali più equi e sicuri e consumatori più liberi e consapevoli: sono questi gli obiettivi principali che si prefigge la nuova Legge europea sui mercati digitali. Che cosa prevede e come si traduce nella pratica? Risponde Roberto Viola, direttore generale per le politiche digitali della Commissione europea

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Da giovedì 7 marzo il Digital Markets Act, il regolamento europeo sui mercati digitali, diventa legge per sei grandi piattaforme: Alphabet, che è la holding di Google, Amazon, Apple, Meta, Bytedance e Microsoft. Ma di cosa si tratta e, soprattutto, cosa comporterà nel concreto per gli utenti sul web?

 

DMA: che cos’è la nuova legge europea sui mercati digitali

Forse vi sarà successo, ultimamente, di imbattervi in comunicazioni riguardanti nuove “modifiche legislative nella tua area geografica” utilizzando, per esempio, alcuni servizi di Meta: “stiamo fornendo la possibilità di modificare il modo in cui le tue informazioni su Facebook vengono usate nell’esperienza su Messenger” o “Continua a usare l’account Facebook o crea un nuovo account Messenger”. I cambiamenti a cui si fa riferimento sono quelli introdotti dalla nuova legge europea sui mercati digitali, adesso operativa per sei cosiddetti “gatekeeper”, cioè le aziende “guardiane” che occupano una posizione dominante all’interno dell’economia digitale.

In Europa sono attive più di 10mila piattaforme online, ma oltre il 90% di queste sono di piccole o medie dimensioni e spesso si ritrovano in condizioni di subordinazione rispetto ai grandi colossi. Grazie al loro rilievo, le big tech sono infatti capaci di esercitare funzioni di controllo su altre imprese e sugli utenti che navigano in Internet, ottenendo vantaggi significativi rispetto ai concorrenti inferiori. È per porre fine a questo squilibrio che l’Unione Europea ha introdotto una normativa finalizzata a garantire condizioni di parità tra le aziende digitali, indipendentemente dalle loro dimensioni.

 

Che cosa comporta il nuovo regolamento

Il testo di legge introduce delle regole chiare, sottoponendo le big tech all’osservanza di un elenco di obblighi e uno di divieti. Che cosa cambierà, quindi, nella pratica? Apple dovrà, per esempio, garantire agli utenti la possibilità di scaricare app store alternativi sul proprio telefono, senza vincolarli necessariamente all’Apple store o di installare un browser web di loro scelta come motore di ricerca predefinito. Un servizio di Meta come Whatsapp potrà essere connesso con un altro sistema di messaggistica sviluppato da un’altra impresa qualora quest’ultima lo richieda.

Al contrario, i gatekeeper non potranno conferire ai propri prodotti o servizi una posizione di rilievo nei risultati di ricerca, vantaggiosa rispetto a quella di altre aziende; o utilizzare i dati raccolti dalle attività dei concorrenti sulle loro piattaforme per propri scopi; o ancora monitorare l’attività dei consumatori sul web per pubblicità mirate senza consenso esplicito.

 

Le sanzioni

Compito della Commissione europea sarà quello di garantire il rispetto di queste norme da parte delle aziende gatekeeper, sanzionando i comportamenti scorretti. “Le multe fanno parte dell’esercizio di un potere che è quello di far rispettare le regole della concorrenza” – spiega Roberto Viola, Direttore Generale per le politiche digitali della Commissione europea –. “Per riuscire a portare a termine un’indagine nel campo della concorrenza servono anni e il mondo del web avanza alla velocità della luce. Per questo, a fianco delle regole classiche, abbiamo istituito degli strumenti regolamentari, come il DMA, che possono prevedere sanzioni molto pesanti in caso di mancato rispetto”. Le multe possono arrivare fino al 10% del fatturato annuo, ma anche al 20% in caso di comportamenti recidivi. In caso di violazioni sistematiche, poi, possono essere imposti ulteriori rimedi comportamentali e strutturali, tra cui la divisione di un’impresa.

 

L’obiettivo dell’Europa

“Il senso di quello che vogliamo fare è che le persone in Europa non siano semplici consumatori, ma cittadini a tutti gli effetti: con i loro diritti, la loro libertà di scelta e la loro dignità di fare impresa sul web”, prosegue Viola. “Parità di regole e di opportunità: è quello che vogliamo garantire”. L’obiettivo è quello di creare mercati digitali equi e aperti, dove le realtà più piccole possano espandersi e i consumatori accedere a scelte più ampie e consapevoli. “Tutte le imprese che operano in Europa hanno diritto di essere protette da questa legge. Per trent’anni il web è stato privo di regole: tutti, anche i grandi protagonisti, si rendono conto che delle linee guida sono necessarie. Prima una piccola impresa intenzionata ad esportare i propri prodotti sul mercato era alla mercè dei grandi colossi; adesso, invece, è libera di agire con le stesse condizioni economiche delle aziende soggette alle regolamentazioni: è una novità epocale”.

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