Migranti, la Corte europea condanna l'Italia per le condizioni dei migranti a Lampedusa

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La Corte ha ritenuto che i tre ricorrenti di origine tunisina fossero stati "arbitrariamente privati della loro libertà". Per questo motivo Roma dovrà risarcirli per un importo pari a 9mila euro ciascuno

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L’Italia ha riservato un trattamento “inumano e degradante" a tre migranti. Con questa accusa la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha ordinato al Paese di risarcire i tre ricorrenti tunisini, dopo aver accertato le condizioni alle quali sono stati sottoposti sull'isola italiana di Lampedusa. I migranti in questione avevano raggiunto clandestinamente le coste italiane tra il 2017 e il 2019 prima di essere collocati in un centro di accoglienza sull'isola. Per diverse settimane, durante la loro permanenza, come ha rilevato il tribunale, sono stati "sottoposti a trattamenti inumani e degradanti" in questo centro sull'isola di 6.500 abitanti. L’accusa cita ad esempio l'esistenza di due soli servizi igienici per 40 persone e una mancanza di spazio che ha costretto alcune persone a dormire su materassi all'aperto.

Risarcimento pari a 9mila euro ciascuno

"In assenza di un ordine che giustifichi la loro detenzione", la Corte ha ritenuto che i ricorrenti fossero stati "arbitrariamente privati della loro libertà", come è scritto in tre sentenze separate. La CEDU ha quindi concluso che le misure adottate dalle autorità italiane violavano l'articolo 5 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, che stabilisce che ogni persona detenuta ha il diritto di essere informata dei motivi della sua detenzione e deve poter esercitare il diritto di ricorso. Il tribunale ha quindi ordinato a Roma di risarcire i tre ricorrenti per un importo di 9.000 euro ciascuno. 

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