Uno degli stati più piccoli del mondo rischia di scomparire a causa dell'innalzamento del livello del mare
Se cercate le isole Tuvalu sulla cartina, buona fortuna. Un arcipelago piccolissimo in mezzo all’Oceano Pacifico, tra l’Australia e le Isole Hawaii: uno degli stati più piccoli del mondo. Sabbia bianca, strade circondate dal mare cristallino, è un paradiso tanto incredibile quanto fragile, che nel giro di pochi anni potrebbe scomparire.
Il cambiamento climatico rappresenta una seria minaccia per le nove isolette con circa dodicimila abitanti. Inquinamento, riscaldamento globale, aumento delle acque: una ricetta letale per un paese che si trova a pochi metri sul livello del mare.
L'appello inascoltato
Già nel 2009, durante la conferenza del clima di Copenhagen, i delegati delle Tuvalu erano intervenuti davanti alle Nazioni Unite per chiedere una limitazione delle emissioni di gas serra. All’epoca, la concentrazione di CO2 in atmosfera era di 387 parti per milione. Oggi, dopo 11 conferenze Onu sul clima, la CO2 è a quota 418, il 50% in più rispetto all’epoca preindustriale. Il tempo si sta esaurendo e alcuni Tuvaluani stanno iniziando a chiedere ospitalità a stati vicini come l’Australia. In poco tempo, i paesi circostanti potrebbero trovarsi a dover gestire centinaia, se non migliaia, di migranti climatici.
Le "maree reali" delle Tuvalu
Da decenni gli abitanti combattono con il mare affinché non inghiotta le loro case. Qui sono frequenti le “maree reali” (king tides), fenomeni che causano violente inondazioni. "L'acqua filtra letteralmente attraverso il terreno sottostante. Questo potrebbe accadere in pochi minuti e ho assistito all'improvviso allagamento di molte comunità. Anche la pista dell'aeroporto a volte era sott'acqua. La gente del posto mi ha detto che questo è un problema crescente e temono che peggiori con l'innalzamento del livello del mare" ha detto il fotografo e filmmaker Sean Gallagher, che per Cnn ha realizzato un servizio fotografico dedicato agli effetti del cambiamento climatico sulle isole.
Chi inquina, paghi
Il caso delle Tuvalu è un esempio perfetto del concetto di “loss and damage”, un contenzioso che da tempo oppone i paesi del “sud del mondo”, i meno responsabili del cambiamento climatico ma che ne stanno subendo di più le conseguenze; a quelli più ricchi e industrializzati, che per secoli hanno inquinato il Pianeta e che ora sono chiamati a rispondere.
Il tema sarà al centro della Conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni Unite che si terrà a novembre 2022 in Egitto. Nel frattempo, qualche paese ha portato avanti iniziative. La Danimarca, per esempio, è stato il primo stato aderente all’'Onu a stanziare fondi per ristorare le perdite e i danni causati dal riscaldamento globale nei paesi più poveri. Prima di Copenaghen, avevano preso misure simili solo la Scozia e la regione belga della Vallonia, che non fanno formalmente parte dell'Onu.