Cina, hackerati foto e documenti sugli uiguri detenuti nei campi dello Xinjiang

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L’inchiesta “Xinjiang Police Files” è di 14 testate internazionali che hanno verificato informazioni sottratte a due prefetture della regione, in cui decine di migliaia di persone delle minoranze etniche musulmane si trovano nei centri di prigionia. Il governo ha sempre smentito violazioni dei diritti umani parlando di centri di formazione professionale, ma le immagini diffuse dai media di tutto il mondo mostrano persone ammanettate e picchiate e rivelano la direttiva di “sparare a vista su chi tenta di fuggire"

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"Sparare a vista su chi tenta di fuggire". Stanno facendo il giro del mondo le informazioni e le foto contenute nell’inchiesta ribattezzata “Xinjiang Police Files” sui campi di prigionia della regione dello Xinjiang, in Cina, dove si trovano decine di migliaia di uiguri e persone di altre minoranze etniche musulmane. "L'enorme raccolta di file ottenuti hackerando gli apparati di polizia e quelli di sicurezza nei campi di rieducazione dello Xinjiang contiene il primo materiale di immagini in assoluto dall'interno delle strutture di detenzione, rivela Chen Quanguo (l'ex capo del Pcc della regione e mente dei “piani di rieducazione”, ndr) che emette ordini di sparare per uccidere, Xi Jinping che chiede nuovi campi perché quelli esistenti sono sovraffollati", ha scritto su Twitter Adrian Zenz, antropologo tedesco autore di molte denunce sugli abusi nello Xinjiang.

L’inchiesta di 14 testate internazionali

È stato Zenz ha ottenere i “Xinjiang Police Files”, i documenti sono stati sottoposti per mesi a verifiche informatiche e controlli da parte dei giornalisti di 14 testate di undici nazioni: Der Spiegel, Bbc News, Politiken, Le Monde, Usa Today, Mainichi Shimbun, International Consortium of Investigative Journalists, Nhk World Japan, Bayerischer Rundfunk, Yle Finnish Broadcasting Company, Dagens Nyheter, Aftenposten, El Pais e L'Espresso. Una fuga di notizie che ha permesso ai media di accedere a foto e informazioni sottratte a due prefetture della regione dello Xinjiang e che contrastano con la versione ufficiale del governo, secondo cui i campi sono luoghi di formazione professionale in cui le persone entrano volontariamente. Secondo quanto riporta L’Espresso, “i cronisti sono riusciti a raggiungere alcune famiglie di uiguri, emigrate all'estero, che hanno riconosciuto le foto dei loro parenti e confermato il loro arresto. O la loro sparizione, seguita dalla totale mancanza di notizie ufficiali”.

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Le immagini e i documenti

Nelle foto pubblicate dai media internazionali si vedono persone ammanettate e incatenate con segni di percosse, donne, minorenni, sempre circondati da poliziotti e guardie armate. Le strutture sono piene di sbarre e recinzioni, senza finestre. “Le fotografie ritraggono più di cinquemila individui sottoposti a schedatura, di cui 2.884 sono registrati come detenuti nei cosiddetti centri di rieducazione - spiega L’Espresso - Le carte contengono tutti i dati di circa 20 mila persone tenute sotto stretta sorveglianza: ad ogni nome è associato un numero con un codice identificativo. Per gli internati nei centri di rieducazione viene precisata la durata della detenzione e il tipo di accusa. I documenti, scritti in caratteri cinesi, includono le trascrizioni dei discorsi e delle istruzioni alle forze di polizia impartite dai massimi responsabili del partito nello Xinjiang, che dichiarano esplicitamente di eseguire le direttive centrali, attribuite personalmente al presidente cinese Xi Jinping”.

epa09968097 US President Joe Biden reviews an honor guard during a welcome ceremony at the Akasaka Palace state guest house in Tokyo, Japan, 23 May 2022.  EPA/Eugene Hoshiko / POOL

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La visita dell’Alto Commissario dell'Onu per i diritti umani in Cina

"Chiunque veda quelle immagini ha i brividi lungo la schiena. Sono disturbanti e spaventose, confermano che nello Xinjiang ci sono le più gravi violazioni dei diritti umani", ha commentato la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. E aumenta la pressione sull'Alto Commissario dell'Onu per i diritti umani Michelle Bachelet, in Cina per una visita a lungo negoziata nello Xinjiang. Malgrado l'Alto Commissario abbia detto che avrebbe richiesto l'accesso "senza restrizioni" nella regione dello Xinjiang per una "valutazione indipendente", i termini della sua visita non sono stati divulgati e le autorità cinesi hanno insistito sul fatto che, alla fine, permetteranno una "visita amichevole" ai fini del dialogo.

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