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Beppino Englaro: "Il lascito di Eluana è un diritto che non c'era"

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A 10 anni dalla morte della figlia, dopo 17 passati in stato vegetativo, il padre della donna ha ripercorso la sua vicenda: "Fin dall'inizio abbiamo espresso la sua volontà, il suo è stato forse il più grande caso costituzionale degli ultimi anni"

“Il suo lascito è la possibilità che ora ha chiunque di far rispettare un suo diritto anche quando non potrà più farlo direttamente". Così Beppino Englaro, in un convegno all'università Statale di Milano, dove ha ripercorso tutta la drammatica vicenda della figlia Eluana, morta 10 anni fa dopo essere rimasta per oltre 17 anni in stato vegetativo dal 1992, quando aveva 21 anni. I genitori portarono avanti una lunga battaglia giudiziaria per la sospensione dell'alimentazione e idratazione artificiale.

“Quello di Eluana il caso costituzionale più grande degli ultimi anni”

"Fu chiaro dopo poche settimane che lei non sarebbe più uscita da quella condizione: in natura lo stato vegetativo non esiste, è lo sbocco di una rianimazione non andata a buon fine - ha raccontato Beppino Englaro - Avevano deciso tutto i medici, sia chiaro con l'intento di offrirle le migliori cure, ma restammo allibiti quando ci dissero che a loro non serviva il nostro consenso neppure per la tracheotomia". Englaro è convinto che "quello di Eluana è stato forse il più grande caso costituzionale degli ultimi anni. In questa storia c'è la forza della semplicità e della trasparenza, noi sin dall'inizio abbiamo espresso la sua volontà e abbiamo continuato negli anni facendo quello che lei avrebbe voluto".

Gli ostacoli del mondo politico

Englaro ha ricordato anche gli ostacoli che gli mise sulla strada il mondo politico. "Se li potevano risparmiare, non avevano alcuna ragione di sollevare conflitti istituzionali senza precedenti contro un cittadino che si era mosso nella legalità e dentro la società coi massimi organi giurisdizionali e le loro sentenze - ha aggiunto - Cosa deve fare di più un cittadino? Non c'era altra strada da percorrere, se ne poteva uscire solo agendo nella legalità e dentro la società".

Il neurologo di Eluana: “La sua condizione non cambiò mai”

Durante il convegno è intervenuto anche il neurologo e primario emerito dell'ospedale Niguarda, Carlo Alberto Defanti, che tenne sotto osservazione Eluana per 13 anni. Nel frattempo erano cambiate le strumentazioni per le analisi e le diagnosi erano sempre più dettagliate e precise. "Ma nella ragazza - ha detto il medico - lo stato in cui si trovava non si è mai modificato dal momento in cui cominciammo e per tutto l'arco del periodo successivo, quindi in quei tutti lunghi 17 anni".

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