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11 settembre, com'è cambiata la sicurezza negli aeroporti e sui voli

Mondo
Foto: Getty

Porte corazzate in cabina, divieto di introdurre liquidi a bordo, controlli più accurati prima dell’imbarco e body scanner: in seguito agli attentati negli Usa del 2001 le normative antiterrorismo sono diventate una priorità

Porte blindate, liquidi vietati, body scanner: dopo l’11 settembre 2001, sono diverse le normative e le regole che sono cambiate per rafforzare la sicurezza sugli aerei e, più in generale, negli aeroporti.

A 17 anni dall’attentato

Sono passati esattamente 17 anni dall’11 settembre 2001 (LA SCHEDA). Gli attentati alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono hanno inevitabilmente avuto conseguenze importanti sotto ogni aspetto. Uno dei temi più dibattuti già nelle ore successive all’azione terroristica fu quello delle falle nella sicurezza aeroportuale. Quel giorno, infatti, i 19 terroristi di al Qaeda furono in grado di dirottare quattro voli civili commerciali schiantandosi contro le Torri Nord e Sud del World Trade Center di New York. Un terzo aereo di linea colpì invece il Pentagono e il quarto velivolo, infine, diretto contro il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington, si schiantò in un campo vicino a Shanksville, in Pennsylvania.

Porta blindata in cabina di pilotaggio

Dopo l’11 settembre, uno dei primi accorgimenti per evitare che un passeggero non autorizzato riuscisse a entrare in cabina di pilotaggio è stato dotarle di una porta corazzata. Per entrare nella sezione di comando bisogna ora superare l’ostacolo della porta bloccata e blindata, impossibile da sfondare dall’esterno. Un ulteriore sistema di sicurezza fa sì che la postazione di comando abbia in realtà tre modalità di funzionamento: quando i piloti selezionano "unlock", permettono agli assistenti di bordo di entrare. Se la posizione della porta è su "norm", la cabina è chiusa ed è possibile entrarvi soltanto dopo aver inserito un codice. L’ultima modalità è invece la "lock": la porta non può essere aperta neppure attraverso il codice per un tempo di 20 minuti al termine dei quali, automaticamente, la cabina ritorna in modalità "norm".

Nuove norme per prodotti e oggetti a bordo

Visto che i dirottatori dell’11 settembre riuscirono a salire sui diversi aerei portando taglierini e altre armi da taglio, già nei voli immediatamente successivi all’attentato furono intensificati i controlli dei bagagli a mano così come quelli su indumenti e accessori dei passeggeri. Vennero dunque vietati coltelli, taglierini e forbicine ma a partire dal 2006 è entrato in vigore un nuovo regolamento ancora più restrittivo, in particolare sull’utilizzo di liquidi a bordo. Si tratta di una normativa voluta a livello internazionale dopo una serie di attentati sventati in Inghilterra, in particolare all’aeroporto londinese di Heathrow. Nell'agosto del 2006 il piano dei terroristi era quello di dirottare aerei di linea utilizzando esplosivi liquidi. Queste misure preventive, come ora avvisano i siti di ciascun aeroporto o compagnia aerea, vietano il trasporto di materiali liquidi come bagnoschiuma, gel, profumi, creme e bibite, a meno che non siano contenuti in recipienti con una capacità uguale o inferiori a 100 millilitri.

Pc e tablet: ecco perché vanno estratti dal bagaglio

L’11 settembre 2001 i dispositivi elettronici come pc o tablet non erano comuni come lo sono adesso. Nel corso degli anni, però, anche l’utilizzo a bordo di questi oggetti è stato regolamentato. Un computer portatile potrebbe infatti avere all’interno dell’esplosivo oppure nascondere un disturbatore di frequenze con cui un potenziale attentatore sarebbe in grado di disturbare le manovre di decollo e di atterraggio. Per questo motivo è obbligatorio estrarre tutti i dispositivi elettronici dal bagaglio a mano durante i controlli che precedono l’imbarco, affinché vengano scansionati singolarmente. Inoltre, un computer particolarmente spesso potrebbe nascondere allo scanner oggetti pericolosi che si trovano sotto.

Il divieto sul pc, poi rimosso, degli Stati Uniti 

Nuove misure sono state poi introdotte quando ci si è resi conto che era possibile trasformare un pc in un ordigno. Uno degli ultimi casi risale al 2016, quando un ragazzo somalo riuscì a portare a bordo un portatile con dell’esplosivo (l'ordigno esplose sul volo della Daallo Airlines da Mogadiscio a Gibuti e l'unica vittima fu l'attentatore). Nelle indagini successive, inoltre, si scoprì che il pc introdotto a bordo era particolarmente sofisticato e ben studiato: l'attentatore aveva pianificato la sua posizione per ottenere il maggior numero possibile di vittime. Secondo gli esperti, se la bomba fosse scoppiata ad una quota più alta avrebbe potuto innescare una seconda detonazione provocando anche l’esplosione del serbatoio del carburante. Anche a causa di questo episodio, nel marzo del 2017, l'amministrazione Trump ha varato un bando hi-tech che vietava pc e iPad in cabina sui voli per gli Stati Uniti provenienti da una decina di Paesi dell'Africa settentrionale e del Medio Oriente, compresi Arabia Saudita e Giordania. Nel luglio dello stesso anno, però, il Dipartimento americano per la sicurezza interna ha annunciato lo stop del bando.

Body scanner

Un’altra novità post 11 settembre è il body scanner, voluto inizialmente in 19 scali americani dalla Trasportation security administration (l'agenzia creata negli Stati Uniti dopo gli attentati alle Torri Gemelle). Si tratta di un dispositivo che scansiona letteralmente il corpo del passeggero e consente così un’ispezione finalizzata alla ricerca di armi o esplosivi senza alcun contatto fisico con gli addetti alla sicurezza. I body scanner, nonostante le polemiche sulla presunta violazione della privacy dei passeggeri, sono stati introdotti anche in Italia. A partire dal 2010, infatti, dopo un periodo di sperimentazione, Enac ha ufficializzato l’installazione di questi dispositivi nei due principali aeroporti italiani: Malpensa e Fiumicino. L’ente ha poi puntualizzato come i macchinari installati nello scalo milanese “sono operativi per il controllo dei passeggeri diretti a destinazioni sensibili tra cui, Stati Uniti e Israele”, mentre i due destinati a Roma “sono operativi per i controlli aggiuntivi dei passeggeri del Terminal 5 e del Terminal 3”. Successivamente sono state avviate le procedure per l’installazione dei body scanner anche in altri scali come quelli di Venezia e Palermo

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