Da Pastorale Americana a Nemesi: 10 libri per conoscere Philip Roth

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Stefania Leo

Philip Roth durante il panel della Television Critics Association nel 2013, che dette vita al programma "American Masters: Philip Roth: Unmasked" (Getty Images)

Oltre a quelli che lo stesso scrittore, morto a 85 anni, considerava i suoi lavori migliori, ecco alcuni dei romanzi più rappresentativi della sua proficua produzione letteraria (L'OMAGGIO DI SKY CINEMA)

Il mondo della letteratura piange la scomparsa di Philip Roth. In 50 anni di carriera ha dato alle stampe 31 romanzi, prima di ritirarsi a vita privata nel 2013. Nella sua bibliografia Roth, morto a 85 anni, ha riversato la sua visione del mondo, le sue ossessioni umane e familiari. Ecco i 10 libri da leggere per conoscere appieno il suo pensiero e la sua poetica.

"Addio Columbus"

"Addio Columbus e cinque racconti" è la raccolta d'esordio di Philip Roth. Uscito nel 1959, fu premiato con il National Book Award. Dalla novella principale che dà il titolo al libro fu tratto il film "La ragazza di Tony" diretto da Larry Peerce. Già da questo primo lavoro Roth conquistò pubblico e critica con il suo umorismo sagace e lo sguardo impietoso, unito a compassione, per i suoi personaggi vittime dell'autoinganno.

"Il teatro di Sabbath"

In un'intervista collettiva alla Television Critics Association, dichiarò: "Ho trovato l'ispirazione 31 volte. Non voglio trovarla più. Sono stanco". Con queste parole nel 2013 Philip Roth spiegava la ragione del suo pensionamento dalla scrittura. Guardando indietro alla sua carriera, tra i giornalisti riuniti per l'occasione Tim Molloy di The Wrap gli chiese quali fossero secondo lui i suoi migliori romanzi. Roth rispose: "Pastorale Americana" e "Il teatro di Sabbath". Pubblicato nel 1995, "Il teatro di Sabbath" racconta la storia di Mickey Sabbath, uomo immorale e provocatore. Alla morte di Drenka, la moglie che abbraccia in toto i suoi sfrenati appetiti sessuali, Sabbath cade in preda alla desolazione. Il racconto parte da qui e si fa teatro di fantasmi del passato che tornano e si muovono come burattini, in un presente pieno di visioni. Sabbath è stato infatti un burattinaio negli anni Cinquanta. In questo teatrino di ricordi rivive i suoi anni da mozzo a bordo di una nave, tra le prostitute del Sud America. Poi tornano gli anni di New York, dove vive il suo primo amore, sino ad incontrare Roseanne, la prima moglie alcolizzata. Mentre, dallo sfondo della sua coscienza, ritornano la madre che lo insegue fisicamente come un fantasma, e il fratello Morty, ucciso dai giapponesi nel Pacifico. "Penso che ci sia molta libertà in questo libro - spiegava Roth a Molloy - C'è quello che cerchi come scrittore quando scrivi. Cerchi la tua stessa libertà. Perdere le proprie inibizioni e scavare nella propria memoria ed esperienze e vita, per poi trovare la prosa che possa persuadere il lettore".  

"Pastorale Americana"

Due anni dopo, nel 1997, Roth dava alle stampe l'altro libro da lui considerato tra i migliori della sua bibliografia: "Pastorale Americana". "Volevo scrivere di un uomo convenzionalmente virtuoso - spiegava Roth a Molly -. Ero stanco di Mickey Sabbath e volevo indagare l'altro lato dello spettro. Penso che il libro funzionò, permettendomi di scrivere della più potente decade della mia vita, gli anni Sessanta, e della turbolenza domestica di quel periodo. Penso ci sia molto di tutto questo nel libro". "Pastorale Americana" racconta la vita di Seymour Levov, soprannominato "lo svedese". Il romanzo è tutto incentrato sulle grandi doti personali del protagonista. Nonostante i suoi enormi sforzi e le sue lodevoli capacità, Levov non sarà però in grado di evitare un disastro familiare. "Pastorale Americana" gli valse il Premio Pulitzer per la narrativa nel 1998.

Lo scandalo di “Lamento di Portnoy”

Tra gli altri libri citati nell'intervista non poteva mancare "la pietra dello scandalo", "Lamento di Portnoy". Uscito nel 1969, conferì all'autore una fama planetaria. Tuttavia per fronteggiare le critiche, Roth dovette prendere qualche precauzione con la sua famiglia. Li invitò a pranzo per spiegargli il motivo di tanta attenzione sul suo libro, suggerendo come difendersi dai giornalisti. "Gli dissi che non era contro la legge attaccare il telefono in faccia a un giornalista", raccontava Roth all'intervistatore di The Wrap. "Lamento di Portnoy" è interamente incentrato sul monologo del protagonista, Alexander Portnoy, che racconta al suo psicanalista le ossessioni e manie che lo contraddistinguono. Erotomane, morbosamente attaccato alla madre e alle tradizioni ebraiche, che allo stesso tempo prende in giro e contesta per i ferrei divieti, Portnoy è anche un uomo di successo incapace di stabilizzarsi. Per questo è alla ricerca disperata di una moglie, per mettere su famiglia e fare dei figli. Viaggiando da Newark a New York, passando per la Grecia fino alla Terra Promessa di Israele, Alex Portnoy porta con sé manie, tic e morbosità sessuali da incasellare in una banale normalità.

"La macchia umana"

Autore poliedrico e dal pensiero multisfaccettato, Roth non ha nella sua bibliografia un libro capace di racchiudere interamente il suo pensiero. Tuttavia "La macchia umana" è il lavoro che più si avvicina a questo obiettivo. In questo romanzo lo scrittore segna il culmine della sua guerra contro il moralismo puritano contemporaneo, il politicamente corretto, e tocca forse le vette più alte della sua narrazione dell'erotismo. L'ironia autobiografica, cifra stilistica che ha reso i suoi romanzi immortali, è incarnata nel personaggio simbolo della sua opera, Nathan Zuckerman, che torna anche in "Pastorale Americana", "Ho sposato una comunista" e tanti altri romanzi. "La Macchia Umana" è il lavoro con cui idealmente Roth chiude la cosiddetta trilogia americana. In questo romanzo si narra del professor Coleman Silk, accusato di razzismo da due suoi studenti. Abbandonato da amici e colleghi a causa dell'infamia, lascia la sua cattedra sdegnato e si lascia sopraffare dalla rabbia. Il suo destino si compie in una serie di eventi miserabili che raccontano con puntuale esattezza l'America ipocrita e perbenista, violenta e sola, in cui un uomo può diventare una traccia informe e quasi invisibile. Zuckerman rimette insieme i pezzi della storia attraverso la sua testimonianza degli eventi.

"Zuckerman Scatenato"

L'alter ego di Roth, Nathan Zuckerman, ha popolato diversi romanzi oltre alla trilogia americana: lo si legge anche in "Lo scrittore fantasma", "La lezione di anatomia", "L'orgia di Praga", "La controvita" e "Il fantasma esce di scena". Tra questi figura anche "Zuckerman scatenato", libro in cui si combinano eventi reali della vita di Roth (tra cui la pubblicazione del romanzo-scandalo "Lamento di Portnoy") accanto all'inesorabile invecchiamento di un uomo che vive un'esistenza tragicomica. Il tutto all'interno di un libro che oscilla fra citazioni coltissime e il suo inconfondibile humor.

"Everyman"

Nella complessa bibliografia di Roth i temi toccati sono moltissimi. Uscito nel 2006, "Everyman" si lascia indietro l'ironia tagliente dell'autore, per dare spazio a un complesso processo di identificazione totale tra Roth e il protagonista, che rimane senza nome per tutta la durata del romanzo. Il narratore racconta tutte le esperienze di morte affrontate durante la sua vita: dal funerale, che apre il libro, sino ai vari passaggi della sua esistenza.

"Indignazione"

Il tema della guerra torna spesso nei romanzi di Roth. "Indignazione" racconta la vita di Marcus Messner, soldato che racconta la sua storia mentre lotta tra la vita e la morte, con le budella squartate, una gamba amputata e l'inguine martoriato. Messner ha 19 anni è in questo stato a causa di un attacco delle truppe cinesi, scagliato al grido di "indignazione!". Lui, a combattere ci è finito per ribellione contro il preside della sua università. Il racconto si svolge a ritroso e durante il libro Messner svelerà tutte le tappe che lo hanno portato fino al delirio da quasi aldilà.

"Patrimonio"

Il Roth autobiografico trova una delle sue espressioni più alte in questo romanzo. Lo scrittore racconta infatti la storia vera del padre 86enne, un uomo vigoroso e affascinante, colpito da un tumore al cervello destinato a ucciderlo. Insieme alla sua esistenza l'uomo porterà via con sé un grande carico di ricordi. In questo passaggio narrativo Roth si congeda dall'essere figlio, pieno di amore, ansia e paure, accompagnando il padre nel suo viaggio finale.  

L'ultimo libro: "Nemesi"

"Nemesi" ha segnato l'addio di Roth alla letteratura. In queste pagine - pubblicate in Italia, come tutti i suoi libri, da Giulio Einaudi Editore - racconta la storia del 23enne Bucky Cantor, un animatore di un campo giochi dedito ai suoi ragazzi. Cantor è costretto a combattere la sua privata battaglia contro una spaventosa epidemia di polio, che colpisce e uccide i suoi piccoli. È il 1944. In queste pagine si racconta un altro dei temi cardine della poetica di Roth: l'impari battaglia tra l'uomo e il suo destino.

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