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A Ghouta "vergognosa e inarrestabile catastrofe": il report di Msf

Mondo
Secondo MSF, tra il 18 febbraio e il 3 marzo 2018, il numero dei feriti è salito a 4.829, mentre sono 1.005 le persone che hanno perso la vita (Getty Images)

344 feriti e 71 morti ogni giorno, sette giorni su sette, per due settimane di seguito. Questi i dati raccolti da Medici senza Frontiere sul conflitto in Siria tra il 18 febbraio e il 3 marzo. In totale, i morti sono oltre 1.000

Il conflitto che sta interessando il Ghouta orientale, un’area della Siria vicino alla capitale Damasco controllata dai ribelli, sta producendo un "flusso continuo ed enorme di morti e feriti, in un momento in cui le forniture mediche sono estremamente limitate e le strutture mediche sotto attacco". Lo denuncia in una nota Medici senza frontiere (Msf), secondo la quale le prime due settimane dell’offensiva hanno causato 4.829 feriti e 1.005 morti, "in media 344 feriti e 71 decessi ogni giorno, sette giorni su sette, per quattordici giorni di seguito".

Dati raccolti dalle strutture nell’enclave

"Questi numeri dicono tutto – spiega Meinie Nicolai, direttore generale di Msf - Ma sono ancora più forti le parole che ascoltiamo dai medici che supportiamo. Ogni giorno sentiamo crescere un dirompente senso di impotenza e disperazione, mentre i nostri colleghi medici raggiungono limiti che non ci si aspetta da nessun essere umano". I dati e le testimonianze a cui fa riferimento Medici Senza Frontiere provengono da 10 strutture mediche che l’organizzazione supporta e da altre 10 a cui ha fornito donazioni mediche di emergenza dagli stock ancora disponibili nell’enclave. Il bilancio che ne deriva, spiega l’associazione umanitaria, è parziale e sottostimato perché due centri non sono riusciti ancora ad inviare i propri dati e perché nell’area ci sono anche altre strutture, non supportate da Mfs, che hanno assistito i feriti. 

Violate le regole della guerra da entrambi gli schieramenti

L’associazione denuncia anche la situazione drammatica in cui i propri medici sono costretti a lavorare: "Sono esausti fino al punto di crollare, dormono pochissimo, quando trovano qualche minuto per riposare, vivono con il timore permanente di essere colpiti dai bombardamenti", racconta Nicolai. Dall’inizio del conflitto 4 tra i medici che l’associazione supporta sono rimasti uccisi e 20 feriti. Ragione in più per Mfs per rinnovare con forza il proprio appello a tutte le parti in conflitto affinché si rimedi "all'inarrestabile violazione delle regole della guerra". Lo scorso 6 marzo la Commissione dell’Onu sui crimini di guerra in Siria ha pubblicato un rapporto che contiene le prove di almeno tre nuovi attacchi chimici operati dal regime di Bashar al Assad, alcuni dei quali nella Ghouta est. Mfs, inoltre, ricorda che il 5  marzo, un convoglio di aiuti ufficiali ha ottenuto l'accesso alla parte settentrionale dell’enclave, ma alcune forniture mediche sono state rimosse dal governo siriano.

Emergenza farmaci

Le condizioni estreme del conflitto, secondo Mfs, rendono più urgente di ora in ora un massiccio rifornimento medico, "senza la rimozione di materiali salvavita". Necessità sanitarie che non riguardano solo i feriti di guerra. In molti quartieri della Ghouta orientale, infatti, la maggioranza delle persone sta vivendo in seminterrati e rifugi sotterranei improvvisati, in condizioni sanitarie precarie con riserve d’acqua potabile limitate e spesso senza servizi igienico-sanitari. Motivo per il quale c’è stato un aumento delle infezioni respiratorie, delle malattie diarroiche e delle infezioni della pelle, anche tra i bambini.

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