Iraq, niente accordo elettorale tra premier e sciiti

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Il premier in carica Haider al-Abadi corre per un secondo mandato (Getty Images)

Haider al-Abadi, primo ministro in carica, ha provato a raggiungere un'intesa con le unità di mobilitazione popolare, le milizie vicine all'Iran che hanno contribuito alla lotta contro l’Isis nel Paese. Le elezioni si terranno il prossimo 12 maggio 

Il 12 maggio in Iraq si svolgeranno le elezioni parlamentari ma ai seggi il partito Islamico Da'wa, schieramento del premier in carica Haider al-Abadi, e le unità di mobilitazione popolare, le milizie paramilitari sciite legate all'Iran, non faranno parte della stessa coalizione. Il primo ministro, in carica dal 2014 e musulmano sciita come il suo predecessore, nelle scorse settimane aveva dichiarato di voler trovare un accordo con la milizia sostenuta da Teheran, ma gli incontri di queste ore non hanno portato a un risultato positivo. L’impossibilità di correre insieme, secondo molti osservatori, mina seriamente le possibilità di Haider al-Abadi di essere rieletto.

 

Le milizie paramilitari sciite si presenteranno da sole

La mancata alleanza, da quanto ha fatto trapelare lo staff di Haider al-Abadi, sarebbe stata dovuta alla richiesta del premier di rimuovere alcuni gruppi dalla coalizione, condizione non accettata dai paramilitari che hanno deciso di correre da soli. Per questa ragione i miliziani non compariranno nella lista "Alleanza della vittoria", lanciata dal premier nelle scorse settimane. Le Unità di mobilitazione popolare, composte da circa 140mila combattenti, quasi tutti di fede sciita, sono un raggruppamento di milizie armate in gran parte legate all'Iran. La nascita di questa milizia paramilitare risale alla chiamata alle armi dell'ayatollah sciita iracheno Ali al-Sistani che riuscì a riunire un considerevole numero di combattenti in opposizione all’Isis, dopo il dileguarsi dell'esercito regolare a Mosul. Inizialmente incostituzionali, dal febbraio 2016, i paramilitari sono stati inquadrati come "entità stabili ma indipendenti all'interno delle forze di sicurezza irachene". 

"Non vogliamo essere coinvolti in un sistema corrotto"

Secondo Falah al-Khazali, uno dei leader paramilitari iracheni, però, i motivi del mancato accordo sono altri: la lista di Haider al-Abadi "comprende gruppi corrotti e noi non accetteremo di essere coinvolti in un sistema di corruzione e di trovarci con politici che hanno approfittato degli iracheni". Le Unità di mobilitazione popolare hanno annunciato che alle elezioni si presenteranno con una lista chiamata "Fatah", che significa "conquista".

 

Avallo della Commissione elettorale

La possibilità dei paramilitari di presentarsi in maniera autonoma alle elezioni è stata resa possibile da una delibera della Commissione elettorale irachena. Lo scorso 6 dicembre, infatti, l’organo ha dichiarato eleggibile il personale delle forze di sicurezza irachena, di cui fanno parte le Unità di mobilitazione popolare e le milizie paramilitari filo-iraniane, legate all'esercito iracheno. Prima della delibera Haider al-Abadi si era fortemente schierato contro questa ipotesi, dichiarando che "nessuna fazione armata ha il diritto di partecipare alle elezioni".

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