Imponente manifestazione per chiedere la liberazione dei due dirigenti indipendentisti, Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, accusati di 'sedizione'
A due giorni dallo scadere dell'ultimatum di Madrid, una marea umana si è di nuovo riversata in piazza oggi a Barcellona e nelle altre città catalane per denunciare l'arresto dei due dirigenti della società civile Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, decisa da una giudice spagnola che li accusa di "sedizione", ed esigere la loro liberazione.
Cortei in Catalogna
A Barcellona c'erano almeno 200mila persone, secondo le stime della polizia urbana. Decine di migliaia nel resto della Catalogna. L'arresto dei presidenti di Anc e Omnium, le organizzazioni che hanno firmato le manifestazioni oceaniche per l'indipendenza della festa nazionale della Diada negli ultimi cinque anni, ha suscitato dure reazioni. La notizia del loro fermo ha provocato già ieri notte 'caceroladas' di protesta in tutta la Catalogna. Il presidente Carles Puigdemont ha detto che in Spagna ci sono di nuovo "detenuti politici" e il Govern ha denunciato "una vergogna democratica". Tutto lo schieramento indipendentista è insorto, condannando un ritorno alle pratiche del franchismo. A mezzogiorno la Catalogna si è fermata mentre risuonavano le sirene dei pompieri per chiedere la liberazione dei due. Migliaia di persone si sono concentrate davanti a luoghi di lavoro, municipi, ospedali al grido di 'Llibertat!' e cantando 'Els Segadors', l'inno nazionale catalano. Centinaia di migliaia di persone hanno poi risposto all'appello di Anc e Omnium, riempendo nella notte, candele accese in mano, le piazze di Barcellona, Girona, Reus, Tarragona, Figueres, e tante altre.
Giovedì scade l'ultimatum
I 'due Jordi' sono i primi politici indipendentisti finiti in manette. Ma nessuno in Catalogna è pronto a scommettere siano gli ultimi. La procura spagnola e esponenti del Pp del premier Mariano Rajoy hanno già minacciato di arresto lo stesso presidente Carles Puigdemont. E giovedì scade l'ultimatum di Rajoy: il 'President' deve smentire di avere dichiarato l'indipendenza, o scattera' l'articolo 155 della Costituzione, che consentira' a Madrid di prendere il controllo delle competenze del 'Govern', destituire presidente e ministri, e convocare elezioni anticipate. Scatenando un probabile sollevamento. Oggi Puigdemont ha convocato i ministri per decidere come rispondere. Il portavoce, Jordi Turull, ha annunciato che la risposta sara' la stessa di lunedi'. Il 'president' rilancera' solo l'offerta di un dialogo senza condizioni per due mesi. Ipotesi finora respinta da Rajoy. Nel fronte indipendentista crescono intanto le pressioni su Puigdemont perche' proclami la Repubblica se sara' attivato il 155: la frattura, a quel punto, potrebbe diventare insanabile e avere conseguenze catastrofiche. Per i catalani e gli spagnoli.