Quirico: "False esecuzioni e botte, ho avuto paura"

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Domenico Quirico accolto da Emma Bonino

L'inviato de La Stampa, dopo 5 mesi di prigionia, è tornato in Italia. "Non è più la rivolta laica che avevo conosciuto ad Aleppo", ha detto dopo la liberazione. E ai pm che lo hanno ascoltato: "Siamo stati gestiti da più gruppi"

"Quando ci hanno preso ci hanno tenuti bendati per giorni. Abbiamo vissuto in condizioni molto dure, ci hanno trattato come bestie, ci picchiavano quotidianamente, ho subito due false esecuzioni. Ho avuto paura di essere ucciso". Il giorno dopo la fine di un incubo durato 5 mesi, l'inviato de La Stampa Domenico Quirico ricostruisce con i pm la sua lunga prigionia.
Un racconto che si intreccia con quello fatto dal suo compagno di questi 150 giorni, l'insegnante belga Pierre Piccinin, alla radio Bel Rtl.

IL SEQUESTRO - Secondo quanto racconta proprio Piccinin, Quirico e il belga sono stati sequestrati due giorni dopo l'ingresso in Siria dal Libano, avvenuto lo scorso 6 aprile. "Eravamo a Qusseir, l'esercito siriano libero (Asl) ci ha arrestato e poi passati alla brigata Abu Ammar, dal nome del suo capo. E' gente mezza pazza, più banditi che islamici, più o meno legati al movimento Al-Farouk, uno dei principali gruppi ribelli, anche se un po' scoppiato in questi ultimi tempi".
A bloccare l'inviato e l'insegnante sono stati, ha detto Quirico, "uomini armati a bordo di 2 pick up. Sono stato venduto dall'Armata siriana libera, il gruppo che ha innescato la rivoluzione e che credeva in una societù siriana libera dalla dittatura interreligiosa, ma che ora è scomparsa". "I primi giorni - prosegue - eravamo bendati e da subito ci hanno tenuto in condizioni molto dure".

LA PRIGIONIA - Ai magistrati l'inviato non è stato però in grado di descrivere i suoi sequestratori, anche se ha detto di aver avuto la sensazione di esser stato gestito da più gruppi. "Non li ho mai visti in faccia e non so dire se durante il sequestro siamo stati venduti ad altri gruppi": ma "ho il sospetto di esser stato gestito da tre diversi gruppi ribelli". Quel che è certo, stando al racconto di Quirico e Piccinin, è che hanno vissuto 5 mesi in condizioni assai difficili. L'inviato de La Stampa l'aveva già detto al suo rientro Ciampino - "è stata un'esperienza estremamente dura. E' come se fossi vissuto cinque mesi su Marte e ho scoperto che i miei marziani sono molto malvagi. Sono stato trattato non bene, ho avuto paura" - e l'ha ribadito ai pm.

LA DIVERGENZA SULLE ARMI CHIMICHE - "Ci davano da mangiare i loro avanzi una volta al giorno al massimo, abbiamo vissuto in condizioni molto dure, ci hanno trattato come delle bestie. Il nostro valore era quello di una mercanzia, di qualcosa che serviva ai loro scopi e ai loro progetti. Hanno ignorato ogni forma di civiltà".
Anche Piccinin ha lo stesso ricordo: "Venivamo trattati con grande disprezzo: certi giorni non ci davano neanche da mangiare. Abbiamo vissuto una terribile odissea, subito violenze molto dure, umiliazioni, vessazioni, torture orribili".
Solo in un'occasione i due sono stati un po' meglio: "Siamo stati trattati bene solo per un breve periodo in cui eravamo in mano ad Al Qaeda - è il racconto di Quirico - Siamo stati con i terroristi di Al Faruq per una settimana, gli unici che ci hanno trattato in modo dignitoso, dimostrando nei nostri confronti maggior rispetto".
Su un particolare, non di poco conto, i racconti dei due però differiscono: Piccinin dice infatti che lui e Quirico hanno "sorpreso" una conversazione dei loro carcerieri in cui si sosteneva che "non era il governo di Assad ad aver utilizzato i gas" ma i ribelli. L'inviato però non conferma. "E' folle dire che io sappia che non è stato Assad".

LA FUGA - In questi 5 mesi, Quirico e Piccinin hanno anche tentato di scappare. Ci hanno provato due volte ma entrambe sono andate male. E sono stati forse questi i momenti più terribili, con i sequestratori infuriati che hanno simulato due finte esecuzioni dopo averli ripresi.
"Una volta - ha detto Piccinin - abbiamo approfittato del momento di preghiera e ci siamo impadroniti di due kalashnikov. Per due giorni abbiamo attraversato le campagne prima di ricadere in mano ai rapitori che ci hanno punito molto severamente per questo". Come? "Domenico ha dovuto subire due false esecuzioni".

LA LIBERAZIONE - Anche in questi frangenti, però, il negoziato è andata avanti. Da tempo ormai i servizi avevano individuato il canale giusto con cui tenere i contatti, tanto che c'era stata un'accelerazione proprio verso la prima metà di agosto, in coincidenza con la fine del Ramadan, che aveva fatto dire al ministro degli Esteri Emma Bonino di esser fiduciosa per una soluzione positiva della vicenda. E' stato pagato un riscatto? L'Italia tace, mentre il Belgio in una nota ufficiale sottolinea che il governo "si è rifiutato di prendere parte ad ogni forma di negoziato riguardante un eventuale pagamento di riscatto".

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