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Suicidio assistito in Svizzera: Marco Cappato si autodenuncia a Milano

Lombardia
©Ansa

Il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni aveva accompagnato in Svizzera un 82enne deceduto nella giornata di ieri

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Marco Cappato si è autodenunciato questa mattina presso i carabinieri della compagnia Duomo a Milano, per aver accompagnato in una clinica svizzera, dove ieri è morto con suicidio assistito, Romano, un 82enne di origini toscane e residente a Peschiera Borromeo, nel Milanese.

"Violenza di Stato"

Marco Cappato ha raccontato ai carabinieri, denunciandosi per avere aiutato a morire Romano, 82 anni, che ha accompagnato in Svizzera: "Quello che potrei definire una trappola micidiale che si stava stringendo attorno a Romano che ci parla di una violenza di Stato. Violenza che è l'effetto delle contraddizioni della legge italiana". Romano era infatti in una condizione di veloce decadimento ma non era al momento dipendente dal trattamento di sostegno vitale. L'82enne morto in Svizzera avrebbe potuto averlo con un intervento che che non voleva. "La trappola nella quale stava per cader definitivamente era quella di acquisire il cosiddetto quarto criterio previsto dalla Corte costituzionale - ha spiegato Cappato -: diventare dipendente dal trattamento di sostegno vitale, ma allo stesso tempo avrebbe perso la capacità di intendere e di volere che è una delle condizioni indispensabili per ottenere l'aiuto alla morte. Questa è una condizione di oggettiva violenza esercitata dallo Stato".

"Indegno di un paese civile"

Cappato rischia fino a 12 anni di carcere, come ha sottolineato lui stesso. "E' indegno per un Paese civile continuare a tollerare l'esilio della morte in clandestinità" ha più volte detto. In caserma stamani Cappato si è presentato con l'avvocato e segretaria dell'Associazione, Filomena Gallo. La stessa Gallo ha spiegato che si tratta di casi che non rientrano in quelli previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato-Dj Fabo per l'accesso al suicidio assistito in Italia. A seguito del processo subito da Cappato per l'aiuto fornito a Fabiano Antoniani, e grazie alla sentenza 242 della Corte costituzionale, il suicidio assistito in Italia "è possibile e legale quando la persona malata che ne fa richiesta è affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e queste condizioni siano state verificate dal Ssn". Rimangono quindi esclusi da queste possibilità numerosi malati. Le sue due ultime iniziative, spiega il tesoriere dell'Associazione Coscioni, hanno: "L'obiettivo di superare le attuali discriminazioni tra persone malate e consentire il pieno rispetto della volontà anche delle persone affette da patologie irreversibili, fonte di sofferenza, pienamente capaci ma non ancora tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale". Per il caso di Elena Altamira, per cui Cappato si era denunciato ai carabinieri come avvenuto per quello di dj Fabo, Cappato è indagato a Milano per aiuto al suicidio ed è stato interrogato dai pubblici ministeri nelle scorse settimane ma non ha ancora ricevuto comunicazioni: né avviso di chiusura delle indagini, né di archiviazione. Nel processo sulla vicenda Antoniani, anche a seguito dell'intervento della Consulta, fu assolto nel 2019.