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Processo Ruby ter, pm: "Sentenza di primo grado dopo 8 anni, sistema ha fallito"

Lombardia

 Lo ha affermato il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano durante la sua requisitoria

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"Se un processo può arrivare ad una pronuncia di primo grado dopo 8 anni vuol dire che il sistema ha fallito". Lo ha affermato il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano nella sua requisitoria nel processo sul caso Ruby ter a carico di Silvio Berlusconi e altre 28 persone. Tra gli imputati una ventina di ex ospiti delle serate di Arcore e la stessa Karima El Mahroug, le cosiddette 'olgettine', che sarebbero state ricompensate con versamenti e regalie per portare come testimoni nei processi sul caso Ruby la propria versione delle "cene eleganti": fatti al centro dell'accusa di corruzione in atti giudiziari. Le indagini si chiusero nel 2015.

"Pensavo, venendo in macchina, che se ci fosse una sorta di lettore del pensiero la parola statisticamente stamani più passata nelle menti di chiunque, dai giornalisti al personale di sorveglianza e agli avvocati, è 'finalmente' che contiene soddisfazione, l'elemento positivo della conclusione", ha detto il procuratore aggiunto. "Io devo dire che sono fuori dal coro, non riesco ad esprimere una reale soddisfazione, è stato un impegno faticoso in questi anni, lavorativo e psicologico, ma non posso dire finalmente perché se un processo può arrivare alla pronuncia di primo grado dopo 8 anni vuol dire che il sistema ha fallito".

La requisitoria

"I fatti sono stati già consegnati alla Storia - ha continuato il procuratore aggiunto -, indipendentemente dalle nostre valutazioni e da quella delle difese, questo fatto non è già più nostro ma consegnato alla Storia: il presidente del Consiglio in carica usava sistematicamente allietare le proprie serate ospitando a casa propria gruppi di odalische, schiave sessuali a pagamento". Ragazze che, ha aggiunto Siciliano, "lo divertivano, trascorrevano alcune la notte con lui e questi fatti, chiusi con sentenza passata in giudicato, sono stati cristallizzati come fatto storico: l'attività di un consolidato sistema prostitutivo". E il "dato inoppugnabile è che le due sentenze passate in giudicato entrano a far parte del processo di cui trattiamo".

Silvio Berlusconi era un uomo "che poteva avere il mondo ai suoi piedi, che si accompagnava con amicizie come quella con Putin, colui che ora sta mettendo in ginocchio il mondo", e oggi "quello che processiamo è un grande anziano, un uomo malato", ha aggiunto il pm, di cui "conosciamo la vita privata perché di interesse giornalistico e guardiamo a questo con tenerezza e compassione". E dall'altra parte "processiamo un gruppo di donne la cui caratteristica principale, causativa dei guai, è la bellezza, ormai passata, all'epoca erano molto giovani". 

"Revocare ordinanza su testimonianze inutilizzabili"

Il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano, che rappresenta l'accusa col pm Luca Gaglio, ha chiesto nella prima parte della sua requisitoria ai giudici della settima penale di "revocare" l'ordinanza da loro emessa lo scorso novembre con cui hanno dichiarato "inutilizzabili" le deposizioni rese da una ventina di ragazze, ex ospiti delle serate di Arcore, nei due processi sul caso Ruby. Un'ordinanza che potrebbe avere effetti negativi per l'accusa sia per il reato di falsa testimonianza che per quelli di corruzione in atti giudiziari. Per i giudici, in sostanza, le giovani quando furono sentite nei processi dal 2011 in avanti dovevano essere già indagate per corruzione in atti giudiziari e non semplici testi. Quell'ordinanza per Siciliano è stata "un colpo di scena" e non si può dire che "queste signore avevano davvero la posizione di indagate sostanziali" già all'epoca. Da qui la "precisa" richiesta di revoca della decisione, tenendo conto semmai che, ha aggiunto il pm, "se dovessero emergere elementi che potrebbero far dubitare della correttezza processuale", ossia di come sono state assunte quelle deposizioni, "si vada anche verso un procedimento disciplinare, se c'è stata davvero una omissione e invito il collegio a valutare serenamente". Siciliano all'epoca si occupò di un filone di indagini su due ragazze, Barbara Guerra e Alessandra Sorcinelli, con la collega Grazia Pradella: "Io c'ero". E ha sostenuto che in quel periodo non c'erano elementi per poter iscriverle, "non c'era niente, su cosa avremmo dovuto iscrivere?".

"Prove evidenti della corruzione"

"Prove evidenti della corruzione sono state cercate e da noi trovate, evidenti, con grande soddisfazione", ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano. "Abbiamo trovato dati, fotografie, screenshot, messaggi, materiale probatorio incontaminato che nessuno aveva analizzato prima, materiale a nostra disposizione per la prima volta - ha detto Siciliano - abbiamo fruito di documentazione bancaria, per costruire una solida base documentale che riempisse di significato ciò che prima erano solo sospetti".

Tra le ospiti ad Arcore anche Iris Berardi, "imputata ma in tutto questo processo mi ha fatto una pena incredibile", ha sottolineato Siciliano, ed è un "dato assodato che Berardi frequentasse la casa di Silvio Berlusconi da minorenne", come Karima El Mahroug. La modella brasiliana Berardi all'epoca, ha proseguito, era "una ragazzina incontenibile, come solo i giovani sanno essere, paragonabile a Ruby e di loro due Berlusconi non si fida, le altre le paga e si fida di loro, ma di loro non si fida". Berlusconi allora "cerca di tenere lontana Ruby, perché è incontenibile, perché è una bambina improvvisamente scappata dal paese dei balocchi, che si fa vedere in giro con mazzette di banconote e parla e parla, con gli amici, e come fai a fidarti?". E allora "si tenta con le due ragazzine e, in un caso riuscendoci (Karima andò all'estero e non depose nel Ruby 1, ndr) di non farle testimoniare". "Ruby neanche coperta d'oro si riusciva a tenere, data la sua esuberanza, nemmeno con quei 56mila euro per andare una settimana alle Maldive", ha affermato ancora il pm. Siciliano ha chiuso il suo intervento di "inquadramento generale" spiegando che tutti gli elementi forti sulle false testimonianze sono già contenuti nelle sentenze definitive e sono stati valorizzati "dai riscontri trovati". 

Pm: "Fadil spaventata da giro pericoloso e potente"

Imane Fadil, una delle testimoni chiave dell'accusa nei processi sul caso Ruby morta nel 2019 per una rara malattia, "aveva paura, una paura che l'ha accompagnata fino alla morte, un timore che il giro che l'ha accompagnata fino alla morte fosse davvero pericoloso e potente". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Milano Tiziano Siciliano nella requisitoria del processo Ruby ter. Sulla morte di Fadil all'inizio si indagò anche per omicidio. Fadil ha "alimentato in noi un profondo desiderio di giustizia", perché questi "reati di gravità straordinaria feriscono" non solo l'amministrazione della giustizia ma anche "le persone", "persone come Fadil sono state stritolate da questo sistema, nelle sue dichiarazioni non c'era revanscismo o tentativi di alzare il prezzo, ma una ferita profonda e aperta in lei e aveva paura di cose non esplicite, ma di cose più grandi di lei". Emilio Fede, invece, ha spiegato ancora Siciliano, l'aveva portata ad Arcore "come un giocattolo da esibire a Berlusconi" con in cambio per lei "un 'contrattino' televisivo". Lei "non lo trovava giusto, voleva ribellarsi".

"La nostra epoca - ha aggiunto il pm - guarda con ribrezzo a questa violenza orribile perpetrata nei confronti delle donne", riferendosi in particolare alle deposizioni di Ambra Battilana e Chiara Danese, due delle giovani che assieme a Imane Fadil sono state testimoni chiave dell'accusa per ricostruire le serate del "bunga-bunga" di Arcore in cui, ha aggiunto il pm, Emilio Fede "le offriva al Sultano", ossia Berlusconi, "a completamento dell'harem specificando 'mangia dal mio piatto'".

Il legale di Berlusconi: “Con epiteti i pm rischiano il cattivo gusto”

"Ci siamo abituati a questa non particolarmente ricca e unidirezionale attribuzione di epiteti al dottor Berlusconi, non condivido questa scelta, credo che si possa avere un'opinione diversa senza arrivare a queste forme di esternazione che rischiano di scivolare nel cattivo gusto", ha spiegato ai cronisti, in una pausa dell'udienza, il legale del leader di FI, l'avvocato Federico Cecconi, facendo riferimento alle espressioni, come "Sultano", "grande anziano" o "schiave sessuali", usate dai pm nella requisitoria. "Non sono sorpreso, non ci aspettavamo né rose né tavole imbandite né cioccolatini", ha chiarito il difensore, ricordando che "quel processo", ossia il caso Ruby, arrivato "in un momento particolare" della vita politica di Berlusconi "si è risolto in modo definitivo con una assoluzione”.